L'intervista/Gianfranco Viesti (economista): «Sulle ferie l'ombra del conflitto. Maggiori rinunce per i ceti deboli»

L'intervista/Gianfranco Viesti (economista): «Sulle ferie l'ombra del conflitto. Maggiori rinunce per i ceti deboli»
di Alessandra LUPO
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Domenica 3 Aprile 2022, 15:39

«Guerra in Ucraina e crisi economica, ma anche coda della pandemia tutt'altro che superata. Ne faranno le spese gli operatori del turismo? Non necessariamente, esistono spinte potenti ma contrapposte. Dobbiamo capire quale prevarrà». Gianfranco Viesti, ordinario di Economia Applicata all'Università Aldo Moro di Bari è meno pessimista rispetto alle previsioni sul turismo della prossima estate che in queste ore preoccupano gli operatori. «Certo, è impossibile programmare - spiega - ma a risentirne potrebbero essere solo alcune fasce. E comunque la regione si presta a un turismo diffuso che in questi anni ha dimostrato di reggere anche alla pandemia».
Gianfranco Viesti, alla vigilia della Bit di Milano, gli operatori sono preoccupati. Sarà una terza estate di magra?
«In gioco ci sono forze molto potenti e di segno contrario ed è molto difficile capire quale prevarrà: una spinta fortissima viene dalla voglia di recuperare rispetto a quello che ci è stato negato durante il periodo più critico della pandemia, in primis viaggiare. Ed è certamente la spinta più potente insieme a un discreto incremento dei redditi che si è registrato nel 2021 che potrebbe aiutare a consentirlo. Dall'altra parte c'è un fenomeno di aumento dei prezzi, dei trasporti e di tutti i beni necessari che inevitabilmente riduce questa spinta. E soprattutto c'è una grande incertezza riguardo a quello che sta succedendo in Europa e nel modo. Credo che la previsione più sensata che si possa fare in questo momento è che si deciderà più tardi rispetto al solito».
Un'altra estate di incertezza per il settore, quindi, che in questo modo non potrà programmare...
«Mi sembra difficile, visto il quadro estremamente incerto e anche molto preoccupante, che la gente possa programmare turismo e vacanze in forte anticipo. Anche quest'anno, ma per motivi diversi, si aspetterà il più possibile e poi si vedrà».
La pandemia non è ancora finita, nonostante la fine dello stato di emergenza. Questo comporterà secondo lei un altro anno di turismo di prossimità salvando in qualche modo l'estate degli operatori pugliesi?
«La crisi covid è ancora in corso e dovrebbe quindi restare presso i viaggiatori una preferenza verso le destinazioni ritenute più sicure, il lato Nord del Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Croazia) rispetto al lato Sud. Certo, c'è molta incertezza sull'arrivo dei turisti da molto lontano, posto che di russi non ne arriveranno e cinesi mi pare molto difficile. Potrebbe però esserci un recupero degli americani e soprattutto, vista la situazione, potrebbe rafforzarsi il flusso di turisti europei».
Crede che il turista medio sia cambiato?
«La pandemia ha acuito le disparità sociali e questa inflazione ha colpito i ceti più deboli, non è escluso dunque che si registri un flusso maggiore verso le strutture di qualità e costo medio alti rispetto a quelle di fascia più bassa. Il pericolo è che l'inflazione porti a un fenomeno di rinuncia alle vacanze più diffuso da parte di una fascia di popolazione italiana che a conti fatti valuterà di non poterselo permettere».
La Puglia in questo scenario resterà a galla o rischia di vedere franare i primati raggiunti negli anni recenti?
«Vedo più elementi a favore che contro: la Puglia trae profitto dal fatto che ci si arriva facilmente e con tanti aerei. Quello pugliese è non solo un turismo relativamente di prossimità ma può anche contare su un'accoglienza molto più diffusa e meno concentrata in grandi strutture, fattore che aiuta sulle valutazioni legate al covid. Per questo motivo, nonostante tutto, la regione potrebbe non essere particolarmente colpita».
Esiste secondo lei una proposta che gli operatori potrebbero avanzare al governo per superare il periodo, penso al Bonus Vacanze di Conte per esempio, posto che oggi incentivare è di certo molto più difficile?
«Certo, far interrompere i combattimenti in Ucraina».

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