Sud, misura a rischio flop tra lavoro nero e carovita

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Lunedì 4 Marzo 2019, 13:12
La macchina che porterà dritta al Reddito di cittadinanza sta scaldando i motori e da mercoledì sarà pronta a partire, ma i dubbi sulla sua efficienza e sulla sua efficacia sono tanti. Soprattutto, nel Mezzogiorno, restano infatti aperti una serie di nodi che potrebbero rendere inefficace la misura, se non provocare addirittura gli effetti contrari, risultare cioè un boomerang. Infatti al Sud il successo del reddito si incrocia con due fattori paralleli, ma non per questo non correlati: l'entità, alta del sussidio, e la capacità del sistema imprenditoriale meridionale di assorbire mano d'opera in un'area - quella meridionale appunto - dove 1,3 milioni di persone ha un reddito inferiore alla soglia di povertà.
Nei giorni scorsi Confindustria ha lanciato l'allarme che il sussidio, con i suoi 780 euro massimi, è troppo alto rispetto agli stipendi degli under30 nel Meridione: qui la media - ha calcolato viale dell'Astronomia - è di 740 euro al mese, quindi 40 euro in meno rispetto all'assegno del reddito. Parliamo di 9.360 euro all'anno in un quadrante del Paese dove il reddito medio più alto è quello della Basilicata (17.273 euro), seguito da quello del Molise (16.675 euro) e dalla Sardegna (16.321 euro), mentre in Campania siamo sotto i 16mila euro.
Per la cronaca, a pochissimi andrà la cifra piena dei 780 euro, ma c'è il timore, non soltanto tra gli imprenditori, che molti lavoratori dell'area sfruttando il basso costo della vita preferiscano vivere con il solo sussidio oppure mantenere un lavoro nero, approfittando dei limiti nel sistema dei controlli o della difficoltà dei centri per l'impiego. Un timore rafforzato dopo che un emendamento al Decretone passato in Senato ha previsto che il beneficiario del reddito può rifiutare una proposta di lavoro, se questa non gli garantisce uno stipendio di almeno 858 euro al mese.
Poi c'è da fare i conti con il grado di occupabilità dei percettori del reddito. Le imprese del Sud hanno bisogno di personale altamente qualificato per conquistare nuovi mercati: non a caso le offerte più remunerative riguardano la ricerca di sistemisti, di ingegneri e tecnici specializzati. Gli iscritti al reddito, invece, sono personale dequalificato, che quando lavora guadagna bassissime paghe e ha un livello di istruzione che non va oltre la scuola dell'obbligo. Senza contare che in moltissimi casi non ha conoscenze informatiche ed è disoccupata da anni, quindi ha bisogno di essere formata in maniera profonda per affrontare le nuove sfide del lavoro.
Su spinta del ministro del Sud Barbara Lezzi, il governo ha previsto che le aziende che reclutano percettori del reddito nel Mezzogiorno possano sommare sia la decontribuzione sui nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato prevista in Finanziaria sia un credito d'imposta, pari ai mesi di sussidio non utilizzati dal disoccupato. Parliamo di uno sconto che può superare i 14mila euro all'anno. Ma per le imprese non è sufficiente. Sempre Confindustria, durante le audizioni sul provvedimento in Senato, ha segnalato che «la fruizione degli sgravi contributivi viene calcolata su base mensile e, quindi, non consente di conguagliare, a differenza del meccanismo generalmente seguito per gli sgravi antecedenti, l'eventuale eccedenza con i contributi dovuti nel mese successivo alla fruizione». Dunque, «costituisce un ulteriore limite all'effettiva attrattività dell'incentivo stesso».
Tornando alla misura contro la povertà, vale la pena ricordare che la platea dei potenziali aventi diritto al reddito di cittadinanza assorbirebbe il 30% dei contribuenti italiani, perché in Italia 1 su 3 dichiara meno di 10mila euro l'anno, con un imponibile medio di 4.707 euro. Se poi si guarda al Sud, la percentuale sale al 40%. La Puglia al 39,8%. La stima è della Uil, che poi denuncia il paradosso più amaro: a parità di reddito, un lavoratore dipendente o un titolare di partita Iva start up intascherebbe una somma inferiore rispetto al percettore di reddito di cittadinanza, in quanto, con lo stesso importo, dovrà pagare le tasse. Una di quantità e una di equità. Il sindacato guidato da Carmelo Barbagallo solleva, dunque, due questioni cruciali in prossimità della fase di avvio del nuovo strumento pensato dal Governo per contrastare la povertà e favorire l'inserimento lavorativo e le sottopone soprattutto all'attenzione del Governo, allegando la seguente proposta: «Innalzare al soglia della No tax area fino a 9.360 euro, in modo tale che chi guadagna lo stesso importo del Reddito di Cittadinanza abbia la stessa imposizione fiscale».
Re.At.
 
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