Sud, ripresa a ritmi lenti: non basterà il Recovery a ridurre i divari col Nord

Sud, ripresa a ritmi lenti: non basterà il Recovery a ridurre i divari col Nord
di Oronzo MARTUCCI
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Venerdì 30 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:46

Nel 2020 l’Italia ha fatto registrare a causa della pandemia un calo del Pil omogeneo a livello territoriale, se confrontato con l’impatto profondamente asimmetrico della precedente crisi (iniziata nel 2008), ma le previsioni di ripresa risultano fortemente differenziate nel biennio 2021-22 a sfavore del Sud: è questa la valutazione che emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2021 presentato ieri. Un ulteriore elemento di preoccupazione viene rilevato laddove si evidenzia che «nel biennio 2021/2022 il contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla ripartenza del Mezzogiorno è stimato dalla Svimez significativo ma non sufficiente a compensare la minor crescita tendenziale dell’area».

Il quadro in Puglia

In Puglia la flessione del Pil nel 2020 è stata dell’8,2%, in linea con il Mezzogiorno e lievemente inferiore al -8,9% dell’Italia. Il calo dei consumi è stato del 7,1%, inferiore alla media del Mezzogiorno (-7,4%) e dell’Italia (-8,6%). In flessione anche gli investimenti (-6,3%), in misura minore rispetto a Italia (-9,1%) e Mezzogiorno (-8,5%). Per quanto riguarda la composizione settoriale del Pil, le maggiori contrazioni hanno riguardato l’industria in senso stretto (-12,2%), con a seguire l’agricoltura (-8,5%), in percentuale maggiore rispetto al Mezzogiorno (-5,1%) e all’Italia (-6%). Nei servizi l’arretramento del Pil è stato del 7,7%, mentre sono andate in controtendenza le costruzioni (+0,4%) rispetto alla caduta di Italia (6,3%) e Mezzogiorno (-4,5%). Il reddito delle famiglie pugliesi è diminuito del 3,2% rispetto al 2019, in una percentuale superiore a tutte le altre ripartizioni territoriali (-2,8%) il Mezzogiorno e l’Italia. Il tasso di occupazione è stato in lieve calo rispetto a quello 2019.
La proiezione di crescita della Puglia nel 2021 sono stimate dalla Svimez al 3,5%, superiore al Mezzogiorno (+3,3%) e inferiore all’Italia (+4,7%). In aumento anche l’occupazione (+1,7%), sostanzialmente in linea con Mezzogiorno (+1,6%) e Italia (+1,7%). La spesa delle famiglie dovrebbe aumentare del 2,9% (+2,8% il Mezzogiorno, +3,2% l’Italia).
Nel 2022, la ripresa del Pil dovrebbe essere di poco inferiore all’anno precedente (+3,0%), attestandosi su livelli inferiori al Mezzogiorno (+3,2%) e all’Italia (+4,0%). Anche l’aumento dell’occupazione nello stesso anno dovrebbe essere del 3%, maggiore di Mezzogiorno (+2,8%) e dell’Italia (+2,9%). La spesa delle famiglie in Puglia dovrebbe attestarsi nel 2022 al +4,4% (+3,8% il Mezzogiorno, +4,6% l’Italia).

Gli scenari per il Mezzogiorno

La Svimez ha stimato in circa 90 miliardi le spese aggiuntive per l’intero Mezzogiorno nel 2021 e in circa 42 miliardi nel 2022, con un contributo del Pnrr (comprensivo del Fondo complementare) di 9 miliardi circa nel 2021 e di circa 40 miliardi nel 2022. Sia per le entrate che per le spese, le manovre considerate esplicano maggiori effetti al Sud in rapporto al Pil sia nel 2021 (8,5% contro il 4,9% nel Centro-Nord) soprattutto per effetto della componente delle spese nette, sia nel 2022 (3,0% del Pil al Sud, contro l’1,4% nel resto del Paese). Se invece consideriamo il valore delle manovre in termini pro capite, la distribuzione territoriale sembra privilegiare il Centro-Nord (1698,4 euro per abitante rispetto ai 1610,9 nel Mezzogiorno).
Ne consegue che «mentre il Centro-Nord con la ripresa 2021-22 recupererà integralmente il Pil perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa 1,7 punti di Pil che si sommano a circa 10 punti persi nella precedente crisi 2008-13 e non ancora recuperati». Nel 2021 il Pil italiano dovrebbe aumentare del 4,7%; in maniera più accentuata al Centro-Nord (+5,1%) mentre nel Sud è previsto a +3,3%. Nell’anno in corso la crescita è trainata dall’export e dagli investimenti; variabili che esercitano un effetto propulsivo maggiore al Centro-Nord. «Gli investimenti, che prima del 2020 avevano avuto un andamento estremamente deludente al Sud, dovrebbero, anche grazie al supporto delle politiche espansive di bilancio, quasi azzerare nel 2021 la perdita registrata l’anno precedente.

Al Centro-Nord +8,4%; al Sud: + 7%. Nel Centro-Nord tirano soprattutto i macchinari, al Sud la spesa in costruzioni, comprese le opere pubbliche. Nel 2022, l’espansione del Pil dovrebbe risultare meno accentuata pur rimanendo su tassi comunque elevati: +4% nella media nazionale. Nel complesso, il risultato del 2022 risente di una minore crescita dell’export e di una politica economica relativamente meno espansiva. Su scala territoriale, il Centro-Nord dovrebbe far registrare un progresso del 4,3% e il Sud del 3,2%».

La dinamica del Pil

Il consuntivo di oltre un ventennio di sviluppo debole e disuguale del nostro Paese è evidente se analizziamo la dinamica del Pil tra il 2000 e il 2022 stimato dalla Svimez: il livello del Pil del Centro-Nord nel 2022 risulta, in valori reali, superiore di circa 7 punti al valore del 2000, mentre risulterebbe nel Mezzogiorno ancora inferiore di quasi 8 punti. La Svimez valuta che l’insieme delle misure di contrasto alla pandemia definite nel 2021 e la quota del Pnrr che si stima possa essere attivata nel biennio contribuiscano alla crescita cumulata del Pil nel biennio 2021/22 per il 4,1% nel Sud e per il 3,7% nel Centro-Nord (3,8% in Italia). Un differenziale a favore del Sud che non compensa la più debole dinamica tendenziale del Mezzogiorno, che resta insufficiente a garantire un sentiero di convergenza almeno nel biennio oggetto di valutazione.


Nel Pnrr la quota di risorse destinate al Sud è del 40%, circa 82 dei 206 “territorializzabili” dei complessivi 222 miliardi complessivi. Ma la Svimez insiste nel sottolineare che «una distribuzione territoriale delle risorse più favorevole al Mezzogiorno, e più coerente con l’obiettivo europeo della coesione territoriale (pari al 50%), non solo avrebbe l’effetto di incrementare significativamente la crescita del Pil meridionale e di attivare un ulteriore incremento di posti di lavoro, ma determinerebbe anche una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale». E a proposito di allocazione delle risorse si aggiunge che «il Pnrr prevede che circa 182 miliardi finanzino nuovi progetti e circa 53 miliardi progetti già finanziati». Ma non è nota la ripartizione territoriale di queste due voci.

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