Da quando la variante indiana ha messo piede anche in Puglia non c'è stato un aumento dei casi di malattia grave: è quanto emerge da una prima analisi sui contagi individuati e accertati, 51, e sulle conseguenze che il Covid mutato sta avendo sulla curva epidemiologica.
Isolati i focolai
La buona notizia è che, al momento, non sembra esserci una ricaduta pesante, merito anche dell'immediato isolamento dei positivi (una settantina inizialmente, ma ora il numero si è ridotto) e il rapido soffocamento dei focolai che si sono registrati, in particolare, a Brindisi. Anche lo stato avanzato della campagna vaccinale ha contribuito a rallentare il diffondersi della variante delta. Secondo i primi risultati dell'indagine epidemiologica non c'è stato, quindi, un incremento dei casi di malattia grave, anche i decessi, uno, sono in linea con l'andamento normale della pandemia.
Accertamenti su età e stato di salute
Gli accertamenti, però, proseguono: la task force sta analizzando età e condizione di salute delle persone contagiate e sta verificando se erano state vaccinate e, se sì, con quante dosi. L'altro dato che emerge è che, per ora, la percentuale dei vaccinati contagiati è molto bassa, pari a zero in caso di immunizzazione completa. Dati preliminari, ma incoraggianti. La preoccupazione, soprattutto in vista dell'autunno con la riapertura delle scuole e delle attività, non lo ha nascosto nemmeno la presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen: «La variante delta ci preoccupa. È molto più contagiosa e diventerà dominante: è solo una questione di tempo». La presidente ha però sottolineato che il vaccino protegge e aiuta ad avere decorsi della Covid più lievi e che le generazioni più anziane sono ormai protette.
C'è un altro aspetto da non trascurare, un elemento che arriva dalla Gran Bretagna, la prima in Europa a dover fare i conti con la variante indiana: il virus mutato si è diffuso soprattutto tramite i giovani non ancora vaccinati, è quanto indica la ricerca coordinata dall'Imperial College di Londra e online sul sito MedRxiv, che accoglie le ricerche non ancora sottoposte all'esame della comunità scientifica.
Variante trainata dai più giovani
Il tasso è risultato due volte e mezzo maggiore rispetto a chi ha fra 50 e 60 anni. Questo studio evidenzia l'importanza di riuscire a vaccinare e immunizzare anche i più giovani, soprattutto in vista della riapertura delle scuole. In Puglia, al momento, i vaccinati con prima dose nella fascia 12-19 anni rappresentano solo il 12,69%, 40mila circa su 321mila. Anche tra i 20 e 29 anni la copertura è bassa, pari al 25.43%, 109mila su 429mila. Ci sono, quindi, circa 600mila giovanissimi da vaccinare in tre mesi. Intanto, ieri è iniziata anche in Puglia, come nel resto d'Italia, la nuova indagine rapida sulla diffusione delle principali varianti del coronavirus. Una cinquantina in tutto i tamponi che verranno esaminati in Puglia, si tratta infatti di una indagine a campione per calcolare la prevalenza dei vari ceppi.
Il sequenziamento
Parallelamente, la Regione sta portando avanti un'attività straordinaria di sequenziamento dei ceppi virali: per individuare rapidamente eventuali focolai vengono esaminati tutti i tamponi delle persone risultate positive che: hanno viaggiato negli ultimi 15 giorni; che erano già state vaccinate; o che sono state ricoverate dopo il peggioramento della malattia. Non solo: il sequenziamento dei ceppi virali viene effettuato anche in caso di un rapido sviluppo di un focolaio. Sono queste le indicazioni che l'assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, ha dato alle Asl e ai dipartimenti di Prevenzione per provare a circoscrivere la diffusione della temuta variante delta. Sono due i laboratori che svolgono le indagini: quello del Policlinico di Bari, diretto dalla professoressa Maria Chironna, e l'Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata.
V.Dam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA