Cinque mosse, così la mafia gioca d'anticipo sulla società

Cinque mosse, così la mafia gioca d'anticipo sulla società
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 19 Gennaio 2020, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 19:31
Ci sono almeno cinque elementi che riportano la Puglia in primo piano sotto il profilo dell'emergenza criminale, al di là del riacutizzarsi del fenomeno malavitoso su, a Foggia, pervasivo e virulento, e dell'ultimo aggiornamento della lista dei Consigli comunali sciolti per sospette infiltrazioni mafiose giù, nel Salento, circostanze - va da sé - tutt'altro che secondarie. Cinque questioni rintracciabili nell'ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia e che attraversano la regione da nord a sud, in lungo e in largo. Primo, la svolta molto grey (non certo green) dell'economia; secondo, la saldatura est-ovest sugli stupefacenti (sempre più tossici); terzo, le infiltrazioni negli enti pubblici; quarto, l'incalzare delle giovani leve; quinto, il ruolo delle donne (in posizione tutt'altro che subordinata). Sullo sfondo, contesti allarmanti di degrado sociale dove il concetto di legalità cede il passo a una evidente mal sopportazione della legge e dei suoi rappresentanti. Il che la dice lunga sul punto di attacco, se e quando si metteranno da parte le sciabolate su inasprimenti di pena e durata indefinita dei processi. La mafia resta pur sempre, innanzitutto, una degenerazione del tessuto sociale.

L'ultima relazione della Dia va letta in controluce, oltre gli indubbi successi e l'emergenza di fenomeni vecchi e nuovi, per individuare le linee evolutive della criminalità organizzata, in Italia nel suo insieme e per ciascuna area regionale nel dettaglio. Sei mesi sono uno spaccato sufficiente per aggiornare e contestualizzare la presenza malavitosa, e quello dedicato ai clan pugliesi è uno dei capitoli di approfondimento del lavoro dell'Antimafia investigativa, che alle parabole e agli affari delle consorterie delinquenziali dedica quasi settecento pagine di analisi. In Puglia - è la visione d'insieme tenuto conto della tripartizione tra mafia foggiana, criminalità barese e Sacra corona unita - a forme più strutturate di alleanze e confederazioni criminali si contrappongono storici antagonismi capaci di sfociare in drammatiche fratture. Il lavoro di contenimento da parte della magistratura e delle forze dell'ordine è stato ed è notevole. Ma c'è ancora molto da fare, e questo - dopo quarant'anni di una storia criminale tutto sommato giovane - spiega molto dei punti deboli della controffensiva. In questo scenario, allora, i cinque elementi.

Il primo, il lato opaco dell'economia. Il ruolo chiave è nella posizione geografica della Puglia, con quasi 350 chilometri di costa che guardano a est. È qui, in direzione Albania, che si gioca gran parte del mercato europeo della droga, rifornito soprattutto dalla marijuana prodotta al di là dell'Adriatico. Un circuito che rimpingua i forzieri della criminalità e alimenta una spirale perversa: oltremare, i proventi vengono in parte riciclati nello sviluppo di asset strategici come edilizia e turismo, in diretta competizione con i mercati italiani, e in parte impiegati per l'acquisto di considerevoli partite di eroina (dalle raffinerie asiatiche) e di cocaina (dai narcos colombiani), che producono ulteriore utile; in Puglia, il lato opaco dell'imprenditoria (la grey area indicata dalla Dia) viene esaltato dalla possibilità di reinvestire i tesori illeciti proprio in Albania, complice una legislazione non particolarmente stringente tra commercio, artigianato, servizi e industria.

