Turismo in crisi: non c'è personale. Mancano guide, camerieri, chef e baristi

Turismo in crisi: non c'è personale. Mancano guide, camerieri, chef e baristi
di Giuseppe ANDRIANI
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:09

Il lavoro c’è, ma non il personale. Nel settore turistico l’estate della ripresa dopo la pandemia, con arrivi e partenze che continuano a crescere e danno linfa a tutto il movimento, fa segnare una crisi nel reperimento delle professionalità richieste. L’ultimo appello del ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, parla di 350.000 addetti ai lavori mancanti in tutto il territorio nazionale. E UnionCamere, per la Puglia, aveva previsto una richiesta di oltre 6.000 operatori solo per il mese di maggio. L’estate del ritorno degli stranieri in Italia, la prima senza limitazioni di alcun tipo agli spostamenti e quindi ai viaggi, è più complicata del previsto. Il personale non c’è e diventa un’emergenza vera e propria. Del resto anche nelle scorse stagioni, al di là dei due anni di pandemia, il problema si era posto in maniera seria e le previsioni per questo 2022 sembrano ancora più preoccupanti. Tanti gli esempi e gli appelli che si sono ripetuti nel corso delle ultime settimane. Intanto non ci sono le guide turistiche, che in alcuni casi hanno anche problemi con la lingua, quando si esce dai binari dell’inglese o dello spagnolo. 

Le guide turistiche

«Trovare guide turistiche abilitate e competenti è diventato difficilissimo», spiegano Enzo Sgaramella e Roberta Attimonelli, titolari del tour operator Turisti in Puglia. «Dal nostro piccolo punto di osservazione - spiegano i due imprenditori di Trani - possiamo dire di aver lavorato molto in questi anni per preparare il campo alla ripresa, potenziando e diversificando servizi e offerta. Ora che siamo dentro la agognata ripresa ci rendiamo conto che trovare guide turistiche qualificate in Puglia è praticamente impossibile. Le poche che hanno resistito alla pandemia preferiscono lavorare da freelance. La scarsità di risorse umane ha fatto, ovviamente, lievitare il prezzo delle visite guidate, un dato che potrebbe, tra l’altro, portare anche conseguenze non piacevoli per l’immagine della Puglia… ». 
È solo un problema di costi? Non sembra così. L’impressione è che, quando si parla di settore turistico, la pandemia abbia dato un colpo durissimo che sarà difficile assorbire. In tanti hanno preferito “cambiare vita”, cercando un impiego stabile in settori diversi, per non subire gli effetti negativi degli ultimi due anni senza lavoro. E c’è poi il problema, tutt’altro che secondario, della formazione.
«Per poter svolgere la professione di guida turistica è obbligatorio essere abilitati. La Regione Puglia attraverso una selezione pubblica con esame scritto certifica le abilitazioni. L’ultimo bando è stato pubblicato nel 2016 e con proroghe si è arrivati al 2018 ma da allora non ci sono state possibilità per nuove abilitazioni. Dunque da 4 anni in Puglia non si “producono” più nuove guide turistiche», spiegano da Turisti in Puglia. Seguendo il progressivo dei tesserini di abilitazione della Regione, in Puglia oggi ci sono 3.224 guide. 

Bar e ristoranti

E ristoratori e proprietari di bar non se la passano di certo meglio, se il tema della settimana è proprio la difficoltà nel reperire camerieri, baristi, personale da sala e così via. Singolare il caso dell’osteria A’roma, in pieno centro a Lecce, che qualche giorno fa ha annunciato la decisione di “limitare momentaneamente il numero dei coperti da servire”. I titolari, Stefano e Fabiana, hanno spiegato così il momento: «Ci troviamo in seria difficoltà e non ci vergogniamo a dirlo, nella ricerca del personale. Per questo motivo non accetteremo più prenotazioni e gestiremo i coperti man mano che verranno da noi, per poter garantire un servizio all’altezza dei nostri anni a Lecce». Insomma, non c’è personale e i coperti sono pochi, allora tanto vale prediligere un lavoro di qualità. 
Del resto basta fare una passeggiata nelle nostre città, è difficile non notare i cartelli con su scritto “cercasi personale”, all’esterno di numerose attività commerciali nel settore della ristorazione. Nelle ultime settimane hanno dovuto abbassare la saracinesca due attività in Piazza Mercantile a Bari, in una città che invece ha visto crescere in maniera esponenziale il turismo e che ha anche saputo diversificare la propria offerta, fino a mutare profondamente l’assetto commerciale di Bari Vecchia, tanto per fare un esempio. 
E chi resiste racconta come dopo il Covid ha dovuto ridurre notevolmente il numero del personale, tra cucina e sala, per lavorare chiaramente meno, e soprattutto con meno coperti. Insomma, se l’osteria di Lecce ha esplicitato il problema sui social, lo stesso nodo è stato affrontato in queste settimane da tanti, che hanno invece agito direttamente. Il problema c’è, esiste, al di là di quali poi siano le cause. «La mancanza di personale getta un’ombra sull’estate della ripresa del turismo. Se il sistema delle imprese ricettive e della ristorazione non riuscirà a rimpiazzare almeno parte delle 300mila figure lavorative attualmente non disponibili, non sarà in grado di soddisfare la domanda prevista per la stagione estiva, mettendo a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi, a danno non solo di hotel, ristoranti e bar ma anche dei negozi», spiegano da Assoturismo. È una crisi del lavoro ribaltata, ma è crisi vera.