Ucraina, primi arrivi in Puglia: famiglie in campo per la solidarietà

Ucraina, primi arrivi in Puglia: famiglie in campo per la solidarietà
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Venerdì 4 Marzo 2022, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 13:24

Censire chi arriva alla spicciolata, accogliere gli arrivi organizzati, fare in modo che nessuna risorsa vada sprecata e che coloro i quali fuggono dalla guerra abbiano tutti un tetto sulla testa, cibo nel piatto, assistenza sanitaria. La Puglia dell'accoglienza si organizza, da Foggia a Lecce, per abbracciare gli ucraini in fuga. E per mettere in rete i Cas, i centri di accoglienza gestiti dalle prefetture, con la rete Sai comunali onorando il grande spirito solidale dei pugliesi. Sono infatti centinaia le famiglie disponibili ad aprire le porte della loro casa, sebbene per il momento come confermano comuni e prefetture non ci sia ancora una vera e propria emergenza.

Vertice in Prefettura

Lunedì si riunirà un vertice in prefettura a Lecce, mentre ieri se n'è tenuto uno a Bari per delineare meglio le procedure da seguire per la raccolta dei farmaci, avviata dalla Regione che ha coinvolto anche i pediatri per l'assistenza ai bambini -, censire i posti disponibili nei Cas e affrontare il problema principale del momento: «Non riusciamo a intercettare gli arrivi non organizzati - ha spiegato la prefetta di Bari, Antonella Bellomo -. È necessario un patto tra istituzioni per creare un piccolo database dove far affluire informazioni, numeri utili. Vorremmo fare in modo che coloro i quali ne avessero bisogno, possano agevolmente comunicarci la loro presenza perché possano ottenere il permesso di un anno, un tetto e l'assistenza sanitaria».

Un modello da seguire lo ha offerto, la scorsa estate, l'esodo degli afghani dal Paese ormai nelle mani dei talebani.

Il patto fra istituzioni sarà il telaio di una vasta mole di servizi che è necessario mettere in piedi, a partire per esempio dal completamento del ciclo vaccinale per i bambini o alle iscrizioni a scuola. Dal canto loro, le Università si sono già dette pronte ad accogliere studenti e professori, anche grazie alle risorse che la Regione metterà a disposizione per borse di studio e alloggi.

I nodi da sciogliere

Il nodo principale da scogliere, insomma, è capire ora chi e quante persone arrivano, propri per via del fatto che molti ucraini raggiungono familiari che già vivono qui. «Abbiamo difficoltà ad avere numeri precisi» ha ammesso il sindaco di Bari, Antonio Decaro. Nel Barese la rete dei Cas verrà comunque allargata: la prefettura pubblicherà un bando per raccogliere le adesioni di strutture che possano offrire vitto, alloggio e servizi di pulizia. Verso le prefetture saranno convogliate poi tutte le disponibilità manifestate dalle singole famiglie, dalle parrocchie, dalle associazioni e dagli stessi Comuni, come è accaduto nel Salento dove un professore associato di Scienze dell'Educazione, Giuseppe Piccioli Resta, ha raccolto grazie ai social la disponibilità all'accoglienza da parte di un centinaio di famiglie: «Consegno tutto alla Curia di Nardò, dove vivo, che si occuperà di incanalare questo fiume di solidarietà verso la prefettura».


In prima linea gli assessorati ai Servizi sociali. A Bari l'assessora Francesca Bottalico precisa che «per il momento non ragioniamo di grandi numeri, ma tantissime famiglie si sono dette disponibili ad aprire le porte delle loro case attraverso il portale Famiglie senza confini del Comune. Abbiamo già dato sostegno a una mamma con un bambino che aveva necessità di un servizio educativo di supporto». «In queste ore dice Silvia Miglietta, assessore ai Servizi sociali del Comune di Lecce - anche nella nostra città cominciano a registrarsi i primi arrivi alla spicciolata di persone che si ricongiungono con parenti che vivono e lavorano in città. Ci aspettiamo un flusso più organizzato, frutto delle politiche di ricollocazione dei profughi annunciate dall'Unione Europea». Lunedì a Lecce ci sarà la prima riunione operativa in prefettura: «Chiedo di segnalare al Comune gli arrivi non organizzati - chiude Miglietta - anche per dare la possibilità alle istituzioni di censire queste famiglie e poterle sostenere. Lecce è pronta».
 

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