Trivelle nel mare Adriatico, sulle autorizzazioni decide la Corte Giustizia Ue

Trivelle nel mare Adriatico, sulle autorizzazioni decide la Corte Giustizia Ue
di Maurizio TARANTINO
3 Minuti di Lettura
Sabato 15 Febbraio 2020, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:47
Toccherà alla Corte di giustizia dell'Unione europea decidere sulle autorizzazioni per le concessioni italiane sulla ricerca di idrocarburi nel mar Adriatico. Lo ha deciso il Consiglio di Stato rimettendo la decisione sul ricorso proposto dalla Regione Puglia ai giudici sovranazionali, in quanto, secondo il tribunale amministrativo, non sarebbero compatibili con le norme europee sulla concorrenza.

La vicenda si riferisce ad una serie di autorizzazioni rilasciate dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministero dell'Ambiente italiano al gruppo australiano Global Petroleum Limited ad effettuare ricerche in Adriatico. Secondo la sentenza del Consiglio di Stato se i giudici europei dovessero accogliere la sua posizione, le autorizzazioni dovrebbero essere annullate in accoglimento dei ricorsi della Regione Puglia. Di conseguenza, rischierebbero di essere annullate anche le autorizzazioni concesse ad altre società sulle quali sono pendenti analoghi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.

La Global Petroleum nel 2014 aveva presentato al Ministero dell'ambiente quattro istanze per ottenere le necessarie pronunce di compatibilità ambientale relative a indagini sismiche a due dimensioni ed eventualmente a tre dimensioni, da effettuare con air gun nelle aree interessate. Questa tecnica di indagine utilizza un generatore di aria compressa ad alta pressione che serve a generare onde sismiche che colpiscono il fondale: analizzando l'eco di ritorno, è possibile ricostruire la conformazione delle rocce che lo costituiscono e individuare eventuali depositi di idrocarburi sfruttabili commercialmente.

Un'attività che può essere dannosa per la fauna marina e che, per questo, richiede la Valutazione di impatto ambientale. Il Ministero quindi aveva dichiarato la compatibilità ambientale dei progetti in aree contigue, ognuna di esse di superficie di poco inferiori ai 750 chilometri quadrati. La Regione Puglia, quale ente chiamato a partecipare al procedimento, aveva impugnato i decreti con distinti ricorsi di primo grado al Tar competente sottolineando che il riferimento al limite dell'area del permesso di ricerca (750 chilometri quadrati) si riferirebbe non solo al singolo permesso, ma anche al singolo operatore, e che non potrebbe ottenere permessi relativi ad un'area di complessiva superficie maggiore. Di conseguenza la Regione ha ritenuto che il Ministero con il rilascio dei quattro permessi, abbia eluso il divieto.

Il Tar, a suo tempo, aveva respinto i ricorsi stabilendo che la normativa sarebbe volta non a salvaguardare l'ambiente, ma a favorire il razionale sfruttamento delle risorse di idrocarburi e quindi la concorrenza fra gli operatori del settore, concludendo che il singolo operatore ben potrebbe ottenere più titoli abilitativi, anche per aree contigue, purché presenti ciascuna istanza per un'area inferiore ai 750 chilometri quadrati e ottenga ogni autorizzazione all'esito di un distinto procedimento.

Un punto sul quale la Regione ha ribattuto che proprio l'esigenza di promuovere la concorrenza nel settore imporrebbe di limitare all'area considerata l'estensione massima dei permessi rilasciabili al singolo operatore, che altrimenti, a titolo di paradosso, potrebbe occupare tutto il mare sfruttabile con la propria attività. Soddisfatto per la decisione il presidente Michele Emiliano: «Ci hanno chiamato visionari, ribelli, utopisti quando dalla Puglia, soli contro tutti, abbiamo portato avanti la battaglia contro le trivelle per difendere il nostro mare. E oggi l'emozione è grande. Finalmente il Consiglio di Stato, dopo l'appello proposto dalla Regione Puglia, ha rimesso la questione trivelle alla Corte di Giustizia Europea per stabilire se si possono rilasciare ad uno stesso soggetto più permessi di ricerca per aree contigue (un modo per aggirare il limite di dimensioni consentito dalla legge). Non abbiamo mai abbassato la guardia per la difesa del mare e quella di oggi è la nostra vittoria, una vittoria dei pugliesi che non si sono mai arresi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA