Superbonus, l'ira di Ance Puglia: «Basta cambiare le regole in corsa, gli investimenti non si fanno al buio»

Superbonus, l'ira di Ance Puglia: «Basta cambiare le regole in corsa, gli investimenti non si fanno al buio»
di Paola ANCORA
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Martedì 1 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:05

«Regole sempre equivoche, cambiate in corso d’opera: ma come si fa a investire così?». A chiederlo è Nicola Bonerba, presidente di Ance Puglia, costola regionale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, scettica sulle novità introdotte dal decreto Sostegni Ter per Superbonus e sconto in fattura.

Presidente, una levata di scudi generale ha salutato questa stretta governativa sugli incentivi per l’edilizia. Cosa ne pensa? È concreto il rischio di un blocco generalizzato dei cantieri pugliesi?
«Siamo all’ennesimo gioco dell’oca sulle regole, gioco al quale il nostro comparto è purtroppo abituato.

Le imprese forti e strutturate non subiranno grossi contraccolpi, ma assistiamo a un irrigidimento del sistema di cessione del credito che penalizzerà le aziende medio-piccole e che, a oggi, ha già prodotto percentuali di acquisto crediti più alte perché si avrà meno possibilità di scelta».


Non potendo cedere il credito più di una volta a banche e intermediari finanziari, si ridurrà la concorrenza?
«Sì, assistiamo a questo fenomeno. Ci auguriamo che si pensi a una sorta di garanzia per i progetti avviati prima del 7 febbraio, quando saranno operative le nuove regole: nessuna legge può avere valore retroattivo. Superata questa fase di transizione, il quadro dovrebbe riacquistare chiarezza, tanto più che – a quanto pare – si lavora alla possibilità di una cessione di credito fra istituti bancari, il che aiuterebbe i “piccoli”».

Per le imprese più grandi, invece, nessun problema?
«Nonostante lo scetticismo relativo alla modifica di regole in corso d’opera, per noi cambierà soltanto la scelta dell’interlocutore finale. Non vedo catastrofi imminenti, ma non siamo soddisfatti da questa politica del fare e disfare. È successo lo stesso per la ristrutturazione delle facciate e nel pieno delle festività natalizie. Sa quanto tempo si perde a cambiare tutto ogni volta?».

No, ce lo dica lei.
«È una tragedia, un lavoro inimmaginabile. Pensi al Piano Casa: lo si proroga al 2022 e il ministero annuncia una possibile impugnazione. Possiamo farlo al buio? Senza sapere se quello che oggi è certo, domani lo sarà ancora?».

Presidente, con la modifica del Superbonus l’intento del Governo è quello di impedire le frodi. Cosa ne pensa?
«L’Agenzia aveva le carte in regola per fare i controlli, ma forse i numeri – dei cantieri e delle imprese - sono stati così importanti che ci si è resi conto di non potervi far fronte: solo in Puglia ci sono stati 841 milioni di lavori e migliaia di asseverazioni per il Superbonus. La verità è che questo sistema di incentivi andava programmato meglio, reso strutturale e affiancato a tempistiche più lunghe: si sarebbe evitata la corsa al bonus. Così, invece, sono nate tantissime partite Iva temporanee, intestate a titolari stranieri: questo era già un primo indizio che qualcosa non andava per il verso giusto».

Fra gli imprenditori c’è chi mette in guardia sui posti di lavoro a rischio. Esiste un problema occupazionale?
«Proprio oggi (ieri, ndr) c’è stata una riunione con gli enti di formazione come Formedil, con i sindacati e la Cassa edile: il nostro grossissimo problema è la mancanza di manodopera, non l’esubero. Siamo pronti a fare il porta a porta per trovare lavoratori, perché fra il Reddito di cittadinanza – che in qualche caso ha agevolato il nero - e i lavori saltuari del mondo del turismo, abbiamo perso centinaia di migliaia di posti. Abbiamo bisogno di un esercito, ma è un lavoro che non attrae più».

Quanto guadagna un operaio edile oggi?
«Non è questo il problema. Un operaio non qualificato guadagna 1.500 euro netti, un qualificato fino a 2.000 con tutte le prestazioni straordinarie garantite dalla nostra Cassa. È un lavoro meno comodo di altri, ma non è la miniera. In dieci anni sono andati perduti 600mila posti. Ora dobbiamo cambiare musica».

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