Nel piano per i vaccini anche aeroporti, porti e celle frigo dei privati

Nel piano per i vaccini anche aeroporti, porti e celle frigo dei privati
di Paola COLACI
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Lunedì 30 Novembre 2020, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 11:51

Non solo la rete dei 22 ospedali e i centri pugliesi già individuati dalla Regione e trasmessi al commissario per l'emergenza Domenico Arcuri per stoccare, conservare e somministrare le prime dosi di vaccino anti-covid che saranno disponibili a metà gennaio. Ma anche l'ipotesi di utilizzare come grandi centri di stoccaggio e smistamento le piattaforme logistiche di aeroporti e porti pugliesi. E se dovesse essere necessario, le celle frigo industriali a disposizione delle aziende pugliesi che operano nel settore caseario e della produzione alimentare.


In attesa della presentazione del Piano nazionale delle vaccinazioni, già calendarizzata dal ministro della Salute Roberto Speranza per mercoledì 2 dicembre - la macchina organizzativa pugliese è già operativa e si prepara a ricevere il primo stock dei 3,4 milioni di dosi che l'azienda Pzifer trasferirà all'Italia a partire da metà gennaio. E già per oggi su richiesta del commissario Arcuri, è previsto proprio un incontro tecnico tra le Regioni e l'azienda statunitense ai fini della pianificazione e gestione della logistica. Per le sue caratteristiche farmacologiche, il vaccino prodotto da Pfizer ha tuttavia necessità di essere conservato a temperature sino a -80 gradi. Per questa ragione, lo stesso Arcuri nelle scorse settimane ha chiesto alle Regione di indicare, provincia per provincia, la mappa dei centri di stoccaggio e conservazione del siero. Una rete di 22 hub di cui fanno parte l'ospedale Vito Fazzi di Lecce e il Panico di Tricase, il Santissima Annunziata di Taranto e a quattro postazioni del Dipartimento di prevenzione della provincia. E ancora, dal Perrino e dall'ex ospedale Di Summa a Brindisi, dal Presidio territoriale di Fasano e dal poliambulatorio di Oria. A Bari ci sono il Policlinico e il Di Venere e in provincia gli ospedali di Molfetta, Putignano e Monopoli. Centri che, tuttavia, potrebbero non essere bastare a conservare i primi vaccini in arrivo per i 49mila pugliesi in lista di priorità. Operatori sanitari e aziani ospiti e operatori delle Rsa in testa. Molto, infatti, dipenderà dal confezionamento delle dosi. E le ipotesi al momento sono due: una dose liofilizzata in boccettina da 2 cc oppure il vaccino già inserito nella siringa con ago e pronto per essere somministrato. Opzione, quest'ultima, che richiede spazi maggiori di stoccaggio.
«I dettagli tecnici saranno chiariti in sede di incontro con l'azienda produttrice.

Se sarà possibile, date le dimensioni del packagin, utilizzeremo le celle frigo a -80 già disponibili nelle strutture sanitarie individuate - ha fatto sapere nelle scorse il direttore del Dipartimento Promozione della Salute della Regione Vito Montanaro - Nel caso in cui sia necessario avere a disposizione spazi più rilevanti, faremo una ricognizione tra le aziende private che si occupano di logistica alimentare e hanno, dunque, in dotazione le celle frigo. È il caso per esempio delle industrie casearie. Ma mi risulta che nel porto di Bari sia presente una società che si occupa di stoccaggio di prodotti da imbarcare». Rispetto alla logistica e al trasporto, inoltre, Montanaro non esclude l'ipotesi di utilizzare come basi infrastrutturali anche gli aeroporti pugliesi. «Proprio nelle scorse ore la Protezione civile ha diramato una nota attraverso la quale traccia una prima ipotesi di organizzazione logistica - prosegue il direttore - La previsione è quella di istituire un hub ogni 30mila abitanti. E in questo caso si dovrebbe trattare di centri di piccole e medie dimensioni. Rispetto alle piattaforme di entità più significativa, si possono valutare le ipotesi di utilizzare anche gli aeroporti come centri di smistamento». Un'organizzazione capillare e imponente, dunque, quella che immagina la Regione per dare il via alla campagna di vaccinazione di massa in Puglia. «Ma almeno in relazione alla fase iniziale della somministrazione non credo possano registrarsi particolari criticità - aggiunge Montanaro - È evidente, tuttavia, che nessun aspetto può essere tralasciato o rimandato.

E in questa direzione stiamo già lavorando a schierare in campo tutti i soggetti abilitabili alla somministrazione del vaccino. A partire dai medici di base. Ma in questo processo potrebbero essere coinvolte anche le associazioni di volontariato e si occupano di assistenza domiciliare che hanno medici al loro interno e assistono pazienti cronici e allettati».

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