Qui la festa, in Ucraina la guerra: la difficile Pasqua dei profughi

Qui la festa, in Ucraina la guerra: la difficile Pasqua dei profughi
di Matteo BOTTAZZO
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Domenica 17 Aprile 2022, 07:45

Per tantissimi sarà una Pasqua normale, finalmente, dopo due anni di restrizioni legate alla pandemia, ma per il popolo ucraino non sarà così perché le tante persone che sono arrivate nel nostro Paese avrebbero dovuto e voluto trascorrere questi giorni di festa nelle loro case e sopratutto con i loro cari. Le famiglie pugliesi però stanno dimostrando di avere grandi capacità d’accoglienza, alla pari della voglia del popolo ucraino di integrarsi nella nostra terra e nelle nostre tradizioni e usanze, consapevoli che questo rappresenta il modo più giusto di poter vivere un momento così complesso.
Le Caritas pugliesi sono in prima linea per agevolare questo processo di inserimento, come sta avvenendo nel Salento nella piccola frazione di Merine, nella parrocchia di San Giovanni Paolo II dove ci sono 28 rifugiati di guerra che sono stati accolti alle porte della città di Lecce: «In Ucraina il 70% delle popolazione è di fede ortodossa e la loro Pasqua sarà il prossimo 24 di aprile, per questo ci stiamo attrezzando per permettere loro di vivere questi giorni, nel miglior modo possibile. Il vescovo in prima persona si è attivato per poter trovare un parroco di fede ortodossa che possa celebrare i riti della loro Pasqua nel nostro territorio, in modo per farli sentire a casa, anche se la loro casa è a duemila chilometri da qui - ha commentato don Nicola Macculi, direttore della Caritas di Lecce -. Questa settimana però sono stati al nostro fianco, hanno partecipato alla lavanda dei piedi e pranzato con il vescovo per condividere un momento di riflessione comune. In questi giorni i più piccoli hanno ricevuto dalle famiglie salentine delle uova di Pasqua che hanno strappato un sorriso anche alle loro mamme, felici di vedere i piccoli emozionati nel ricevere questi doni e soprattutto giocare con i bambini delle nostre parrocchie».

L'appello da Bari

Non è solo il Salento in prima linea in questa corsa all’integrazione, anche a Bari la Caritas si è attrezzata in questi giorni. Tra Bari e provincia ci sono oltre 60 donne e bambini che sono stati strappati alle loro case dalla guerra e che hanno trovato rifugio in riva all’Adriatico: «Nei loro occhi c’è troppa tristezza per vivere con serenità questi giorni, le immagini che arrivano dall’Ucraina non sono incoraggianti, la Pasqua alimenta la voglia di pace che c’è in tutti noi», commenta Don Vito Piccinonna parroco della chiesa Santi Medici e direttore della Caritas diocesana di Bari. «Le nuove tecnologie permettono a queste persone di rimanere in contatto con i loro cari che hanno scelto di rimanere nell’est Europa, ma la sofferenza e la preoccupazione ha spesso il sopravvento. Il nostro impegno è quello di dimostrargli vicinanza e soprattutto cercare di rendere migliore la loro permanenza in Italia. Nei giorni scorsi abbiamo attivato dei corsi di italiano che sicuramente aiutano l’integrazione. Molti di loro hanno partecipato ai riti della nostra Settimana santa, ma l’impegno principale è stato anche delle famiglie delle nostre parrocchie che volontariamente hanno chiesto di poter ospitare queste persone nelle loro case, per permettergli di integrarsi con il nostro territorio attraverso le nostre tradizioni e la nostra cucina. È un percorso lungo, così come quello della ricerca della pace nel territorio ucraino, ma queste persone si stanno dimostrando umili e con grande forza d’animo».
 

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