Turismo, molte presenze in Puglia ma il Pil resta basso

Turismo, molte presenze in Puglia ma il Pil resta basso
di Oronzo MARTUCCI
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Mercoledì 10 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:50

Gli esperti di turismo, coloro che sono abituati a ragionare sui numeri, sui flussi di arrivi e presenze e sui ricavi, esortano a evitare dichiarazioni affrettate sull’andamento della stagione turistica della Puglia, e a non mettere in correlazione diretta prezzi in aumento e presenze in diminuzione. «I conti si fanno a fine stagione - sottolinea Giuseppe Pagliara, amministratore delegato del gruppo Nicolaus/Valtur - e penso che la Puglia farà registrare anche ad agosto numeri interessanti». Ma ci sono alcune valutazioni che si possono già esprimere su cosa è oggi la Puglia turistica e cosa deve essere. Ci sono due elementi su cui lavorare per non finire fuori strada: qualità e sostenibilità dell’offerta. Se si segue il percorso della qualità e della sostenibilità, cioè di servizi adeguati in un contesto rispettoso dell’ambiente, non è la diminuzione di arrivi e presenze che deve preoccupare, semmai il contrario: l’overtourism, l’aggressione del territorio da parte di vacanzieri irrispettosi e di indigeni pronti ad affittare stamberghe come fossero case a 5 stelle e spesso in nero. Come in nero sono molte entrate del turismo allargato, cioè delle attività commerciali, grazie all’utilizzo esagerato dello scontrino non fiscale.


Guglielmo Forges Davanzati ha scritto ieri sul Nuovo Quotidiano che «in Puglia, il turismo non produce crescita perché non genera incrementi di produttività, perché i salari in quel settore sono molto bassi ed è elevata la presenza del sommerso. E le prospettive di rallentamento degli arrivi, dovuti al protrarsi della guerra in Ucraina, gettano un’ombra sulle prospettive di sviluppo della regione». Forges Davanzati ha anche ricordato che la Puglia negli ultimi venti anni ha accresciuto la dipendenza dal turismo più del resto del Paese e che «tale crescita è avvenuta di pari passo con la riduzione dell’incidenza dell’industria manifatturiera nella regione». 

Il Pil


Ovviamente gli operatori turistici protestano quando si parla di sommerso, di evasione fiscale e di rilascio di scontrini non fiscali che però si registrano in diverse occasioni. Ma facendo parlare i numeri, quelli dell’Agenzia delle Entrate, si scopre che nei Comuni turisticamente rilevanti della Puglia il turismo non produce un prodotto interno lordo in linea con le presenze. Per evitare fraintendimenti, è il caso di riportare il reddito medio dichiarato nel 2020, con riferimento all’anno di imposta 2019, cioè quello del boom pre pandemia. A Vieste, la località più frequentata della Puglia, a fronte di 1.916.500 presenze ufficiali (che diventano 3.999.706 se si aggiungono quelle del turismo che non appare, calcolate dalla società New Mercury Tourism Consulting per conto di PugliaPromozione) nel 2019 il reddito medio pro capite dei 9.385 residenti è stato di 12.233 euro. A Ugento, altra località al top, a fronte di 861.000 presenze turistiche il Pil pro capite medio è stato di appena 11.938 euro.
Sul Gargano, Peschici (611.000 presenze ufficiali e 2 milioni circa di presenze stimate) e Rodi Garganico (150mila ufficiali e un milione di presenze stimate) hanno avuto un Pil medio rispettivamente di 11.025 e 13.119. 
Anche nella provincia di Lecce il Pil turistico stenta a decollare. Solo a Lecce città gli investimenti effettuati negli ultimi 20 anni hanno provocato una crescita consistente, sino a farla diventare la città capoluogo pugliese con il Pil medio pro capite più alto: 21.026 euro, a fronte dei 20.642 euro di Bari. A Porto Cesareo con 304.500 pernottamenti ufficiali e 1,7 milioni stimate da Nmtc il Pil è di 12.238 euro. Reddito medio superiore a 15 mila euro a Otranto (15.451) e Gallipoli (15.999). E poi: 14.825 euro a Nardò e 13.871 euro a Melendugno. A Maglie il Pil arriva a 17.912, perché ci sono attività produttive di vario genere.
Anche tra Ostuni, Fasano, la Valle d’Itria e la Costa dei Trulli Pil non molto alto. Ostuni ha il Pil pro capite più alto (16.291 euro). Cisternino è a quota 15.580 euro. Ceglie e Carovigno arrancano rispettivamente a 13.275 e 13.106 euro. Eppure Carovigno nel 2019 ha avuto 550.000 pernottamenti ufficiali (1.500.000 quelli stimati). Brindisi è a 18.543 euro, Mesagne a 15.644. A Mesagne ogni cittadino ha dichiarato al fisco 1.400 euro in più rispetto a ogni cittadino di Fasano, nonostante l’assenza di costa e di spiagge e di resort a 5 stelle.
Anche nella provincia di Taranto il Pil pro capite più alto non si registra nelle località turistiche. Castellaneta con 350.000 presenze turistiche ufficiali e 2.260.000 presenze stimate ha un Pil medio di 15.314 euro. A Taranto è l’Ilva che fa crescere il Pil sino a 19.181 euro. Così nei comuni vicini: Leporano (18.623 euro) San Giorgio Jonico (17.288 euro), Monteisai (17.314) Statte (16.808), Grottaglie (15.927). Il reddito di Martina Franca (Pil di 16.007) è riconducibile a turismo, manifattura (confezioni), commercio e agricoltura. 
I comuni turisticamente rilevanti della provincia di Bari sono tutti attorno ai 15 mila euro di Pil pro capite, con il capoluogo che arriva a 20.642 euro. Monopoli ha un Pil di 15.800 euro, Alberobello, di 15.948, Locorotondo di 15.307, Polignano a Mare di 15.219.
La provincia Bat presenta infine una condizione nella quale ci sono, per ora, pochi turisti e redditi bassi: Trani è a quota 15.908 euro, Barletta a 14.513, Andria a 13.144 euro.

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