Riparte la battaglia per la Valle d’Itria patrimonio Unesco

Riparte la battaglia per la Valle d’Itria patrimonio Unesco
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Mercoledì 25 Giugno 2014, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 11:19

Il sindaco di Cisternino, Donato Baccaro, non ha dubbi: Prendiamo esempio dal riconoscimento appena ottenuto dai territori piemontesi di Langhe, Roero e Monferrato quale patrimonio dell’umanit e ripartiamo con forza e convinzione per combattere la battaglia che ci permetta di ottenere dall’Unesco lo stesso riconoscimento per la Valle d’Itria.

«Il riconoscimento dell’Unesco ha un grande valore culturale ed economico per il territorio. Penso che la Valle d’Itria abbia tutte le carte in regola per centrare questo obiettivo», ha aggiunto il sindaco di Cisternino, Comune che insieme a Locorotondo e Martina Franca delimita la Valle d’Itria. Anche i Comuni di Ceglie Messapica, Alberobello e Ostuni hanno pezzo di territorio che possono considerarsi a tutti gli effetti Valle d’Itria.

L’assessore regionale al Turismo, Silvia Godelli, ha ribadito che la Regione è pronta «a sostenere in ogni sede il percorso e le iniziative che vorranno intraprendere i Comuni della zona per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità». «Ci sono nella Valle potenzialità straordinarie che devono essere valorizzate», ha aggiunto l’assessore. «La Regione non propone riconoscimenti nè avanza candidature, ma è pronta a sostenere tutte le iniziative per dare forza alle rappresentanze istituzionali dei territori interessati», ha concluso Silvia Godelli.

La battaglia delle amministrazioni locali, degli imprenditori e degli intellettuali di Langhe, Roero e Monferrato è durata 10 anni. Gli economisti hanno già calcolato che il riconoscimento dell’Unesco porterà nel giro di 5 anni un aumento del 30 per cento degli introiti nel settore turistico. Nella zona quando si parla di turismo si parla di turismo enogastronomico, di percorsi di degustazione di vini Barolo e Barbera e di tartufi. «Anche noi, nella Valle d’Itria, abbiamo straordinarie eccellenze enogastromoniche da proporre ai nostri ospiti, oltre a uno straordinario paesaggio costellato di trulli secolari», ha detto ancora il sindaco di Cisternino.

Il percorso per il riconoscimento della Valle d’Itria patrimonio dell’umanità non parte da zero. Il Gal Valle d’Itria (del quale fanno parte i Comuni di Cisternino, Martina Franca e Locorotondo) proprio venerdì della scorsa settimana ha organizzato un incontro al quale hanno partecipato anche dirigenti che operano in altre realtà (come nel caso di Assisi) per uno scambio di in formazioni e di esperienze attraverso le quali aiutare la crescite delle buone pratiche legate al turismo sostenibile. Due anni fa il Consiglio regionale votò alla unanimità un ordine del giorno proposto dai consiglieri Davide Bellomo (La Puglia per Palese), Donato Pentassuglia (Pd) e Arnaldo Sala (Forza Italia).

Con quell’ordine del giorno si impegnava la giunta regionale a «intraprendere tutte le iniziative, d’intesa con i soggetti interessati, finalizzata a presentare e supportare richieste di inclusione del sito Valle d’Itria nella lista del patrimonio dell’Unesco». I firmatari ricordavano che Alberobello è dal 1996 sito Unesco. Però, aggiungevano «i trulli e le costruzioni a secco nascono nella Valle d’Itria e poi si estendono ad Alberobello. Ne consegue che il riconoscimento di Alberobello «costituisce un notevole punto di partenza per proporre una riflessione sull'intera zona dei trulli e della Valle d'Itria che rappresentano un'eccezionale testimonianza, talora protostorica, di architettura in pietra a secco basato sull'uso ad opus incertum, con modalità costruttive conservate dai maestri trullari, ancor oggi capaci di dar luogo a queste straordinarie "forme architettoniche"».

«Trulli, masserie, lamie, muretti a secco, neviere, cummerse (le caratteristiche tegole con le quali vengono coperti i tetti delle abitazioni di Locorondondo) e ogni genere di manufatti in pietra, nascono tipologicamente nella Valle d'Itria e soltanto successivamente, diventano elemento caratterizzante della struttura urbana alberobellese: entrambe perciò rappresentano un unicum che non può essere disgiunto», si leggeva ancora nell’ordine del giorno. Insomma, si riparte per ridare nuova linfa a una battaglia collettiva. «Una battaglia che può aiutarci anche a sanare qualche ferita di troppo che il territorio ha subito negli anni scorsi», ha sottolineato Baccaro.

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