Sud, ecco gli sgravi fiscali: «La sfida per rilanciare imprese e occupazione»

Sud, ecco gli sgravi fiscali: «La sfida per rilanciare imprese e occupazione»
di Maria Claudia MINERVA
5 Minuti di Lettura
Domenica 9 Agosto 2020, 09:32 - Ultimo aggiornamento: 13:10

Il Mezzogiorno potrà davvero ripartire, dopo lo choc da Covid-19 che ha determinato una crisi ancora più pesante di quella registrata nel 2008? Con il Decreto agosto il governo prova a mettere le basi per la ripresa, attraverso un rilancio che deve passare necessariamente dall’occupazione. Un dato su tutti: stando alle stime della Svimez, il Sud nel solo 2020 perderà 380mila posti di lavoro (pari al 6%), una perdita di occupati paragonabile a quella subita nel quinquennio 2009-2013, quando i posti di lavoro persi furono 369mila. Serve un’onda d’urto: innanzitutto la fiscalità di vantaggio per le imprese del Sud, con la decontribuzione al 30% fino al 2025, del 20% fino al 2027 e del 10% fino al 2029. Un provvedimento «di portata storica»hadetto ilpresidente del consiglio Giuseppe Conte, sottolineando: «Conosciamo il deficit anche di infrastrutture e vogliamo che il gap sia recuperato. Non dividiamo l’Italia in due –ha aggiunto il premier – e offriamo un aiuto per la ripresa per le aree più svantaggiate. Sono particolarmente orgoglioso delle misure per il Sud e non solo perché sono figlio del Sud: poniamo le basi per un processo di reindustrializzazione dell’intero Mezzogiorno». Da Confindustria Puglia il primo plauso per l’intervento pensato ad hoc per il Sud. «Sono felicissimo che ci sia unamisura destinataproprio anoi - commenta il presidente Sergio Fontana - una misura che aiuta le nostre aziende, perché un conto è fare impresa qui, un conto è farla nel resto d’Italia o d’Europa».

Quindi, ok alla decontribuzione, però non mancano le critiche. «Ciò che rimprovero al governo è l’abitudine di fare le conferenze prima ancora di approvare un decreto - sottolinea il presidente degli industrialipugliesi - io direi prima fare, poi comunicare. Detto questo, la seconda critica riguarda invece un decreto che annovera molte misure legate alla situazione di emergenza e questo va bene, ma bisogna anche guardare al futuro. Noi dobbiamo pensare di uscire da questa situazione emergenziale, e non possiamo farlo se si proroga sempre la cassa integrazione o se prolunghiamo l’assistenzialismo. Invece di pagare a vuoto i cassaintegrati pensiamo a formarli, questa la riforma degli ammortizzatori sociali che auspico si possa concretizzare. Il mondo del lavoro non sarà più come prima del Covid, perché ci saranno settori che spariranno e altri che, invece, si rafforzeranno, quindi va bene l’aiuto ma poi bisogna ripartire con una politicadi sviluppo reale». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Confindustria Lecce, Giancarlo Negro: «Le misure approvate erano quelle che avevamo chiesto durante il lockdown, partendo dalla carenza di infrastrutture evidente con una serie di costi aggiuntivi che in qualche modo determinano un aggravio della capacità competitiva delle nostre imprese. Per cui trovare degli elementi che nel breve possano dare, non un vantaggio competitivo penso che sia una cosa estremamente giusta. Avremo un autunno complicato daunpunto di vista economico e da un punto di vista sociale, dare alle imprese la possibilità di limitare i rischi è importante, per cui esprimo apprezzamento, nella speranza che si possa anche incrementare il pacchetto delle misure che possano incentivare in particolare i temi legati all’occupazione». Stando al Decreto le imprese potranno licenziare solo al termine della cassa Covid, prorogata di 18 settimane, o dei 4 mesi di sgravi contributivi alternativi. Mentre chi ha utilizzato la cassa Covid a maggio e a giugno e non ne ha chiesto una proroga beneficerà dell’esonero totale dei contributi per un massimo di 4 mesi.

«Sicuramente c’è un’attenzione per il Sud, ma sono misure che da sole non possono dare alcun risultato - dichiara il numero uno della Cgil Puglia, Pino Gesmundo -. La decontribuzione al Sud va bene, ma non è risolutiva dei problemi occupazionali. Il tema vero è quello di creare le politiche di sviluppo e attraverso quelle poi creare le politiche occupazionali. È un sistema che deve partire ma c’è bisogno di luoghi di confronto nazionale e territoriale. Dobbiamo tener conto che al rientro, in autunno, bisogna evitare che ci siano anche problemi di tenuta sociale, perché ci sono tanti lavoratori che vedono una prospettiva assolutamente non rosea, e settori, come turismo, spettacolo, ristorazione, ancora in profonda crisi. Queste misure vanno a sostegno della tenuta sociale e io direi anche dalla coesione sociale nel Paese».

Più pragmatico il segretario generale della Cisl Puglia, Franco Busto: «Finché non vedremo il decreto di agosto sancito in tutte le sue parti sarà un problema, perché quando un provvedimento dice “salvo intese tecniche” e il testo è ancora da mettere a punto, a me viene da sorridere perché voglio capire poi come sarà questa intesa tecnica, soprattutto con chi ci saranno le intese e chi lometterà apunto.Oracheci sia lo sgravio del 30% per le imprese del Sud credo sia un fatto positivo, però nel decreto si dice che hanno sede nel Mezzogiorno.Ok,ma cosa vuol dire?Che va bene per tutte le aziende che hanno la sede qui nel Sud, o per quelle che apriranno o, ancora, per quelle che convertiranno i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato? L’unica cosa positiva è che pare sia una misura che dovrebbe arrivare fino al 2029, scalando di misura 30%, 20%, 10%.

Quindi è un fatto positivo, però con chi ne parlano? Poi siamo sicuri che uno sconto come questo, seppure pesante, aiuti? Una politica per l’occupazione deve tener conto di un progetto nel suo insieme, altrimenti sono solo belle cose che perònon servono».

© RIPRODUZIONE RISERVATA