Vaccini, il piano pugliese: 22 centri per la somministrazione e 49mila persone già in lista

Vaccini, il piano pugliese: 22 centri per la somministrazione e 49mila persone già in lista
di Paola COLACI
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Venerdì 27 Novembre 2020, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 14:24

Una platea di 49mila pugliesi già inseriti in fascia di priorità per le prime vaccinazioni. Ma anche 22 strutture su tutto il territorio regionale, tra ospedali, poliambulatori e presidi sanitari, che dispongono di frigoriferi che raggiungono temperature a -80 in grado di conservare il siero anti-Covid dell'azienda Pfizer. E ancora, punti di somministrazione previsti in ogni provincia e che in linea di massima dovrebbero coincidere con i centri di conservazione e stoccaggio dei vaccini. Una mappa degli hub che passa attraverso l'ospedale Vito Fazzi di Lecce e il Panico di Tricase, il Santissima Annunziata di Taranto e a quattro postazioni del Dipartimento di prevenzione della provincia. E ancora, dal Perrino e dall'ex ospedale Di Summa a Brindisi, dal Presidio territoriale di Fasano e dal poliambulatorio di Oria. A Bari ci sono il Policlinico e il Di Venere e in provincia gli ospedali di Molfetta, Putignano e Monopoli.

Il piano pugliese delle vaccinazioni è stato inoltrato nelle scorse ore al Commissario per la gestione dell'emergenza Domenico Arcuri a mezzo lettera inviata dal governatore Michele Emiliano. E indica nel dettaglio la strategia d'azione preliminare attraverso la quale la Puglia intende gestire la prima fase delle vaccinazioni anti-Covid. Quella che in tutto il Paese sarà avviata a fine gennaio, dunque, quando in Italia arriveranno le prime 3,4 milioni di dosi di siero, sufficienti a vaccinare però circa 1,7 milioni di italiani dato che per ogni cittadino saranno necessarie due somministrazioni. Vaccini che arriveranno all'interno di contenitori da 975 dosi e saranno distribuiti in 300 ospedali e Rsa. «E partiremo dalle categorie più a rischio di prendere virus, come il personale sanitario, gli anziani e chi ha più patologie» ha rimarcato nei giorni scorsi il ministro della Salute Roberto Speranza, annunciando la presentazione del piano nazionale delle vaccinazioni in Parlamento il prossimo mercoledì 2 dicembre. Lo stesso titolare del dicastero della Salute ha, poi, precisato che la gestione di quella che si prospetta come un'imponente campagna di vaccinazione di massa sarà centralizzata. A partire dalla fase di opzione e acquisto delle dosi.

«A differenza degli altri vaccini, il cui acquisto viene fatto a livello regionale, per l'anti-Covid questa procedura sarà centralizzata e gestito dallo Stato» ha precisato Speranza.

Pochi margini di manovra alle Regioni, dunque, a cui potrebbe spettare solo la fase stoccaggio e somministrazione delle dosi. Eventualità alla quale la Puglia sta già pensando. E sono poco più di 49mila i pugliesi che rientrano nella fascia di coloro che potranno sottoporsi per primi alla vaccinazione anti Covid. Si tratta, come indicato in una lettera inviata dalla Regione Puglia al commissario straordinario Domenico Arcuri, di poco più di 35mila operatori sanitari, di circa 10mila anziani ospiti delle Rsa e di 4mila collaboratori e dipendenti delle residenze sanitarie. Secondo il piano nazionale, infatti, saranno queste le categorie che potranno vaccinarsi prioritariamente a fine gennaio. Poi toccherà ai soggetti di età più avanzata, ovvero gli ultra 80enni, alla fascia degli over 75 e a quella degli over 70. Soggetti ai quali si aggiungeranno i più giovani, affetti però da malattie importanti. Sono 22, invece, le strutture pugliesi che dispongono di frigoriferi capaci di raggiungere temperature molto basse, sino a -80 gradi, e, quindi, nella possibilità di conservare i vaccini anti Covid.


Di fondamentale importanza sarà, inoltre, la procedura di tracciamento, ossia la registrazione delle persone vaccinate. Tutti i soggetti vaccinati, infatti, dovranno rientrare in un registro specifico, un data base che sarà utile prima di tutto all'Aifa, l'Agenzia del farmaco, che potrà in questo modo monitorare eventuali effetti collaterali. Ma il tracking sarà necessario anche nell'eventualità in cui si confermi l'ipotesi di rilasciare la patente di avvenuta vaccinazione che potrebbe venire richiesta in caso di spostamenti, sia in Italia che all'estero. E su questo fronte le intenzioni del gruppo di lavoro del Piano vaccini del ministero della Salute sembrano andare nella direzione di un monitoraggio in continuo degli esiti della prima fase di vaccinazione. A distanza di alcune settimane dalla profilassi, infatti, dovrebbero essere eseguiti test sierologici utili a capire se il vaccino somministrato ha avuto l'effetto sperato, ovvero la produzione di anticorpi contro il Covid.

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