Alla task force della Puglia 49 tavoli di crisi e più di 5.300 lavoratori coinvolti. Caroli: «Per un terzo prospettive difficili»

Alla task force della Puglia 49 tavoli di crisi e più di 5.300 lavoratori coinvolti. Caroli: «Per un terzo prospettive difficili»
Alla task force della Puglia 49 tavoli di crisi e più di 5.300 lavoratori coinvolti. Caroli: «Per un terzo prospettive difficili»
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 7 Settembre 2021, 05:00

«Ci sono 49 tavoli aperti e più di 5.300 lavoratori coinvolti senza considerare gli operai di Ilva. Tutti rappresentano una priorità, non si può eludere nessuna vertenza. Abbiamo bisogno di strumenti efficaci, in buona parte le aziende posseggono i presupposti industriali e finanziari per offrire una prospettiva di attività. Circa un terzo di quelle vertenze però vive gravi difficoltà e c’è bisogno allora di strumenti nuovi che l’esperienza ci ha insegnato essere determinanti».

L’analisi è di colui che presiede la task force regionale sulle crisi occupazionali della Puglia, Leo Caroli. Tecnicamente, si chiama Comitato regionale per il monitoraggio del sistema economico produttivo e delle aree di crisi (Sepac). Più prosaicamente, ha il difficile compito di gestire situazioni diverse e complesse sparse per il territorio regionale. A partire da aziende che hanno delocalizzato dopo aver sfruttato incentivi nel Mezzogiorno. E riprendendo quello che il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti ha affermato durante il forum Ambrosetti, l’approccio migliore secondo Caroli è quello che i detti popolari rappresentano figurativamente con il bastone e la carota. «È indispensabile mantenere le misure integrate: da un lato dissuadere le aziende con sanzioni, dall’altra parte incentivare. Va detto che le misure esistono già. Eppure, non si riesce a frenare questo fenomeno».

La pandemia morde l'economia

Secondo il report “L’Economia della Puglia” di Banca d’Italia, la crisi provocata dalla pandemia ha ridotto del 10,2% le ore complessive lavorate e, nonostante il blocco dei licenziamenti a livello nazionale, il numero di occupati in Puglia è calato di 13mila unità. «Sul fronte delle politiche attive - prosegue Caroli - se dai la possibilità a un’azienda di accedere a corsi di riqualificazione senza aspettare 6 o 7 mesi, c’è la possibilità di riconvertire. Non in aula, in fabbrica. Intendo riqualificare sulla macchina l’operaio. Per fare questa roba può esserci bisogno di tempo e allora lo devi tenere protetto: in maniera flessibile occorre pensare anche a misure regionali di ammortizzatori sociali.

La crisi richiede questo. Occorre individuare dei settori e fare un patto tra aerospazio, automotive e metalmeccanica con specifici protocolli».

La vertenza di Ilva in As

Quando si parla di vertenze sul tavolo, non può che venire in mente quella del Siderurgico di Taranto. Il dossier chiaramente è gestito dal Mise a Roma ma a Bari si cerca di trovare una soluzione per i circa 1.600 operai di Ilva in As esclusi nel 2018 da ArcelorMittal. «I lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria in attesa di percorsi di ricollocazione a carico dell’azienda, cioè Ilva in As, con il supporto delle politiche pubbliche. Nell’ambito di questo percorso era previsto il loro utilizzo nell’area di competenza di Ilva in As e non bonifiche in astratto. Salvo qualcosina di irrisorio, questo resta un punto inevaso delle intese che risalgono al 2018. Forse si spera che il nuovo piano industriale di Acciaierie d’Italia (la nuova società che vede in partnership lo Stato con Invitalia e ArcelorMittal ndr) possa prevedere un parziale recupero ma tutti i segnali dimostrerebbero il contrario con addirittura altri esuberi. Io non attenderei oltre, riprenderei la partita delle politiche attive».

Per quanto compete la Regione - ossia la formazione e la riqualificazione di queste persone - «una prima parte è stata fatta: con i sindacati non si è raggiunta un’intesa nuova perché c’è una visione differente. A cosa serve fare un altro corso di formazione? O un nuovo percorso non mirato? Questo non significa che vogliamo scaricare i lavoratori ma che le bonifiche devono essere sul campo. La Regione Puglia ha già messo a disposizione 10 milioni di euro. Prossimamente faremo un incontro con commissari Ilva in As, commissario bonifiche e sindacati per condividere proposte nuove soprattutto in ragione del fatto che quel benedetto piano industriale ancora non c’è».

Ma non c’è solo Ilva, come detto. Tante le questioni spinose. «Penso per esempio alla Gazzetta del Mezzogiorno che non esce da più di 30 giorni - aggiunge Caroli - e poi Natuzzi, un’azienda che aveva delocalizzato e oggi aderisce a un percorso di rientro dalla Romania in Puglia perché altrimenti non si regge più. Ecco l’obiettivo è fare impresa in maniera sana: le istituzioni e la Regione sono pronte a sostenere queste aziende».

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