Il Tar sul Piano Casa: «Vecchie norme per le istanze presentate entro il 2021»

Il Tar sul Piano Casa: «Vecchie norme per le istanze presentate entro il 2021»
di Pierangelo TEMPESTA
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 04:50

Il Piano Casa è ancora ammissibile in zona vincolata se le pratiche sono state presentate prima dell’entrata in vigore della legge regionale 3 del 2021. È quanto stabilito dalla prima sezione del Tar di Lecce, che si è pronunciata sul ricorso presentato contro un Comune salentino con una sentenza che, potenzialmente, potrebbe spingere gli enti comunali a sbloccare molte delle pratiche ancora in corso. La sentenza si inserisce nell’intricata situazione del Piano Casa in Puglia, recentemente dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, e pone sul tavolo nuove questioni riguardanti le domande per interventi in zone sottoposte a vincolo paesaggistico presentate prima dell’entrata in vigore della legge del 2021 (che, di fatto, esclude le zone vincolate da quelle in cui è possibile eseguire interventi con il Piano Casa). 

La decisione dei giudici sulla data dei permessi


La decisione dei giudici (presidente Antonio Pasca, estensore Ettore Manca) chiarisce che non si può «determinare il diniego delle richieste di applicazione del Piano Casa relative ad immobili vincolati, presentate in precedenza e complete documentalmente», così come spiegano gli avvocati Martino Alberto Grimaldi e Francesco Lezzi, difensori del cittadino che ha presentato il ricorso. 
Secondo la legge 51 del 2017, spiegano ancora i legali, «la data di presentazione dell’istanza del permesso di costruire costituisce anche il riferimento temporale per la determinazione della normativa edilizia regionale applicabile ai fini del rilascio del titolo edilizio».

Il regime normativo a cui il Comune deve fare riferimento nell’istruttoria delle pratiche edilizie presentate ai sensi del Piano Casa è quindi quello vigente alla data di protocollo delle istanze, «con conseguente inapplicabilità del regime sopravvenuto, seppur di tipo abrogativo. Le pratiche anteriori alla legge regionale 3 del 2021 dovranno pertanto essere istruite in base alla normativa previgente, in virtù della quale, laddove ne sussistano le condizioni, potranno ancora essere autorizzati gli interventi edilizi anche nelle zone assoggettate a vincolo paesaggistico». 

 

Le reazioni delle associazioni dei professionisti 


Per il presidente del Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Lecce, Luigi Ratano, si tratta «di un contributo chiarificatore estremamente opportuno, posto che sono a tutt’oggi decine le richieste di applicazione del Piano Casa all’interno di aree vincolate presentate prima della legge regionale 3 del 2021 non ancora definite. Auspichiamo che gli uffici comunali possano celermente provvedere ad istruire le suddette pratiche, tenendo conto del principio affermato dal Tar Lecce, ferma restando, ovviamente, la necessità dell’autorizzazione paesaggistica». Per Maurizio Marinazzo, presidente della Federazione degli architetti di Puglia, è necessario innanzitutto quantificare i casi simili a quello trattato nella sentenza del Tar di Lecce, per comprendere poi come intervenire. «La Corte Costituzionale - spiega poi parlando della recente pronuncia di incostituzionalità del Piano - ha affermato ciò che noi avevamo già evidenziato da tempo: non si può reiterare una misura transitoria per così tanti anni. La Regione ha una grave responsabilità in questo senso, anche per non aver voluto aprire una forma di partecipazione e di confronto con gli Ordini e le associazioni di categoria, come invece avveniva in passato». Dalla Federazione è arrivata una richiesta chiara al delegato regionale al Piano Casa, il consigliere Stefano Lacatena: «Fare un monitoraggio ufficio per ufficio per capire quanti casi sono ancora sospesi e come intervenire. In tempi molto brevi, la Regione dovrebbe far avere agli uffici le indicazioni e gli strumenti utili a non trovarsi in difficoltà e a non creare discrezionalità o danni ulteriori. La nostra Federazione - aggiunge - ha dato tutta la sua disponibilità, anche per fare una stima dei casi. Per le condizioni che ha creato la Regione e per ciò che ha sancito la Corte Costituzionale, è evidente che alcune pratiche saranno da rigettare, e questo potrebbe essere un problema per chi ha già fatto degli investimenti». Per una soluzione definitiva, chiude Marinazzo, «è necessario cambiare completamente registro. Abbiamo suggerito di arrivare a una nuova legge urbanistica. La Corte Costituzionale ha dettato una strada precisa: non si possono fare interventi sporadici e disordinati, tutto va ricondotto a una programmazione urbanistica. È necessario ripartire da questo principio».

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