Test Invalsi, gli studenti pugliesi male in matematica

Test Invalsi, gli studenti pugliesi male in matematica
4 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Maggio 2022, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 21:31

Non solo in italiano ma anche in matematica. Gli studenti del Mezzogiorno e della Puglia in particolare vanno in grande difficoltà tra moltiplicazioni e sottrazioni. Un incubo per molti ragazzi dimostrato anche dai risultati dei test Invalsi del 2021, metodo utilizzato dal Miur per studiare l'andamento della preparazione nelle scuole.

Per la matematica ci sono cinque livelli di competenza che vanno dal non adeguato (livello 1) al molto buono e solo gli ultimi tre vengono considerati adeguati: il 41,9% dei ragazzi dell'ultimo anno delle superiori ha raggiunto il livello peggiore, il 27,4% il secondo livello.

Nel terzo scalone il 15,1% degli alunni pugliesi mentre le performance migliori (quarto e quinto livello) sono state realizzate rispettivamente solo dall'8% e dal 7,7%. Come si può notare, quindi, solo il 30,8% degli allievi del Tacco d'Italia raggiunge i cosiddetti livelli adeguati. Leggermente meglio della media delle regioni meridionali che si attesta al 29,9% ma decisamente peggio di quella italiana che raggiunge il 49%.

Incubo numeri e operazioni

È proprio il caso di dirlo: La matematica non sarà mai il mio mestiere. Il quadro è delineato non solo da quello che è diventato un vero e proprio inno intergenerazionale - Notte prima degli esami, di Antonello Venditti - ma anche dalle prove Invalsi che accertano i livelli generali e specifici di apprendimento in italiano, matematica e inglese in coerenza con le indicazioni nazionali.

Come visto nell'edizione di sabato di Quotidiano, dopo l'italiano anche la matematica certifica un andamento non proprio da primi della classe. A questo, si aggiunge un problema endemico del Mezzogiorno: nel report della Onlus Save the Children, tra le prime quattro Regioni per abbandono degli studi prima della fine ci sono Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, in quest'ordine. Le tre nelle quali invece la dispersione scolastica è ridotta al minimo sono Friuli Venezia Giulia - l'unica a rientrare sotto la soglia del 10% - Veneto e Valle D'Aosta.

Tale fenomeno ha un impatto anche sulle disuguaglianze territoriali. I dati relativi alle prove 2021, disaggregati su base comunale, mostrano come siano soprattutto le città e i territori del Mezzogiorno a restare indietro. Isolando i 100 comuni che nei test di italiano 2020/21 hanno raggiunto i punteggi più elevati tra gli studenti dell'ultimo anno, ben 90 si trovano nell'Italia settentrionale. In particolare 54 nel nord-ovest e 36 nel nord-est. Sono 7 quelli collocati nell'Italia centrale, mentre 2 si trovano al sud e 1 nelle isole.

L'appello del Cnr

E proprio in quest'alveo è da sottolineare l'allarme-appello lanciato da Maria Chiara Carrozza, presidente Cnr, intervenuta al Forum organizzato da Bruno Vespa nella Masseria Li Reni di Manduria nel fine settimana: «Noi abbiamo fatto un conto che sulla base delle proposte che abbiamo presentato, potremmo avere con il Pnrr circa 350-400 ricercatori in più. Il problema è se li troviamo, perché mancano profili scientifici e tecnici in Italia, mancano laureati per affrontare questa sfida».

Insomma, quello che traspare dai test Invalsi è la dura realtà quotidiana che si trasferisce nel mondo del lavoro: «C'è anche un problema di riconnettere - ha precisato infine aprendo un altro importante tema - l'Università al mondo delle innovazione. È un problema di stimolare i nostri giovani ad avere queste opportunità e poi è un problema di flessibilità. Perché i nostri ricercatori vanno all'estero? In Italia c'è un problema di ambiente che non è favorevole, bisogna abbattere le gerarchie e riformare il nostro sistema, lasciare liberi i giovani di crescere e farli entrare anche nelle fasce più alte».
A.Pig.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA