Taglio parlamentari, la Puglia ne perde 22

Taglio parlamentari, la Puglia ne perde 22
di Oronzo MARTUCCI
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Mercoledì 9 Ottobre 2019, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 15:21

Ieri la Camera dei deputati ha approvato in quarta lettura (approvato due volte dall'Aula di Montecitorio e due da quella di Palazzo Madama) il disegno di legge costituzionale che riduce in modo drastico i componenti della Camera dei deputati da 630 a 400 e quelli del Senato da 315 a 200.
I sì sono stati 553, i no 14, con due astenuti, a conferma che vi è formalmente un ampio consenso su una riforma sulla quale ha insistito senza soluzione di continuità il M5S. I gruppi parlamentari si sono sentiti obbligati a dare il loro assenso a una riforma che è stata presentata come una occasione straordinaria per tagliare i costi della politica e per riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Se sarà così lo si vedrà nei prossimi anni.

 

In Puglia il numero degli eletti alla Camera sarà ridotto dagli attuali 42 a 27, con un taglio del 35,7 per cento, al Senato da 20 a 13, con una riduzione del 35 per cento. In totale, la rappresentanza parlamentare territoriale sarà ridotta di 22 unità. La legge appena approvata in via definitiva ha però bisogno di una revisione della legge elettorale per poter dare i suoi effetti. A tal proposito vi è una intesa nella maggioranza M5S-Pd-Leu-Italia Viva per varare una legge elettorale che si regga sul sistema proporzionale. Ma sul fronte del centrodestra si insiste per una legge maggioritaria, con la Lega di Salvini che ha depositato in Cassazione una proposta di referendum (sottoscritta da 5 Consigli regionali governati dal centrodestra) per ottenere la cancellazione della parte proporzionale dell'attuale legge elettorale e la futura elezione dei componenti di Camera e Senato con il maggioritario secco, all'inglese.
Nella tornata elettorale del marzo 2018 in Puglia sono stati eletti alla Camera 16 deputati con il sistema maggioritario, nei collegi uninominali e 26 deputati con il sistema proporzionale sulla base di 4 liste plurinominali bloccate composte da 4 candidati. Al Senato i 20 seggi attribuiti alla Puglia sono stati assegnati 8 attraverso le elezioni nei collegi uninominali e 12 attraverso 2 liste plurinominali bloccate presentate dai vari partiti: una lista faceva riferimento alle province di Lecce, Brindisi, Taranto e Bari Sud; l'altra al territorio delle province di Bari, Bat e Foggia.
Con ogni probabilità si partirà dai 4 collegi uninominali definiti con la legge elettorale ora in vigore per disegnare i nuovi ambiti territoriali in cui presentare le liste con cui eleggere i 27 deputati assegnati alla Puglia con la legge di riforma costituzionale approvata ieri. Per il Senato la base di partenza potrebbero essere i 2 collegi plurinominali disegnati in occasione delle elezioni politiche dello scorso anno che assegnano alla Puglia 12 seggi. Bisognerà rimodulare i collegi però, per passare dagli attuali 26 in carica a 27 alla Camera e da 12 a 13 al Senato.
I gruppi parlamentari che hanno votato il taglio hanno idee diverse anche rispetto agli ambiti territoriali da trasformare in circoscrizioni elettorali. In particolare la diversità di vedute è presente nella maggioranza. Vi sono partiti orientati a definire circoscrizioni grandi e con liste lunghe di candidati, riprendendo gli ambiti delle circoscrizioni definite nel 1948 e che in Puglia hanno permesso sino alle elezioni del 1992 di presentare 2 liste per l'elezione dei componenti la Camera dei deputati: la prima con riferimento alle province di Bari e Foggia con un elenco di 24 candidati tra i quali si potevano scegliere sino a 4 nomi a cui dare il voto di preferenza; la seconda con riferimento alle province di Lecce, Brindisi e Taranto dove gli elettori potevano scegliere a chi dare il voto o i voti di preferenza (sino a 4) scegliendo all'interno di liste dei vari partiti composte da 18 candidati. Al Senato dal 1948 al 1992 si votava con il sistema uninominale in piccoli collegi e allo stesso tempo proporzionale. Altri partiti pensano a circoscrizioni piccole e liste di pochi candidati, anche per evitare grandi spese elettorali necessarie per fare campagna elettorale su ambiti molto estesi.
Il voto di preferenza personale viene considerato quasi da tutti e da anni come uno strumento che potrebbe alimentare la corruzione elettorale e il voto di scambio, soprattutto al Sud. Ne consegue che anche tra i partiti che sono schierati per una legge elettorale di tipo proporzionale vi è ormai la convinzione che è necessario votare con liste bloccate, per cui saranno i capi dei partiti a decidere chi sarà eletto, grazie alla collocazione nei primi posti delle liste elettorali. In pratica si potrebbe riproporre il meccanismo con il quale si è votato per scegliere deputati e senatori dal 2006 al 2018 con il cosiddetto Porcellum (sistema proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate). Si vedrà se davvero il taglio dei parlamentari garantirà maggiore democrazia e un riavvicinamento tra elettori ed eletti e un ritorno alle urne di tanti elettori delusi.
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