L'ambiente che ci circonda conta più di quanto si pensi nelle malattie tumorali ed è più frequente la morte in alcune zone che in altre. È quanto emerge da uno studio portato avanti dai ricercatori dell'Università degli Studi di Bari. Nelle zone con un inquinamento ambientale più forte, è più facile ammalarsi. La ricerca è stata condotta da Uniba con l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Cnr, Istituto Nazionale Fisica Nucleare, analizzando i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale, utilizzando metodi basati sull’intelligenza artificiale e sfruttando l'archivio Istat per 23 macro categorie tumorali.
«Contrariamente alle convinzioni consolidate - si legge in una nota -, i ricercatori hanno scoperto che la mortalità per cancro tra i cittadini italiani non ha una distribuzione né casuale né spazialmente ben definita, ma supera la media nazionale soprattutto quando l'inquinamento ambientale è più elevato in determinate aree del Paese, nonostante le abitudini di vita più sane».
In Puglia dati preoccupanti per tumore della vescica e del fegato
La provincia con tasso di mortalità da tumore più alta nel decennio 2009-2018 è risultata quella di Lodi, seguita da Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio e Cremona tra le prime 5. La prima provincia del centro Italia è Viterbo (11° posizione), seguita da Roma (18°), mentre al sud, oltre alla provincia di Napoli al secondo posto, solo quella di Caserta (8°) rientra nelle prime 10 per mortalità da tumore. In Puglia la mortalità a scala provinciale in generale appare abbastanza in linea o sotto la media nazionale con particolari criticità per i tumori della vescica soprattutto nella provincia di Taranto e Lecce e del fegato nelle province di Bari e BAT. «Abbiamo trovato buone, anche se preliminari, evidenze – scrivono gli autori - che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possano ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro nell'intera popolazione, se la qualità dell'ambiente viene sottovalutata. Questo, a sua volta, potrebbe spiegare il motivo per cui abbiamo osservato che le persone che vivono nelle regioni del Nord Italia (in particolare quelle situate nella Pianura Padana fortemente industrializzata), esposte a livelli di inquinamento ambientale molto elevati, mostrano un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute (fumano meno e sono meno in sovrappeso), hanno reddito più elevato, maggiore consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale e una più facile accessibilità all'assistenza sanitaria».
«Ovviamente - precisano gli autori nelle conclusioni - il nostro studio non contesta il fatto che uno stile di vita più sano aiuti a ridurre il rischio di ammalarsi di cancro e non mette in discussione gli sforzi per comprendere le basi genetiche dei tumori». Ma chiosano: «Tuttavia, i geni che ereditiamo e lo stile di vita che decidiamo o siamo costretti ad adottare possono essere la porta di una stazione verso la malattia o il benessere, ma la qualità dell'ambiente in cui viviamo è il treno dove trascorreremo il viaggio. Se la carrozza è inquinata, i nostri sforzi per un viaggio confortevole potrebbero essere, comunque, vani».