I “privilegiati” dei vaccini Covid: sotto la lente dei carabinieri finiscono le convocazioni whatsapp. E nascono le “liste di riserva”

I “privilegiati” dei vaccini Covid: sotto la lente dei carabinieri finiscono le convocazioni whatsapp. E nascono le “liste di riserva”
di Roberta GRASSI
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Domenica 24 Gennaio 2021, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 14:45

Il caos dei vaccini somministrati al di fuori delle liste di priorità, riservate a medici e personale sanitario in prima linea nella lotta contro il Covid, è ormai diventato una bufera. Dopo Brindisi e Bari, è stata la volta di Lecce. Almeno un centinaio di casi, stando a ciò che si apprende. Una quarantina ne erano emersi a Brindisi all'inizio di gennaio, a seguito di una denuncia del presidente dell'Ordine dei medici. Un po' come altrove, in Italia, Modena capofila, anche in Puglia si sono susseguite indiscrezioni, conferme, lamentele e verifiche mirate. Le segnalazioni hanno riguardato anche le modalità di reclutamento dei prescelti: molto spesso, non essendovi stati elenchi ufficiali ripartiti per giornata, si è proceduto via chat, nei gruppi whatsapp che ormai scandiscono la vita di tutti e che anche i medici e gli infermieri utilizzano nei diversi reparti. Al loro interno, tuttavia, ci sono anche pensionati e personale amministrativo. Da qui il rischio di commettere errori e creare imbarazzi.


Nel corso della campagna di vaccinazione, dunque, qualcuno fra parenti e personale fuori servizio, sembrerebbe aver goduto di un privilegio. Poter ricevere in anticipo, sulla tabella di marcia che a scaglioni, durante l'anno, riguarderà tutti, la somministrazione del tanto atteso vaccino anti-coronavirus che potrebbe garantire l'immunità dal virus (non si sa ancora per quanto tempo) e consentire il ritorno a una vita normale.
I carabinieri del Nas hanno effettuato ispezioni ovunque.

Inizialmente si sono recati in quegli ospedali dove erano state segnalate le prime anomalie. Sono andati anche a Lecce, per acquisire gli elenchi dei vaccinati: operazione semplice, che può per altro contare su una controprova. Chi ha ricevuto la prima dose, entro un periodo di tempo prefissato, dovrà fare il richiamo. Non oltre il 42esimo giorno, anche se le indicazioni ufficiali propendono per un periodo non superiore ai 30 giorni.


La circostanza che i militari del Nucleo antisofisticazioni stiano compiendo accertamenti, fa ritenere che una relazione dettagliata finirà sulle scrivanie dei magistrati, per valutare se vi siano ipotesi di reato da poter vagliare. La procura di Bari ha già avviato una inchiesta conoscitiva. Ma al di là delle eventuali accuse, in sede penale, la cui sussistenza è minata dalla certezza che tutti prima o poi avranno diritto a vaccinarsi, la problematica riveste un carattere diverso. È una questione morale, per molti, che ha suscitato indignazione principalmente fra quanti attendono il vaccino per poter riprendere senza patemi, come nel caso dei malati cronici, la propria quotidianità, anche professionale.


La giustificazione offerta è la seguente: le dosi che si possono ricavare dal vaccino sono 5 o 6, a seconda dei casi. Capita, in qualche giornata fortunata, che ce ne siano in eccedenza e debbano essere destinate a qualcuno in tempi stretti. Da qui la scelta di convocare i presenti: personale amministrativo, o chiunque altro. Il numero di persone che avrebbe saltato la fila, ad ogni modo, è elevato. E spetterà agli investigatori comprendere se la regola sia stata bypassata sistematicamente o solo eccezionalmente e, nel caso, quali siano stati i criteri. C'è comunque da rilevare che la campagna di vaccinazione, in Puglia, procede speditamente molto più che altrove.


Per scongiurare il pericolo che altri furbetti conquistassero la ribalta, la Regione Puglia ha già deciso di creare anche liste di riserva, oltre a quelle principali, rispettando le priorità di rischio.
La raccomandazione fatta alle Asl e agli ospedali dal Michele Conversano, direttore del dipartimento di Prevenzione dell'Asl di Taranto e coordinatore della Cabina di regia pugliese per l'attuazione del piano di vaccinazione anti Covid, era stata inoltrata principalmente per evitare che preziosissime dosi potessero andare perse se qualcuno avesse rinunciato o non si fosse presentato all'appuntamento.
Lo scorso 6 gennaio il sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato, aveva ammesso di essere stato vaccinato proprio perché chiamato dall'ufficio di prevenzione distrettuale, per evitare che una dose andasse buttata. E così è accaduto anche in altre situazioni, finite inevitabilmente sotto la luce dei riflettori. E sotto la lente degli investigatori.

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