Vaccini anti-Covid, la partita pugliese: prima ospedali ed Rsa ma servono 50mila dosi

Vaccini anti-Covid, la partita pugliese: prima ospedali ed Rsa ma servono 50mila dosi
di Vincenzo DAMIANI
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Domenica 22 Novembre 2020, 08:48

Sono una ventina le strutture pugliesi che dispongono di frigoriferi capaci di raggiungere temperature molto basse, sino a -80 gradi. E in grado, quindi, di conservare i vaccini anti Covid che, secondo quanto annunciato ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, dovrebbero essere distribuiti a fine gennaio. In linea teorica, perché si tratta di frigoriferi che vengono utilizzati dalle banche del sangue per lo stoccaggio del plasma, quindi sono già impegnati.

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Il dipartimento Salute, guidato da Vito Montanaro, sta svolgendo una prima ricognizione per capire quali centri potrebbero essere impiegati per custodire le scorte di vaccino.

L'idea è di puntare su strutture che si trovano negli ospedali o nelle immediate vicinanze, in modo da non dover spostare le dosi. Ma la strategia è ancora tutta da definire, la Regione dovrà decidere dove effettuare le vaccinazioni e anche in questo caso sono diverse le possibili soluzioni: la prima, somministrarli negli ospedali hub, come Policlinico di Bari, Vito Fazzi di Lecce, Perrino di Brindisi, Riuniti di Foggia, Santissima Annunziata di Taranto. Potrebbero, però, essere impiegati i Presidi territoriali di assistenza per non interferire con la regolare attività sanitaria, considerando che a fine gennaio, presumibilmente, gli ospedali saranno ancora in guerra contro il Covid. Insomma, la più grande campagna di vaccinazione di massa è ancora tutta da disegnare e decifrare. «Sono diversi i fattori da analizzare prima di prendere la decisione spiega Montanaro bisogna, ad esempio, capire quali soggetti vaccinare per primi. Considerando che la prima scorta sarà limitata, bisognerà fare una scelta: dovremo iniziare dagli operatori sanitari? Dagli anziani? E quali anziani? Quelli nelle Rsa o tutti gli over 70? Ovviamente in base alle indicazioni che arriveranno prenderemo le decisioni legate alla logistica e organizzazione».

Sui frigoriferi, invece, Montanaro non intravede problemi: «Tutte le banche del sangue spiega hanno celle frigorifere che raggiungono le temperature idonee a conservare i vaccini, in Puglia sono una ventina. Certo, va detto che si tratta di frigoriferi che sono già impegnati quindi stiamo facendo una ricognizione per trovare la soluzione migliore. Potremmo individuare un centro per provincia o suddividere la Puglia in tre aree. E se i frigoriferi non dovessero essere sufficienti ne compreremo altri, stiamo capendo se possiamo farlo attraverso la Protezione civile». Ma quanti pugliesi riusciranno a vaccinarsi già tra gennaio e febbraio? Fermo restando che non sarà obbligatorio sottoporsi alla profilassi, ipotizzando che il governo dia precedenza a operatori sanitari e anziani nelle Rsa, in Puglia parliamo di circa 50mila persone: 40mila dipendenti e 10mila ospiti delle residenze.

Entro lunedì la Regione dovrà, comunque, comunicare al commissario Domenico Arcuri per ogni provincia, il numero e la denominazione dei presidi ospedalieri all'interno dei quali si ritiene utile che il vaccino venga consegnato e somministrato. A fine gennaio dovrebbero essere disponibili per l'Italia le prime 3,4 milioni di dosi, quindi, in prima battuta potranno essere immunizzati 1,7 milioni di persone. Il presidio ospedaliero si legge nella lettera inviata da Arcuri ai governatori - dovrà essere in condizione di vaccinare almeno 2mila persone o più ma con multipli di mille in 15 giorni. Per ogni presidio Arcuri chiede di conoscere il numero di personale operante a qualunque titolo; il numero di personale sanitario e sociosanitario operante nel territorio, che potrà raggiungere il presidio in non più di 30-60 minuti; la disponibilità di congelatori con caratteristiche tali da consentire la conservazione del siero ed il relativo volume di spazio disponibile. Si potrebbe prevedere in questa prima fase prosegue Arcuri - di somministrare il vaccino direttamente nelle strutture ospedaliere e, tramite unità mobili, nei presidi residenziali per anziani.

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