Il secondo, la saldatura di interessi sugli stupefacenti. La stratificazione geografica dei flussi di droga rinsalda i rapporti tra organizzazioni criminali, creando aree di compenetrazione. Detto dell'est, uno sguardo va rivolto anche a ovest. Spesso gli affari sono condotti in stretto legame con la ndrangheta, ad oggi la più potente organizzazione mafiosa al mondo, impegnata lungo il canale iberico nell'approvvigionamento di cocaina e hashish: una catena di trasmissione che porta ad accentuare contatti e collegamenti, con riflesso diretto sulla pericolosità delle organizzazioni pugliesi, coinvolte secondo criteri di pari dignità nel ruolo chiave di crocevia. Tornando a est, non secondario il richiamo della Dia sulla pericolosità (non solo criminale e sociale) delle droghe: la sostanza stupefacente sequestrata è risultata altamente tossica a causa dei trattamenti chimici con l'uso di fitofarmaci effettuati in Albania. Ma la saldatura, a voler allargare l'orizzonte, riguarda anche altri settori, a cominciare da gioco d'azzardo e scommesse on line. Tenere a mente anche questo.

Il terzo, le infiltrazioni criminali nel tessuto economico, politico e istituzionale. Qui entra in ballo la nuova modalità operativa della criminalità organizzata, messo da parte quando possibile il ricorso alla violenza e all'intimidazione: la corruzione. La mancanza di selezione della classe politica, anche a livello locale, nella prematura estinzione dei corpi intermedi, favorisce la permeabilità di àmbiti che dovrebbero restare intangibili, se la parola ha un senso. Diverse inchieste - scrive la Dia - avrebbero dimostrato l'esistenza di relazioni più o meno dirette tra esponenti della criminalità, imprenditori e amministratori locali o dipendenti di enti pubblici, finalizzate a favorire gli interessi delle cosche nell'aggiudicazione di appalti e commesse pubbliche o semplicemente nella gestione di esercizi commerciali utilizzati per il riciclaggio. Al momento, sono dieci le amministrazioni comunali sciolte con provvedimento del presidente della Repubblica: Scorrano è solo l'ultima in ordine di tempo; ma prima, per restare alle più recenti sforbiciate, è toccato a Carmiano, Surbo, Sogliano, Parabita, Manduria, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e Valenzano. A riprova, le interdittive antimafia che iniziano a fioccare a carico di imprese e società. Tutte le sfumature di grigio, nessuna esclusa.

Il quarto: l'iniziazione di ragazzi in ascesa, armati e spregiudicati (e non di rado incensurati). Il precoce inserimento nelle organizzazioni - spiega la Dia - è dovuto ai legami familiari ed alla necessità di sostituire nella gerarchia criminale i congiunti detenuti. Il baby-padrino di Taranto, i giovani d'onore a Bari, le rappresaglie a Brindisi, il network tra criminalità organizzata e quella comune a Lecce, uno stesso filo conduttore. Diverse, invece, le dinamiche a Foggia, provincia martoriata: armi ed esplosivi scatenano violenza e instillano omertà, mentre i legami familistici rendono chiusi quegli apparati criminali, con una lenta evoluzione dall'instabilità della camorra campana, cui sono legati dall'origine, verso assetti più consolidati e stabili, modello ndrangheta. L'assoggettamento del tessuto socio-economico - conclude la Dia - è il risultato della consapevolezza che la mafia di quella provincia è spietata e punisce pesantemente chi si ribella. Basta rileggere le cronache più recenti.

Infine, il quinto elemento: la pedagogia nera, fattore imprescindibile se il contesto familiare è pervaso da autentica cultura criminale. Qui il ruolo decisivo lo giocano le donne, non più chiamate - come agli esordi - a trasmettere solo gli ordini dei boss in carcere con sfoglie e pizzini ma ormai inserite stabilmente in ruoli apicali nella gestione degli affari. Alle donne del clan compete la perpetuazione dell'imprinting mafioso quando in ballo ci sono i (dis)valori di prevaricazione, potere, omertà, vendetta e codice d'onore. La malavita è sempre al passo con i tempi, si direbbe. E non di rado li precorre. Ma così la mafia difficilmente avrà una fine se la lotta dovesse risolversi sempre e comunque in un'infinita rincorsa.


 
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