Da Manduria alla Valle d'Itria: in tour su treni e autobus tra disagi e collegamenti sbagliati

Da Manduria alla Valle d'Itria: in tour su treni e autobus tra disagi e collegamenti sbagliati
di Lucia J. Iaia
7 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:48

Lasciandosi il Salento alle spalle, il viaggio di Quotidiano riprende da Manduria, terra dei Messapi e del vino Primitivo in direzione Valle D’Itria. Il percorso complessivo è di 166 chilometri tra andata e ritorno, con soste a Taranto, Martina Franca, Cisternino e Ostuni. Zainetto in spalla, l’avventura comincia con la partenza del treno regionale prevista per le 8.40 (1,10 euro). Entrando in stazione a Manduria, si ha la sensazione che sia poco frequentata. Non c’è un bar e nemmeno una biglietteria, se non quella automatica. Alle 9.05 e con 20 minuti di ritardo, arriva quello che non si può certamente definire un mezzo all’avanguardia. In gran parte simile ad un cumulo di vecchia ferraglia, l’immagine che emerge non è delle migliori. A bordo, pochi ragazzi e qualche pendolare. Per un disabile in carrozzina entrare è un’impresa. Naturalmente, nessuna traccia di prese elettriche per ricaricare dispositivi elettronici, mentre il caldo si può fronteggiare solo tenendo aperti i finestrini.

Le difficoltà per i disabili

«Ho fatto tante segnalazioni alle ferrovie – racconta Pierpaolo – ma ho sempre ricevuto risposte vaghe per esempio sulla possibilità di portare la bici in treno o anche evidenziando le difficoltà di chi ha problemi di deambulazione. Il problema è che in questa tratta non si sa mai quale treno c’è a disposizione. Fino ad ora per esempio, potevamo viaggiare su mezzi più moderni ma, da qualche settimana, siamo tornati a questo vaporetto». Lui percorre ogni giorno la tratta Campi-Martina Franca per lavoro. «Sono stati fatti investimenti sulla linea elettrica in altre zone, mentre i passaggi a livello vanno in tilt ogni 30 chilometri. Poi, in questo periodo, si aggiunge il problema incendi che, tante volte, causa ritardi sulla linea». I ragazzi invece, amano il treno. «Noi lo prendiamo per raggiungere gli amici o andare a scuola», dicono, anche se questa loro propensione ad essere smart si scontra, inevitabilmente, con mezzi fin troppo slow. Per raggiungere il capoluogo ionico, occorre cambiare treno a Francavilla Fontana. Anche qui non c’è un bar, né una sala d’attesa, né un bagno e nemmeno una macchinetta per prendere uno snack. Solo la biglietteria automatica è attiva, mentre quella tradizionale è chiusa dal 2011, come si apprende da un avviso affisso sulla vetrata. 
La partenza per Taranto è fissata alle 9.49 sull’Intercity diretto a Milano.

Ed ecco che un treno nuovissimo appare all’orizzonte. All’interno il massimo del comfort, ma nella carrozza numero 5 l’aria condizionata non funziona. I passeggeri vengono fatti spostare in altri vagoni e davvero, in un batter d’occhio, si arriva a Taranto. Sedili comodi, puliti, tavolini, prese elettriche e wifi rendono piacevole la vista delle campagne, tra ulivi maestosi, vigneti, masserie e case sparse. È il viaggio ideale, ma anche il più caro. Costo della tratta Francavilla-Taranto: 10 euro per poco più di trenta chilometri. 

