Ucraini in Puglia, tremila domande per l'assistenza sanitaria

Ucraini in Puglia, tremila domande per l'assistenza sanitaria
di Alessandra LUPO
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Sabato 4 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:21

I numeri complessivi potrebbero essere molto più alti, non sempre chi fugge dalla guerra in Ucraina segue infatti percorsi ufficiali di accoglienza e in molti casi non ha ancora raggiunto la sua destinazione. 
Ma sinora sono stati in tutto 3003 i rifugiati in Puglia che hanno presentato richiesta del codice Stp, a partire dal 24, data di inizio del conflitto che proprio ieri ha contato i suoi primi 100 giorni. Tra questi 1679 sono i maggiorenni e 1324 i minori. 

Il dato

Un numero in continua crescita se si pensa che ad aprile erano ancora 2440 le richieste. Il codice Stp (Straniero Temporaneamente Presente) è uno strumento che permette l’applicazione del diritto all’assistenza sanitaria anche ai cittadini extra-Ue senza permesso di soggiorno. I numeri del ricorso al codice, che dura sei mesi, rendono l’idea della situazione e di come stia evolvendo. La mèta con più richieste resta la provincia di Foggia (1349 domande). Seguono Bari (573), Taranto (507), Bat (240), Brindisi (198) e infine Lecce (136). 
I dati ricalcano la presenza di cittadini ucraini presenti in Puglia prima della guerra, che solo a Foggia erano 1233 sui 2.791 totali (dato Istat al 1° gennaio 2021).

Risulta evidente, quindi, che la maggior parte dei profughi abbia cercato di raggiungere familiari o conoscenti che si trovavano già in Italia per lavoro, con la sola inversione tra le province di Lecce e Brindisi. Lecce aveva infatti più cittadini ucraini di Brindisi prima della guerra (191 contro 77) ma i profughi si sono comunque riversati più nelle altre province che nel Salento, forse anche a causa della distanza. Ma l’emergenza non riguarda solo chi arriva oggi. Anche chi già viveva in Italia ora non può più tornare a casa e merita una nuova attenzione. 

Le associazioni

Lo spiega perfettamente Ilaria Zacheo che nella Grecìa salentina cura con la sua associazione, Philos, il progetto Kalos Irtate, pensato su misura per accompagnare i rifugiati in questo difficile passaggio. 
«Come associazione - spiega Ilaria Zacheo - abbiamo aiutato non solo chi è arrivato dal 24 febbraio a oggi ma anche le tante cittadine ucraine che erano già sul territorio - quasi sempre badanti - e che per ora non possono tornare a casa. A tutti abbiamo fornito un supporto per la prassi burocratica utile per la richiesta di protezione temporanea ma anche per la richiesta di contributi erogati dalla Protezione civile». 
E adesso che lo spettro della guerra si allarga lo stesso stanno facendo con le donne moldave che non hanno il permesso di soggiorno: «Le richieste - conclude la volontaria - arrivano da buona parte del Salento».
Un discorso analogo lo porta avanti nel Tarantino Enzo Pilò, referente dell’associazione Babele. «Noi gestiamo progetti Sai. Siamo fuori dal circuito dal 2018 ma in questa fase abbiamo gestito l’emergenza ucraina per alcuni comuni del Tarantino come Grottaglie, San Marzano e Carosino. Nei comuni - spiega Pilò - accanto ai posti letto ci sono state fin dall’inizio una serie di famiglie che hanno attivato un’accoglienza spontanea nelle proprie case. Una soluzione che rappresenta un’alternativa preziosa rispetto ai centri, che spesso possono essere stranianti e non inclusivi per chi vi soggiorna». La straordinaria risposta alla guerra ha infatti portato a tutti i livelli anche a rivedere alcune convinzioni e prassi sull’accoglienza. «Speriamo che questo tipo di risposta - conclude il volontario - venga estesa anche ad altre tipologie di richiedenti asilo: sarebbe un ottimo risultato».

 
Ai profughi minorenni intanto è stata garantita la continuità scolastica, attraverso una serie di progetti mirati. E proprio nei giorni scorsi, 25 fioriste ucraine nel Salento hanno salutato l’inizio di “Leverano in Fiore 2022 “, manifestazione storica legata al settore florovivaistico realizzando bouquet e copricapo floreali. 
Mentre le iniziative di solidarietà, supporto e sensibilizzazione non si fermano, la Procura di Bari tre settimane fa ha intanto aperto l’indagine su presunti crimini di guerra commessi da soldati russi su civili ucraini. Un’azione che fa seguito alla richiesta avanzata da Eurojust alle Procure presso la Corte penale internazionale e nei diversi Stati membri che mira a raccogliere un dossier su violenze e abusi commessi dai soldati durante l’occupazione delle città. 

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