Nichi Vendola, la tentazione della candidatura alle Europee

Nichi Vendola, la tentazione della candidatura alle Europee
di Francesco G. GIOFFREDI
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Sabato 25 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:50

La smentita del diretto interessato, per ora, è d’obbligo. E non potrebbe essere altrimenti: troppo complesso lo scenario, molto suscettibile il contesto politico e ancora costellato di insidie e passaggi il percorso. Ma l’indiscrezione c’è, i segnali anche, perlomeno quelli che portano a un interesse vivo, in prima linea per fatti e misfatti della scena pubblica e per le cose di Puglia. In ogni caso: Nichi Vendola è accarezzato dalla tentazione di candidarsi alle Europee del prossimo anno. È un’idea che a sinistra si insinua con sempre maggiore insistenza, nelle ultime settimane. E che in Puglia promette di deflagrare nel bel mezzo di un quadro quantomeno in evoluzione, se non addirittura precario, e che prevede tra le ipotesi (e almeno sulla carta) la stessa sorte per l’altro grosso calibro regionale: Michele Emiliano potrebbe dimettersi con un anno d’anticipo dalla Regione per tentare la scalata a Bruxelles. Anche qui: smentite, peraltro anche ieri durante il vertice di maggioranza tra il governatore e i consiglieri regionali di centrosinistra. Ma fa tutto parte del grande gioco della politica, in queste fasi della partita a scacchi. Di sicuro, un ritorno in grande stile di Vendola scombinerebbe parecchio molti piani e altrettante prospettive, scatenando una sorta di effetto domino nel Risiko di caselle e destinazioni. Lo sa Emiliano, lo sa Antonio Decaro, lo sanno tutti, e di certo la candidatura dell’ex governatore potrebbe sbarrare la strada verso l’Europarlamento al suo successore. Con mille interrogativi a seguire.

Tra smentite, attacchi a Emiliano e sostegno a Decaro

«Non intendo candidarmi», ma «non ho mai lasciato la politica», ha intanto replicato Vendola nell’intervista a tutto campo rilasciata a “Il Graffio”, ieri sera su TeleNorba. Dal 2015 non ha più ruoli di rilievo pubblico: una sorta di ritorno alla dimensione privata, una bolla rotta solo occasionalmente con qualche uscita da “padre nobile della sinistra”, in un volontario esilio dopo i dieci, logoranti anni in Regione. Da un po’ di tempo però Vendola c’è, si fa sentire, presidia la Puglia con eventi pubblici (seppur non legati alla politica) e ora interviene punzecchiando Emiliano, pungolando tutti e sfoderando i temi di merito: la vicenda xylella e il welfare, la Puglia «capitale dell’idrogeno» e la frattura nel centrosinistra di Brindisi, il “no” al terzo mandato e il sostegno convinto alla corsa verso la Regione di Antonio Decaro, magari con reciproca sponda. «Sarebbe un eccellente presidente», dice, e suona come uno schiaffo a Emiliano, “l’amico per forza” di sempre.

Anche ieri, in tv, lo ha attaccato a viso aperto: «bisogna discutere» in Regione, non può contare solo «la collocazione di bandierine, posti e poltrone». Il rapporto tra i due è un romanzo dalle alterne vicende, tra alti (pochi) e bassi (tantissimi): Vendola lo ha appoggiato alle Regionali del 2020, ma più per arginare il centrodestra e garantire uno spicchio di rappresentatività a Sinistra italiana, che per reale convinzione. I malumori sono sempre tangibili, del resto. E adesso la nuova era del Pd a guida Schlein, con l’asse del partito spostato a sinistra, piace a Vendola, che nel riassestamento intravede un’opportunità e un cambio di fase per tutta la coalizione, in Puglia innanzitutto.

Le incognite (e il processo)

Va da sé che il restart politico, in ottica Europee, per Vendola presenta delle inevitabili incognite. La prima: l’ex governatore correrebbe con il listone di Sinistra italiana-Verdi, difficilmente come “quota-sinistra” nel Pd. Del resto, la legge elettorale per l’Europarlamento è proporzionale in senso puro e perciò non obbliga alle coalizioni. Sono previsti i voti di preferenza, da raccogliere in tutta la circoscrizione Italia meridionale, ma per Vendola non rappresenterebbe un ostacolo. Poi c’è un secondo fattore, strettamente personale: Vendola, e non è un mistero, fa ancora i conti con la ferita del processo Ilva. Nel maggio del 2021 è stato condannato a tre anni e sei mesi per concussione aggravata in concorso (la richiesta della Procura era di cinque anni), a gennaio è stata depositata l’istanza di Appello. L’ex governatore si è sempre ribellato con forza a quel verdetto, anche ieri ha ricordato il «dolore per il coinvolgimento gratuito nell’inchiesta», «prima o poi un giudice» decreterà «la mia innocenza». «Nichi - ricorda qualcuno tra i vendoliani doc - vuol aspettare la fine della vicenda giudiziaria prima di impegnarsi di nuovo, ma chissà... potrebbe convincersi comunque». Orizzonte aperto. Di sicuro, Vendola non vuol lasciare più campo aperto e libero a Emiliano e all’emilianismo. E, candidatura o no, vuol incalzarlo.
La potenziale irruzione vendoliana sul campo di gioco potrebbe in definitiva far saltare il già pericolante schema, che prevederebbe Emiliano in corsa per Bruxelles e Decaro alle Regionali (per la conseguente azione di freno del governatore). Schema già messo in discussione da molte variabili e numerosi sgambetti tra Emiliano e il sindaco. E che ora rischia di implodere definitivamente, o almeno per una parte.

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