I cinesi ci spiano con TikTok? Il governo pensa a un blocco per i dipendenti pubblici

I cinesi ci spiano con TikTok? Il governo pensa a un blocco per i dipendenti pubblici
di Roberta GRASSI
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Domenica 5 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:19

Balletti, nonnine e ricette improvvisate. Ma anche gattini, e comunicazione politica (non ancora istituzionale). TikTok spopola anche sui cellulari degli adulti, su quello dei ragazzini è storia ormai datata. A quanto pare, però, si tratta di una minaccia per la cybersecurity nazionale, tant’è che è finito all’attenzione del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Il governo italiano sta valutando un possibile blocco di TikTok per i dipendenti pubblici. Per blocco si intende l’esclusione dai device di servizio della possiblità di accedere al social network cinese. Proprio questo il punto. Si tratta di un social network cinese, ed è giunto più volte e da più fonti un alert sulla possibilità che un quantitativo abnorme di dati, anche riservati, finisca nella disponibilità di terzi. E in mani non propriamente affidabili. 

Ciò accade in un momento storico in cui proprio la piattaforma TikTok sta raggiungendo livelli di popolarità e di utilizzo elevati, in settori che apparentemente potevano apparire preclusi o lontani dal format. Molti sono i politici che hanno scelto di sbarcare su TikTok. Primo della lista, Silvio Berlusconi. Ma anche Matteo Renzi. Un mezzo di comunicazione molto popolare, che raggiunge fasce di utenti molto differenti fra loro. Sicuramente non di “élite”. 
Le “spie” cinesi, tuttavia, potrebbero raccogliere dati in quantità. E usarli come meglio crede in tempi di pace, figurarsi dovessero mutare gli scenari internazionali. La Commissione europea ha già vietato il social ai suoi dipendenti. Sulla posizione dell’Italia si è espresso il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. 
«Il tema è all’attenzione da qualche giorno», ha spiegato Zangrillo. «Su questo argomento si sta già impegnando il Copasir, ma è evidente che il mio ministero, avendo 3,2 milioni di dipendenti, è fortemente coinvolto - spiega -. Le opzioni possono essere di muoversi come si è mossa la Commissione europea o eventualmente assumere una decisione diversa. È una scelta che non posso compiere in solitaria, mi devo confrontare con le altre istituzioni e insieme concorderemo una linea».
I tempi comunque, ha aggiunto il ministro, saranno stretti, con un possibile vertice dopo il week end. «L’argomento è arrivato all’ordine del giorno da poco.

Già la prossima settimana dovremo confrontarci e cercare di arrivare a una sintesi. Prenderemo una decisione in fretta. Ora - conclude - dobbiamo comprendere bene quale è effettivamente la profondità dei rischi legati alla sicurezza nazionale».

La sicurezza nazionale a rischio?

Non si tratta naturalmente di impedire ai dipendenti pubblici di fare quel che meglio credono sui propri smartphone o pc privati. Ma separare nettamente, da un punto di vista proprio tecnico pratico, il social dai “contenitori” digitali su cui sono depositati i dati degli enti. Non solo Comuni, Regioni, Camere. Ma anche Asl, archivi vari, in cui sono depositati anche molti dati sensibili. 
Fa notizia, insomma, che l’app per lo più utilizzata per divertimento, ma popolata anche di influencer da molti mila like che attraverso la pubblicazione di contenuti dalle tematiche più disparate ne traggono un guadagno, possa minare la sicurezza nazionale. Gli esperti assicurano che il pericolo è concreto: nel dedalo di informative e richieste di consenso, alla fine tendono a spuntarla sempre i gestori dei social che possono in qualche modo acquisire informazioni dettagliate su ciascuno degli utenti per dirottare la pubblicità. E, come già verificatosi, anche per spostare il gradimento e il consenso, come effetto indiretto. 
Rispetto allo stop, non tutti sono dello stesso avviso. Non è d’accordo il ministro e leader della Lega, Matteo Salvini: «Io sono perplesso e sono contrario ad ogni tipo di censura, in una società liberale prima di arrivare a ‘blocchi’ radicali bisogna riflettere bene. Voi che ne pensate?”, scrive il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini su Twitter. «Censurare, vietare, mettere il bavaglio a TikTok? A Bruxelles già ci stanno pensando. Io - aggiunge in un video che accompagna il post - sono sempre e comunque a favore della libertà di pensiero, di parola e di espressione e contro ogni censura. Controllare sì, vigilare sì, ma la censura non mi piace mai».
 

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