Vaccini, terza dose per 40-60enni. In Puglia hub già pronti

Vaccini, terza dose per 40-60enni. In Puglia hub già pronti
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 11 Novembre 2021, 08:12 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:44

L'annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza è arrivato ieri: dal primo dicembre potranno sottoporsi alla terza dose tutti coloro che si trovano nella fascia d'età compresa tra i 40 e i 60 anni. Purché, ovviamente, siano passati almeno sei mesi dalla seconda somministrazione. Le dichiarazioni del ministro, d'altra parte, erano attese già da qualche giorno, poiché il governo aveva lasciato largamente intendere di puntare ad un'estensione della terza dose ad una nutrita fetta della popolazione.

La terza dose in Puglia

In tal senso, la Puglia non si farà trovare impreparata: molti hub continuano ad essere pienamente operativi, e per il mese prossimo è già scattata la macchina organizzativa che permetterà di esaurire le numerose richieste.

Proprio in questi giorni, inoltre, dopo un inizio piuttosto blando, si sta registrando un'improvvisa accelerazione sulle terze dosi per gli over 60 (che, assieme a trapiantati, pazienti oncologici e immunodepressi possono già ricevere la nuova dose, sempre a patto che siano trascorsi almeno sei mesi dall'ultima vaccinazione).

Negli ultimi due giorni, infatti, oltre 27mila vaccinazioni. Solo ieri, sono state 14.820. Molto però resta ancora da fare (soprattutto considerando l'avvicinarsi della nuova fase prevista a dicembre), visto che della platea che ha diritto alla terza dose solo un pugliese su quattro si è già sottoposto alla nuova somministrazione.
«Ci sono troppi giovani, dai 12 ai 29 anni, non ancora vaccinati e troppi adulti ultra 60enni che non hanno ricevuto la dose di richiamo», fa notare il presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione Fabiano Amati. «La combinazione dei due fattori diventa molto rischiosa. Serve coinvolgere i medici di medicina generale anche nell'attività di informazione e persuasione».

I sindacati sui medici di base


Sull'organizzazione delle terze dosi, tuttavia, si registra una nota dei sindacati medici pugliesi Cgil, Smi, Snami, Simet e Ugs, che chiedono maggiore chiarezza, «a differenza di quanto accaduto per le prime dosi». «Per le terze dosi anti Covid - continuano - i medici di famiglia pugliesi potranno operare all'interno dei propri ambulatori, negli hub o a domicilio. Ricordiamo che l'intesa raggiunta con la Regione dovrà poi essere declinata nelle varie Asl della Puglia. Questo sarà un passaggio importante, infatti c'è bisogno di organizzazione e ci auguriamo, anzi vigileremo, affinché non si ripeta quanto accaduto per le prime due dosi. Diversamente rinunceremo alla campagna perché l'organizzazione precedente è stata improponibile. Durante la prima fase non c'erano i vaccini e non c'era l'organizzazione. Questa volta pretendiamo che ci siano».

I  numeri del bollettino 


Sul fronte contagi la situazione in Puglia resta stabile, ma comunque da tenere sotto controllo: ieri ci sono stati 293 nuovi casi su 22.390 tamoponi (per un tasso di positività dell'1,3%) e tre decessi. La maggioranza dei casi nelle province di Bari (75), Taranto (103) e Foggia (50). Ci sono poi le province Barletta-Andria-Trani (8), Brindisi (26) e Lecce (30). Per altri due casi la provincia è in corso di definizione. Delle 3.497 persone attualmente positive 151 sono ricoverate in area non critica e 20 in terapia intensiva.


Inevitabilmente, si riapre il dibattito sul rischio di nuove misure in vista delle festività natalizie. Ipotesi, questa, per il momento scongiurata dagli esperti, che però sottolineano come in tal senso sia determinante il numero delle vaccinazioni effettuate da qui a Natale. «Se non ci sarà un aumento significativo delle infezioni da Sars-Cov -2 nelle prossime settimane, il Natale potrà essere un momento sereno di incontri familiari dove, però, la responsabilità individuale dovrà essere garanzia di sicurezza all'interno di ogni nucleo familiare», ha detto l'assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco. «Credo che ogni anziano o soggetto fragile nel nostro Paese - ha aggiunto - abbia ben chiaro il concetto che trascorrere un pranzo o una cena con un familiare o un conoscente non vaccinato rappresenti un rischio che non vale la pena dì correre. Saranno loro a tenere i non vaccinati fuori dalla porta».
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