Trivelle, non solo Tremiti: spuntano i primi via libera per lo Jonio e il Salento

Trivelle, non solo Tremiti: spuntano i primi via libera per lo Jonio e il Salento
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Martedì 19 Gennaio 2016, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 15:48

L’assedio dei mari pugliesi non riguarda solo le Tremiti, dove l’ok alla società Petroceltic ha fatto scalpore sia per la vicinanza al delicato arcipelago marino sia per la tempistica politica. Nel solo Adriatico, infatti: ad uno stadio molto avanzato dell’iter autorizzativo ci sono altre tre società mentre due sono quelle che puntano allo Jonio. E l’ultimo progetto che ha guadagnato un altro step è quello della Schlumberger: nello Jonio, tra golfo di Taranto, Gallipoli, Ugento e Santa Maria di Leuca. Il Comitato Via (Valutazione d’impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente ha infatti rilasciato “parere positivo con prescrizioni”: non è un’autorizzazione piena (come per le Tremiti), perché occorrono altri passaggi (toccherà anche al ministero dei Beni culturali prima del decreto definitivo dello Sviluppo economico).

Le autorizzazioni. L’accerchiamento dei mari pugliesi era già iniziato da tempo, ma ha cominciato a prendere concretamente corpo con i decreti di Via già rilasciati dal ministero dell’Ambiente lo scorso giugno (ora in attesa del via libera definitivo del ministero dello Sviluppo economico). In pochi giorni il disco verde è arrivato per le istanze di ricerca di idrocarburi presentate da Spectrum Geo, per 16.300 kmq dal Gargano a Santa Maria di Leuca, per quella di Petroleum Geoservice Asia Pacific, per altri 14.280 kmq da Bari a Leuca e con il grappolo di decreti Via arrivati sempre a giugno per Northern Petroleum da Monopoli a Otranto. A maggio, poi, era arrivato il parere favorevole anche per Global Petroleum Limited, ancora in attesa di decreto. E sullo Jonio le cose non vanno meglio. Dopo l’ok della commissione Via arrivato lo scorso 13 ottobre per due istanze presentate da Shell (la d73 F.RSH e la d74 F.R- SH) per due aree che si trovano tra gli specchi d’acqua di Taranto, Porto Cesareo e Nardò, ovvero il tratto dove si trova la maggiore concentrazione di cetacei e anche l’area marina protetta di Porto Cesareo, tra le poche già istituite in Puglia, il 10 dicembre è toccato anche a Schlumberger Italiana. Un’altra maxi istanza (la “d 3 F.P-.SC”) presentata a ottobre del 2014, che ha portato a casa il parere favorevole per ricercare petrolio in 4.030 kmq, l’intero Golfo di Taranto, fino a Gallipoli, Ugento e Santa Maria di Leuca.
Sempre nello Jonio attendono il via libera del ministero dell’Ambiente anche Global Med, la società con sede in Colorado che la scorsa estate bussò alla porta di 24 comuni salentini del basso Salento con la richiesta di prospezione per 1.493,7 chilometri quadrati al largo di Leuca (oltre che di Crotone e Capo Colonna). Mentre un po’ più a Nord, di fronte a Gallipoli, a cercare il petrolio sarà l'italiana Enel longanesi Developments, nell’area centrale del Golfo di Taranto, di fronte alle coste di Gallipoli e Nardò e sull'altra sponda, di Rossano Calabro.

La tecnica airgun. La via del petrolio, dunque, che mai come oggi accomuna tutte le regioni rivierasche d’Italia, da Nord a Sud, sembra vicina al traguardo per numerose aree, al netto del braccio di ferro politico (e giudiziario) in corso. Le esplorazioni utilizzerebbero la tecnica dell’airgun, la pistola sottomarina ad area compressa in grado di generare onde sismiche utili per individuare i possibili giacimenti petroliferi. Non le trivellazioni, insomma, quelle arriverebbero solo una volta accertata la presenza dell'oro nero, ma la nuova tecnica che negli anni ha sostituito l’esplosivo in mare, è ritenuta letale per la fauna marina, in particolare per i cetacei che continuano a spiaggiare senza motivo a pochi chilometri dalle coste pugliesi.

A.Lu.

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