L'Unione europea: «Vino come le sigarette». In Puglia è rivolta di politica e imprese. Interrogazione a Patuanelli

L'Unione europea: «Vino come le sigarette». In Puglia è rivolta di politica e imprese. Interrogazione a Patuanelli
di Leda CESARI
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Mercoledì 15 Dicembre 2021, 05:00

Un tempo c’era il “paradosso francese”: i cugini d’Oltralpe, secondo uno scienziato dell’Università di Bordeaux, soffrivano meno di disturbi cardiovascolari perché consumavano vino rosso. I tempi però cambiano, e oggi siamo al “paradosso italiano”: nel Paese in cui si mangia meglio non solo in termini di gusto, ma pure di salute, un pericoloso mostro si anniderebbe tra le pieghe della dieta mediterranea: l’alcol. Che secondo la relazione sul Beating Cancer Plan, approvata dalla relativa Commissione del Parlamento europeo e nelle prossime settimane al vaglio dell’Assemblea, non metterebbe mai al sicuro da rischi di oncopatie: neppure quando il consumo sia moderato in quantità e qualità. 

Chi accompagni i suoi pasti con il classico calice di vino, insomma, non canti più vittoria: non solo non farebbe del bene alle sue coronarie, non solo non inonderebbe di resveratrolo anti-age le sue rughe ma, al contrario, rischierebbe di ammalarsi di più. O così sostiene almeno la relazione in questione: che potrebbe anche essere legittima se non fosse sospetta, in quanto buona ultima di una serie di reiterati tentativi di attacco all’Italian way of eating. Alla dieta mediterranea, appunto. 

Subito una sollevazione, infatti, non solo popolare. A partire da Confindustria Lecce, che per bocca del presidente della sezione Industrie alimentari Cesare Spinelli - che si augura un sussulto di resipiscenza da parte della UE - auspica anche che nella lotta al cancro l’Europa comprenda la necessità di adottare iniziative «basate su evidenze scientifiche, senza ricorrere a scorciatoie o semplificazioni ideologiche di chiaro stampo proibizionista». Ricordando come l’Oms distingua appunto tra consumo moderato e dannoso di bevande alcoliche: mentre oggi l’Ue sembra porre l’accento indistintamente sull’abuso di superalcolici, o addirittura sul cosiddetto “binge drinking”, molto in voga nei Paesi del Nord Europa, «trascurando le tradizioni italiane e le specifiche salutistiche legate al consumo consapevole di vino e birra». Gli fa eco il presidente reggente di Confindustria Lecce Nicola Delle Donne, annunciando missive al ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, al primo vicepresidente della Commissione Agricoltura Paolo De Castro «e a tutti gli europarlamentari del territorio perché si attivino per la valorizzazione della dieta mediterranea e dei prodotti tipici dell’agroalimentare che ne sono fondamenta».

Nonché per arginare il rischio di “health warnings” sulle etichette, come accade con le sigarette, o più tasse e accise sui prodotti alcolici e limitazioni sulle attività di promozione e marketing, cosa rappresenterebbe una mazzata mortale per l’Italia, e non sarebbe neppure il primo tentativo: «Troppe - concludono Spinelli e Delle Donne - le iniziative che l’Unione sta portando avanti per colpire duramente prodotti italiani: zucchero, carni rosse, formaggi, prosciutto e via dicendo. E’ il momento di intervenire in maniera chiara e definitiva». E se Paolo De Castro annuncia che la stessa è già al lavoro per limare il testo, semplice raccomandazione che non ha nulla di vincolante - «noi speriamo di poterlo cambiare, ma se servirà siamo anche pronti a votare contro», ha spiegato De Castro al giornale on line “Linkiesta” - Dario Stefàno, presidente della Commissione politiche dell’Ue a Palazzo Madama e padre della normativa sull’enoturismo, è ultimativo: «Non è possibile approcciarsi al vino in modo così superficiale e tranchant. Ma davvero l’UE intende equiparare un sorso di buon vino al mero abuso e all’alcolismo o, peggio ancora, correlare la vecchia buona abitudine dei nostri nonni con l’alta possibilità di contrarre il cancro?». Il senatore ha già chiesto infatti ufficialmente al Ministro Patuanelli quali iniziative intenda intraprendere, anche in sinergia con gli altri partner europei, “per tutelare quello che è un patrimonio eccezionale della nostra storia e cultura. E della nostra dieta: basterebbe guardare la dieta dei centenari sardi per capire che questa correlazione è un’assurdità». Posizioni talebane e assurde: «Ci auguriamo che il mondo politico italiano voglia difendere un valore identitario ed economico del nostro Paese da quest’assurda demonizzazione» conclude Piernicola Leone De Castris, vicepresidente del gruppo vini di Federvini, «perché tutto fa male, se consumato in eccesso».

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