«Vaccino a mogli e parenti? E' peculato. Intervengano le Procure»: la richiesta di Regione e viceministro. Dubbi sulla somministrazione della seconda dose ai furbetti

«Vaccino a mogli e parenti? E' peculato. Intervengano le Procure»: la richiesta di Regione e viceministro. Dubbi sulla somministrazione della seconda dose ai furbetti
di Roberta GRASSI
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Martedì 26 Gennaio 2021, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 12:04

La Procura di Bari ha aperto un fascicolo di indagine, la polizia giudiziaria sta acquisendo elenchi, dati, ascoltando testimonianze anche a Lecce e a Brindisi. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha garantito di seguire la vicenda furbetti del vaccino in prima persona e ha fornito anche chiarimenti sulla tipologia di reato eventualmente ipotizzabile, a suo giudizio, per le dosi che sarebbero state somministrate a personale non ospedaliero (mogli e parenti, non amministrativi che a quanto pare ne avrebbero avuto diritto): Si tratta di un reato grave, di un peculato. Appropriazione di beni pubblici in maniera illegale» ha spiegato il governatore della Puglia.

«Se non ricordo male - ha specificato - è punito fino a dieci anni di reclusione ed è consentita la misura cautelare, e si va in galera per peculato. Non vorrei che qualcuno non avesse chiara la gravità del fatto». E ancora: «Noi abbiamo vaccinato due comunità: il sistema sanitario pubblico e privato e le Rsa.

Tutti coloro che accedono a queste due comunità sono stati vaccinati, compresi i manutentori. Ora si aggiungeranno gli altri medici. Ed è possibile che ci siano degli equivoci: se uno ha vaccinato un impiegato dell'Asl, è una vaccinazione regolare. Ma se qualcuno, come mi pare sia accaduto in Puglia, ha fatto vaccinare la moglie di qualcuno che lavora nell'Asl, ne pagherà le conseguenze. Questi accertamenti sono in corso, ma in Puglia sono un numero minimo. Ma anche con una sola fiala, il reato resta sempre lo stesso». E anche Pierpaolo Sileri, viceministro della Sanità, auspica: «Intervengano le autorità giudiziarie».


Le verifiche stanno andando avanti, ovunque: non solo i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, ma anche altre forze di polizia stanno compiendo accertamenti mirati. L'obiettivo è appurare con esattezza quante persone si siano sottoposte al tanto ambito trattamento anti-covid e quali fra queste non ne avessero diritto, per lo meno non con la stessa priorità conferita al personale sanitario in servizio negli ospedali e ad ospiti e operatori delle Residenze socio assistenziali.


Di casi di persone che avrebbero saltato la fila ne stanno emergendo moltissimi, in tutt'Italia. Dalle stime, sarebbero 400mila le dosi iniettate a gente che non indossa il camice. Secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici e dell'Ordine di Bari, Filippo Anelli, «è inaccettabile vaccinare per primo chi non è sul fronte. Amministrativi inclusi. Molti medici e odontoiatri sono infatti ancora esclusi dall'immunizzazione, solo perché svolgono la loro attività al di fuori delle strutture ospedaliere».


Sulla bufera è intervenuto anche il viceministro Sileri: «Voglio sperare - ha detto - che questi 400mila siano in gran parte personale che lavorano nelle strutture sanitarie e Rsa, spero che non siano imbucati. Sarebbe estremamente grave: laddove sia accaduto devono intervenire le autorità giudiziarie. Ma questi sono flussi di dati che hanno le Regioni e vanno verificati».


Sotto la lente degli inquirenti c'è ora anche il richiamo del vaccino che dovrà essere somministrato a tutti coloro che hanno ricevuto il primo trattamento. Non è chiaro se coloro i quali non avevano diritto all'immunizzazione, per lo meno non così in fretta, saranno inclusi nelle liste del secondo turno. Dovrebbero, sostengono gli esperti, per evitare che oltre il termine prefissato le prime dosi utilizzate vadano definitivamente perdute. Buttate.
Fino a i ieri erano 100.863 i richiami di vaccino anti-Covid somministrati in Italia, secondo il report della presidenza del Consiglio dei ministri. Il totale delle dosi vaccinali somministrate a livello nazionale è di quasi 1,38 milioni, pari al 74,4 per cento di quelle distribuite.


Al di là della rilevanza penale, su cui sono al lavoro gli investigatori di tutte le province pugliesi, la questione è prettamente morale. A Lecce il numero dei furbetti ammonterebbe a un centinaio, a Brindisi circa una quarantina. Al momento non ci sono fascicoli avviati nelle procure salentine, si attendono le relazioni redatte dalle forze dell'ordine che ovunque si sono recate negli ospedali per ottenere puntuali informazioni.
Il primo a sollevare la problematica, con una lettera formale indirizzata al direttore generale, era stato il presidente dell'ordine dei medici di Brindisi, Arturo Oliva, che aveva chiesto alla Asl maggiore trasparenza. Prima di Brindisi c'era stata Modena, e contemporaneamente vicende simili emergevano anche nel capoluogo pugliese.


Ferma la posizione della Regione che ha annunciato anche strategie precise per evitare irregolarità. Quelle più gravi, se individuate, saranno perseguite. Su questo non vi sono ormai dubbi, sebbene l'obiettivo principale sia ora proseguire con la campagna di vaccinazioni per raggiungere la sperata immunità dal coronavirus. Una immunità sulla cui durata, però, non vi è ancora alcuna certezza.

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