È un gioco da equilibristi, per certi versi: conciliare più strumenti di finanziamento e progettazione, pubblici e privati, ma senza zavorrare la spesa e i tempi di realizzazione degli interventi; e portare sul territorio i 25 milioni messi sul piatto da Tap e Snam, ma senza far irrigidire troppo i sindaci più oltranzisti. Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, cambia schema per provare a fare risultato: non più un tavolo centrato solo sugli investimenti promessi dalle società del gasdotto salentino (ultimato e in esercizio), ma un piano di ampio respiro, che tenga insieme tutto, dal pacchetto Tap-Snam al Cis (il Contratto istituzionale di sviluppo) di Brindisi e Lecce, fino alle opportunità europee del Recovery fund e del Just transition fund, «uscendo dalla logica dei ristori». È la principale novità presentata dal pentastellato tarantino, uomo di fiducia del premier, durante i due tavoli ieri a Brindisi e Lecce: entrambi in Prefettura, confronto con le Province, la Regione e i sindaci dei Comuni direttamente interessati dal passaggio del gasdotto Tap e dell'interconnessione Snam (Lecce, Surbo, Lizzanello, Vernole, Castrì e Melendugno; Brindisi, San Pieteo e Torchiarolo.
Due obiettivi animano le mosse di Turco. Uno è dichiarato: «Redigere un programma di sviluppo del Salento, condiviso e integrato», evitando disarmonie, sovrapposizioni e doppioni. L'altro obiettivo si intravede in controluce, ed è evidentemente più tattico: diluire le indigeribili (per una parte dei sindaci) risorse Tap-Snam in un calderone più vasto, inclusivo, strategico, più o meno evocando così quella vertenza Salento ripetutamente rivendicata da più settori salentini. Insomma: Turco sa di muoversi su un terreno insidioso e vuol evitare nuove tensioni e ulteriori sfilacciamenti. Lo dice pure: «La realizzazione dell'impianto Tap-Snam ha creato fratture che è bene, in considerazione dell'ultimazione dell'opera e dell'inizio della sua funzionalità, circoscrivere alla dimensione giudiziaria e non più governativa». Tradotto: c'è un processo, d'accordo, ma quantomeno sul terreno istituzionale cerchiamo di remare nella stessa direzione.
Tutto bene? Quasi. Non sfuggono i rischi: spalmare i 25 milioni su un arco progettuale, programmatico e temporale più lungo potrebbe far perdere di vista la partita oggi più stringente, cioè quella degli investimenti Tap-Snam. Subito teoricamente disponibili, a differenza di altre partite: il Recovery fund, per esempio.
Ma il piano da 25 milioni presentato tre anni fa da Tap e Snam? «Oggi - risponde Turco - prendiamo atto che da parte dei Comuni c'è la disponibilità ad aprire il tavolo. Poi chiameremo tutti i soggetti, anche privati e tra questi Tap e Snam, per verificare le loro proposte d'investimento. In quella occasione prenderemo atto di quanto vogliono investire». I privati, al plurale: «Sul territorio di Brindisi, Lecce e anche Taranto ci sono importanti imprese pubbliche e private, personalmente avrò una interlocuzione con tutti questi soggetti che devono rispondere a una responsabilità economica e sociale verso i territori». Brindisi ipotizza, tra le schede progettuali, un Centro di ricerca per la decarbonizzazione, Turco è prudente: «L'intento è non creare sovrapposizioni di ipotesi progettuali, non dobbiamo far entrare in concorrenza realtà limitrofe». Tradotto: niente bis rispetto a iniziative simili già in cantiere a Taranto.
Il cronoprogramma, a questo, punto è a tre step: accelerare col Cis Brindisi-Lecce, ossatura del piano complessivo; aprire il confronto con i Comuni attraversati dal gasdotto; e infine ampliare alle altre realtà del territorio. In sostanza, occorre ripartire dal Cis: «Stiamo completando col ministro Provenzano - annuncia Turco - la delibera istitutiva del Cis per presentarla al Cipe e avere l'assegnazione risorse. Lì possiamo inserire anche le altre fasi progettuali più ampie, per allargare agli altri Comuni». E per includere il pacchetto Tap-Snam.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout