Università e fondi, al Sud pochi soldi: su 271 milioni solo il 13,4% al Mezzogiorno

Università e fondi, al Sud pochi soldi: su 271 milioni solo il 13,4% al Mezzogiorno
di Paola ANCORA
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Lunedì 30 Maggio 2022, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 21:30

Mezzogiorno, dopo il danno dei bandi Prin, la beffa dei Dipartimenti di eccellenza. Scorrendo la prima graduatoria stilata dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur) per l'assegnazione di un tesoretto di 271 milioni in cinque anni, si incrocia il primo ateneo meridionale solo al 43° posto, occupato dalla Federico II di Napoli. La prima università pugliese candidata a ottenere parte dei finanziamenti è il Politecnico di Bari, posizione 123 in classifica. Solo 180 dipartimenti in tutta Italia, sui 350 candidati, potranno beneficiare di questo premio all'eccellenza delle ricerche svolte e, secondo numerosi docenti non solo meridionali, la bilancia finirà per pendere sempre a favore delle università del Nord.

Il precedente con i bandi Prin

La premessa è semplice: per fare ricerca servono talenti e macchinari innovativi. Chi ha i soldi per assumere ricercatori e acquistare la strumentazione adeguata cresce, gli altri restano al palo. Già con i bandi Prin del ministero per l'Università e la Ricerca (Mur) - bandi grazie ai quali ai progetti di ricerca più promettenti sono stati distribuiti oltre 400 milioni di euro - la voce Sud era stata cancellata.

E ciò nonostante i fondi previsti negli avvisi provenissero dal Pnrr e, dunque, per legge avrebbero dovuto essere destinati obbligatoriamente per il 40% al Sud Italia. Su questo pende un ricorso al Tar Lazio di 15 docenti di atenei meridionali.

La nuova selezione

Sfumata l'occasione dei Prin, arriva il nuovo bando per i Dipartimenti di eccellenza, creati dal ministero nel 2017 per premiare i migliori dipartimenti d'Italia nelle diverse materie. Come vengono scelti tali dipartimenti? Provare a capirlo è impresa ardua per i più, in barba al fatto che si tratta di denaro pubblico e che, quindi, dovrebbe essere distribuito nel segno della massima trasparenza possibile. Invece, ai docenti che hanno provato negli anni passati a chiedere l'accesso agli atti per avere contezza dei criteri di selezione dei dipartimenti eccellenti il ministero ha opposto un diniego «per motivi di privacy».

E la nota metodologica pubblicata sul sito del Mur serve solo a confondere le idee: «Le distribuzioni delle valutazioni dei prodotti risulteranno standardizzate in tutti gli SSD (ovvero avranno tutte media nulla e varianza unitaria). Per ogni dipartimento D - si legge, a titolo d'esempio, nella nota -, sarà così calcolato il voto standardizzato VSd quale somma normalizzata dei voti standardizzati di ogni singolo prodotto presentato dai docenti del dipartimento stesso». Fin qui i rilievi sui metodi e i criteri.
Poi c'è la sostanza. Finanziare ricerca e università è ritenuto dal ministero e dal Governo punto qualificante delle politiche di coesione territoriale oppure no? Investire nel sapere è un passo necessario per strappare il Mezzogiorno a certa arretratezza economica oppure no? Sulla scorta di criteri non noti, la formula adottata dal ministero per i dipartimenti di eccellenza ha consentito l'accesso alla seconda fase di valutazione per ottenere i finanziamenti a otto dipartimenti nelle isole (2,3% del totale), 47 dipartimenti di atenei del Sud pari al 13,4% del totale; 97 dipartimenti del Centro Italia (27,7%) e tutto il resto, il 56,6% del totale, al Nord per un numero complessivo di dipartimenti inserito in graduatoria pari a 198.

Rispetto al quinquennio 2017-2022 la Puglia ne perde due (esclusi Foggia e Unisalento): nello scorso quinquennio, 2018-2022, quattro distinti dipartimenti delle quattro università pugliesi furono classificati d'eccellenza e ammessi ai relativi finanziamenti. Ora, invece, soltanto il Politecnico di Bari - che ottenne la prima volta circa 10 milioni di finanziamento complessivo - figura nella classifica 2023-2027. La ripartizione complessiva per macroaree del Paese, nei due periodi, resta la stessa. Perché gli investimenti nel sapere innescano un circolo virtuoso che tenderà a premiare sempre chi ha ottenuto maggiori risorse. Bologna, Milano, Torino fanno man bassa di risorse e progetti premiati e chi ha frequentato e conosciuto queste università sa che i servizi e la qualità della docenza sono certamente elevati. Ma per centrare l'obiettivo dell'agognato riscatto, a quali risorse dovrebbe attingere il Sud? Alla politica, la responsabilità di rispondere a questa domanda.
 

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