Tappa a Taranto

La stazione di Taranto si presenta abbastanza pulita. C’è un’edicola dove è possibile acquistare anche bibite, mentre lo storico bar è chiuso dal marzo 2020. L’accesso ai bagni è soltanto a pagamento, costo di 1 euro. Il box biglietteria e assistenza clienti è aperto. Non c’è invece, una sala d’attesa, neanche una panchina. Se si vuole ricaricare il cellulare, ci consigliano una presa elettrica che conoscono in pochi e che si trova in fondo al binario 1, vicino ad un ufficio. Per ripartire in direzione Martina Franca occorre prendere il bus delle 11.15, ne passa comunque uno ogni ora circa dal piazzale antistante la stazione, oppure si deve attendere il treno regionale delle 15.24. Optiamo per il bus di Ferrovie Sud Est. Costo del biglietto 2,20 euro. Alla fermata, in attesa alcuni ragazzi stranieri. «Sto aspettando qui dalle 9.30», dice Said, sostenendo che quello precedente non si è fermato. «La prossima volta prendo il treno. Con il bus non c’è certezza di arrivare in tempo». Intanto, la fermata Fse non ha una pensilina. Il sole inizia a scottare. Zero panchine e nemmeno un angolo all’ombra. Sono in corso controlli della polizia ferroviaria, quando il bus si lascia alle spalle la città. Lungo la strada statale 172 si notano diversi chilometri di lavori in corso e si procede su una sola carreggiata fino a quando, dopo quasi un’ora dalla partenza, i trulli fanno capolino dal finestrino. Giunti a Martina Franca, la fermata del bus dista 800 metri dalla stazione ferroviaria. Se si ha una valigia da trasportare non è il massimo. In stazione, c’è una sala d’attesa, niente bar ed anche la macchinetta delle bibite non c’è. La biglietteria è chiusa, quella automatica non funziona. Per fortuna, grazie all’app scaricata sul cellulare acquistiamo il biglietto successivo. Anche una bottiglietta d’acqua, dopo quasi tre ore dalla partenza, sembra un miraggio.

Viaggio vintage

Ma il massimo del vintage si raggiunge quando saliamo sul treno diretto a Cisternino delle 11.55 al prezzo di 1,10 euro. Due vagoni, davvero malconci, attendono sui binari, non si sa bene che cosa. Il personale a bordo è gentile, quasi rassegnato per il tipo di treno a disposizione. Alla partenza delle 12.15 scatta l’applauso dei turisti accaldati in una delle cabine. Sono una decina, arrivano dalla Francia e dall’Inghilterra. «Non ci aspettavamo un treno così vecchio – ammette Anne da Londra – ma la Puglia è bellissima. Ci adattiamo. No problem». Ma forse Anne ha parlato troppo presto perché, dopo 15 minuti, arrivati nella stazione di Cisternino, le difficoltà per loro diventano tante. E non solo per loro. 
La desolazione è assoluta e i turisti sono disorientati. Non esiste indicazione di alcun genere. Nulla. Si dirigono verso un supermercato per rifocillarsi. Sembra di essere giunti su un binario morto. L’unico aiuto può arrivare da un tabellone con gli orari dei prossimi treni. I turisti non si perdono d’animo comunque e s’incamminano verso il centro. Una ragazza di Cisternino racconta che c’è moltissimo movimento in giro ma gran parte dei visitatori arriva in taxi. «Perché non c’è una alternativa», rimarca. A questo punto, la prossima tappa è Ostuni. Partenza da Cisternino alle 13.24 con due cambi (Francavilla e Brindisi). Tempo di percorrenza “solo” 2 ore e 42 minuti per 23 chilometri, spendendo 8,30 euro. Finalmente nel treno funziona l’aria condizionata, è pulito ma semi deserto. Il cellulare durante il tragitto risulta senza linea, il wifi non c’è. In quello che sembra un gioco dell’oca con cambi avanti e indietro, si giunge di nuovo a Francavilla Fontana e, dopo il cambio, si passa in un altro treno a Brindisi. Da lì, finalmente si può raggiungere la città bianca. Eppure Cisternino e Ostuni distano soltanto due decine di chilometri. Ma il peggio deve ancora arrivare.

Un tragitto assurdo

Per tornare a Manduria, il tragitto è semplicemente assurdo perché occorre passare da Lecce. Il treno naturalmente, impiega il triplo del tempo che altrimenti, sarebbe necessario per percorrere 44 chilometri. Il biglietto costa 9,80 euro. Si parte alle 16.51 da Ostuni, ma poco dopo, si resta fermi a San Pietro Vernotico per oltre 30 minuti. È un mezzo moderno dove finalmente è possibile ricaricare il telefono, però l’attesa è estenuante. Nessuno comunica nulla ai passeggeri. Il rischio è quello di perdere la coincidenza per Manduria delle 18.37 da Lecce. Un vero disagio visto che sarebbe l’ultimo mezzo per tornare alla stazione di partenza. Impresa compiuta, per questione di minuti. Solo poco prima delle 20, il giro è completato con l’arrivo a Manduria. Sono trascorse 11 ore dalla partenza, cinque stazioni visitate, 32,50 euro spesi e diverse perplessità: sono località turistiche ma per visitarle serve un viaggio tra treni scomodi, coincidenze fortuite e percorsi bizzarri.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA