Estate da record in Puglia: +20% di turisti. Ma i problemi restano

Estate da record in Puglia: +20% di turisti. Ma i problemi restano
di Rita DE BERNART
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Martedì 24 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:40

«Una Puglia da record, promossa dai numeri, che ora deve consolidare il trend e raggiungere la maturità». Le cifre sono importanti, la notorietà c’è: per il mese di agosto, sebbene non siano stati ancora pubblicati i dati ufficiali, si parla di un 20% di turisti in più rispetto alla scorsa stagione e di numeri vicini e, in alcuni casi persino superiori al 2019 e 2018, anni precovid chiusi con il segno più rispetto ai precedenti. Forse l’estate migliore degli ultimi 20 anni in qualche caso. Bene il mare che rappresenta ancora circa l’80% dell’offerta complessiva, ottimi i risultati in particolare per il Salento e la Valle d’Itria scelti, soprattutto la seconda, da vip e personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, dello sport. 

Se le presenze crescono la qualità dei servizi scende

La stagione turistica 2021 ha messo in evidenza però una serie di lacune da colmare. Proprio in virtù dell’elevato numero di presenze sul territorio. Il rapporto quantità – qualità, alla base dell’equazione turistica, infatti non è dei migliori. E non è solo una questione di oggettiva difficoltà a mantenere alti gli standard dei servizi quando ci si trova ad accogliere migliaia di persone. Smaltita l’ubriacatura da tutto esaurito e boom di turisti bisogna fare i conti anche con ciò che non ha funzionato. Ma anche con un turismo ancora fortemente legato alla stagionalità e ai tre mesi estivi. E con ciò che oggettivamente manca per parlare di accoglienza qualificata e di una destinazione turistica all’altezza del parterre internazionale al quale si rivolge. Tanti i nodi da sciogliere e le problematiche da risolvere. A partire dall’abusivismo a 360° che è riesploso in modo prepotente; nella rete delle migliaia di richieste infatti hanno trovato nuovamente spazio truffe di case fantasma, annunci tranello, taxi e navette improvvisate e la nuova moda delle feste abusive organizzate in abitazioni private, in locali e persino lidi, sia lungo la costa adriatica che jonica, trasformati in discoteche. Migliaia di giovani, giunti in massa nelle località salentine più gettonate come Gallipoli e Porto Cesareo: centinaia di biciclette in giro senza l’ombra di piste ciclabili; incidenti, schiamazzi, disordini.

Sintomi di un territorio impreparato ad accogliere il segmento e a mettere in campo un sistema di controllo adeguato. Assenti strutture pubbliche come servizi igienici, terminal bus attrezzati, punti informazione. «La Puglia – commenta Marina Lalli, presidente di Federturismo nazionale - ha lavorato tanto negli anni passati per raggiungere questi risultati, non è tutto solo frutto del Covid che ha spinto in tanti verso il sud piuttosto che all’estero. Ora però occorre raggiungere un livello di maturità diversa adeguato alla scala internazionale su cui siamo saliti. Innanzitutto lavorare sulla competenza dell’accoglienza e la qualità del servizio. Solo in questo modo i turisti torneranno anche dopo la prima esperienza. È importante sedersi e capire dove vogliamo andare e investire nelle infrastrutture e nei servizi anche grazie ai fondi messi a disposizione con il Pnrr Ma bisogna porre attenzione anche alla formazione del personale, formando figure specializzate in tutti i settori». 

Trasporti in ritardo e manca anche il personale

Trasporti, collegamenti, porti turistici, piste ciclabili, le infrastrutture sono ormai improrogabili ma la strada per costruire un’industria turistica di alto livello passa anche per la sostenibilità, dei luoghi e del lavoro, e dalla tutela dei lavoratori. Il paradosso di questa estate ha visto contrapposti su due fronti lavoratori e imprese. Il settore ha reclamato l’impossibilità di trovare addetti in ogni segmento dalla ristorazione al ricevimento nelle strutture ricettive, figure come guardiani, manutentori e bagnini e anche ruoli intermedi. Principale imputato il reddito di cittadinanza. D’altro canto però i sindacati denunciano spesso paghe al di sotto del minimo sindacale, lavoro nero e turni massacranti. La questione impone una riflessione attenta anche alla luce degli incidenti mortali avvenuti nei giorni scorsi proprio a danno di giovanissimi che a notte fonda rientravano dal turno di lavoro. «Quest’anno – continua Lalli - si è verificata una situazione un po’ particolare. Da un lato i lavoratori, i giovani, venivano da un anno molto difficile e hanno sicuramente avuto paura di rinunciare ai sussidi, mentre gli imprenditori non hanno assunto a lungo termine per paura di non farcela. Inoltre va detto che le figure specializzate spesso non si fermano qui proprio perché danno che difficilmente possono ambire ad un contratto per tutto l’anno».

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