Porte aperte a Confindustria: hub vaccinali nelle aziende

Porte aperte a Confindustria: hub vaccinali nelle aziende
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 18 Marzo 2021, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 10:32

Le aziende aprono le porte alla sanità. Il concetto è semplice: ditte, fabbriche e stabilimenti sono pronti a trasformarsi in hub vaccinali per accelerare la ripresa del sistema Paese. E del sistema Puglia. Già perché la disponibilità di Confindustria nazionale è replicabile sui territori. Gli industriali pugliesi hanno già risposto presente: gli effetti collaterali sono solo benefici, una campagna di vaccinazione di massa non fa altro che rimettere in moto l'economia.


Se in queste ore si parla tanto di Lombardia o Liguria, in realtà il comparto pugliese è già predisposto. «Sono centinaia le aziende che hanno risposto in maniera positiva - spiega Sergio Fontana, presidente regionale di Confindustria - Posso garantire che la disponibilità supera ampiamente le esigenze. Siamo pronti in qualsiasi momento e senza nessun costo aggiuntivo ovviamente. Aspettiamo solo un segnale dal governo, abbiamo compilato un questionario e da Roma sceglieranno aziende e luoghi appropriati».

I NUMERI. Gli avamposti pugliesi sono pronti h24 e senza alcuna remunerazione: oltre 2mila imprese disposte a trasformarsi per tutelare i propri dipendenti, i famigliari e chiunque lo Stato ritenga opportuno. «Basterebbe un'impresa per Comune e tre o quattro per la Città metropolitana - prosegue Fontana - nel giro di pochi giorni potremmo vaccinare migliaia di persone. Non vogliamo prevaricare e attendiamo le indicazioni del commissario, il generale Figliuolo: la nostra regione presenta aziende di un certo calibro e con sistemi innovativi». L'obiettivo è incrementare, semplificare e rendere efficiente il processo vaccinale. Ma come concretamente? Tra le aziende candidate a proporre spazi e tecnologie, ce n'è una in particolare che lavora già nel comparto. Itelpharma, divisione farmaceutica del gruppo Itel con headquarter a Ruvo di Puglia, ha uno stabilimento autorizzato Aifa per la produzione e distribuzione di radiofarmaci a uso clinico. Sfruttando i propri sistemi tecnologici, l'azienda potrebbe dare vita a un hub vaccinale in grado di accogliere migliaia di cittadini al giorno, collaudando un processo interamente automatizzato e digitalizzato.

Si punterebbe a un sistema informatico con riconoscimento facciale degli utenti che garantirebbe l'avvicendamento di un maggior numero di vaccinati, superando i rallentamenti logistici delle pratiche burocratiche. L'inserimento e il trattamento dei dati avverrebbe in coordinamento con le istituzioni locali grazie a un software gestionale per raccolta, compilazione e trasmissione delle informazioni, abolendo la mole di cartaceo circolante con risparmio netto di tempi (e spesa) e conseguente incremento di dosi somministrabili nella giornata. L'idea è proporre un hub vaccinale all'americana, con sistemi isolanti per garantire la massima sterilità, un'area follow-up post vaccinazione per il monitoraggio e logistica improntata alla massima velocizzazione: transito ben distinto, drive-through e pedonale a doppio senso di marcia, circuiti fluidi e registrazione - digitale - in ingresso e in uscita, con trasmissione in tempo reale dei dati agli enti preposti per l'integrazione con l'anagrafe vaccinale regionale. Il modello sta incontrando in queste ore svariate aperture: si abbatterebbero gli iter farraginosi e la macchina dei vaccini, la cui efficienza è ora più che mai indispensabile, andrebbe spedita garantendo massima sicurezza e precisione.

IL NODO DOSI. Insomma, proposte e disponibilità ci sono. Ma manca la materia prima, soprattutto dopo lo stallo AstraZeneca. «Il problema che si pone non è tanto sulla nostra disponibilità perché abbiamo aderito diffusamente - chiosa Giancarlo Negro, presidente Confindustria Lecce - ma il numero dei vaccini mortifica questa volontà. È chiaro che tutto passa da questo. Posso assicurare che, se dovesse partire l'organizzazione, saremmo più che sufficienti e con una buona distribuzione territoriale per un impatto notevole. Dico di più: saremmo disposti a farci carico dell'investimento dei vaccini per i nostri dipendenti ma è giusto in questo momento seguire le priorità del governo sulle fasce più deboli».

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