Oltre 800 posizioni aperte nel settore del turismo e della ristorazione solo nelle province di Lecce e Brindisi, alle quali si aggiungono le altre centinaia del Tarantino e del Barese. È quanto emerge dal report settimanale delle offerte di impiego dell’Arpal, l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, che testimonia quanto sia difficile, a stagione già iniziata, reperire risorse qualificate da inserire negli organici delle strutture turistiche e ricettive. Ma è altrettanto difficile orientarsi nella giungla dei Centri per l’impiego - soltanto di recente rafforzati con nuovo personale - e che, per anni, sono rimasti tali solo sulla carta. Ancora oggi, i servizi cambiano da provincia a provincia e la piattaforma Lavoroperte della Regione non permette nemmeno di filtrare i contenuti in base al settore lavorativo (turistico, ricettivo o alberghiero) nel quale si cerca un impiego: perdersi nel mare magnum dei social, incappare in offerte poco serie o non riuscire a orientarsi verso quella che fa al caso proprio è, dunque, facilissimo.
I dati
Attualmente, nel Salento, delle oltre 1.000 offerte aperte, più di 700 riguardano il settore turistico-ristorativo. Nel Brindisino sono 86 su quasi 170. Ci sono poi le decine di posizioni ancora da chiudere nelle province di Taranto e Bari, per le quali, però, reperire dati ufficiali è ancora più complesso: scarseggiano sui siti di Pugliaimpiego, sono disseminate in mille rivoli. Alle posizioni riguardanti strettamente l’area turistico-ricettiva, bisogna aggiungere le altrettanto numerose richieste di personale per l’indotto che ruota attorno al turismo, a partire da pulizie e trasporti.
I nodi da sciogliere
Fra i tanti, c’è un nodo da sciogliere: la mancanza di professionalizzazione. Lo testimoniano i dati sulle iscrizioni agli istituti professionali per i servizi in Puglia: in due anni si è passati da 24.547 iscritti (2018/19) a 12.986 (2020/21). Secondo l’assessore regionale alla Formazione e alle Politiche per il lavoro, Sebastiano Leo, la questione del mancato incontro tra domanda e offerta non è questione pugliese, «ma di tutte le regioni. Dipende dai livelli retributivi, dai contratti collettivi di riferimento, dalla stagionalità, dalla crescita esponenziale del settore e dalla specificità delle nuove figure professionali richieste. Quindi anche dalla formazione professionale». La Regione sta lavorando da tempo per mettere in campo nuovi strumenti: «Penso - spiega Leo - all’Istituto tecnico superiore per il Turismo, con tassi di placement di oltre l’80% a sei mesi dal diploma. O a programmi come Garanzia giovani o all’Avviso dedicato alla formazione nei settori cosiddetti prioritari per la Puglia tra cui, appunto, il turismo. E comunque - aggiunge - non basta: servono progetti formativi ancora più snelli. Grazie al percorso “Agenda per il lavoro 2021-2027”- chiude Leo - la Regione sta incontrando cittadini, imprese, gruppi e sindacati, con l’obiettivo di superare il disallineamento tra domanda e offerta».
Il decreto Flussi
Per far fronte alla carenza di manodopera nel settore turistico si è mosso anche il ministero del Turismo, guidato da Massimo Garavaglia, che ha chiesto a Federturismo, Confturismo, Assoturismo e Federterme di indicare una stima del fabbisogno del settore distinta fra stagionali e non stagionali. Obiettivo: intraprendere azioni per fronteggiare la mancanza di lavoratori, anche con un nuovo Decreto Flussi. Un’iniziativa che, però, non è stata condivisa da tutti. Per Giuseppe Coppola, responsabile del Turismo per Confindustria Lecce, si tratta di «una pagliacciata, un’offesa all’intelligenza delle persone». Proprio sul Decreto Flussi, intanto, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in un’intervista a Repubblica, ha annunciato l’ampliamento dei canali di ingresso legali in Italia, anche per tenere conto delle crescenti esigenze dei vari comparti economici.