Stangata su derrate, materie prime e bollette: trema l'agricoltura

Stangata su derrate, materie prime e bollette: trema l'agricoltura
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 11 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:26

Sui consumatori rischia di abbattersi una stangata d’autunno, con conseguenze negative per le tasche delle famiglie ed effetti depressivi sui consumi. Alla base del trend al rialzo dei prezzi ci sono non solo i maggiori costi delle materie prime, ma anche le speculazioni che si registrano nei mercati all’ingrosso e che hanno effetti diretti sui consumatori finali. Un quadro allarmante - perché, in presenza di forti rincari dei prezzi, i consumatori reagiranno riducendo i consumi - confermato ieri anche dall’Istat, che ha ripreso le preoccupazioni del Codacons. Di pari passo con gli aumenti in agricoltura anche la crescita dei prezzi delle bollette energetiche, che ad ottobre potrebbero subire maxi-aumenti a causa dei rincari delle materie prime, con una maggiore spesa per l’energia pari a oltre 200 euro a famiglia su base annua.

IL CARO-PREZZI
Come segnalato dalla Cia Puglia già alla fine di agosto, i primi a scontare il caro-prezzi sono stati proprio gli agricoltori, considerato che i prezzi delle materie utilizzati per le loro produzioni sono aumentati dal 25% al 50%. «Si tratta di un incremento di costi che, purtroppo, erode alla base gran parte della redditività sia per le aziende zootecniche, che in questo momento sono le più penalizzate, sia per le imprese agricole più in generale» ha sottolineato più volte il presidente di Cia Puglia, Raffaele Carrabba, a commento del quadro della situazione costi di produzione, con il latte che ha il prezzo in rialzo, ma senza adeguamento ai produttori nei contratti di fornitura; grano e pomodoro sotto “illusione ottica”; stagione uva e olivicola piena di incognite; prime vendemmie con rese inferiori del 15-20%, sebbene la qualità sia eccellente.

I PANIFICATORI
È di ieri pure l’appello dei panificatori sull’impennata della semola di grano duro, aumentata, a loro dire, più del 100%.

Inevitabile, a cascata, un ritocco sul costo di pane e pasta, che andrà a pesare sulle famiglie, soprattutto quelle che avvertono maggiormente gli effetti della crisi economica, di almeno 50 centesimi al chilo. Da qui la denuncia, per voce del vicepresidente nazionale dei panificatori, il leccese Franco Muci, sulle speculazioni in atto: «È assolutamente necessario intensificare la sorveglianza per evitare comportamenti speculativi e attivare iniziative di contenimento dei prezzi». 

IL LATTE
Dal grano al latte, il copione è sempre lo stesso. «Sono aumentati in maniera vertiginosa i prezzi dei mangimi», spiega Felice Ardito, presidente di Cia Levante. «Le aziende zootecniche hanno pagato a caro prezzo sia le ondate di freddo anomalo nelle gelate dei mesi scorsi, sia le temperature di fuoco degli ultimi tre mesi, con costi di produzione che si sono impennati per il maggior consumo di energia elettrica e approvvigionamento idrico», aggiunge Benedetto Accogli, presidente di Cia Salento. 
Con i prezzi delle materie prime agricole alle stelle è diventato economicamente insostenibile per gli allevatori alimentare gli animali. Per l’Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici «c’è il rischio che il forte aumento delle quotazioni delle materie prime crei un cortocircuito per la zootecnia italiana che vede i costi di produzione superare nettamente i prezzi di vendita di carni, latte, uova e pesce». Secondo le ultime stime l’indice dei prezzi dei prodotti alimentari continua a crescere ininterrottamente. Rispetto al 2020 l’aumento è di circa il 26% con rincari che toccano, come si è detto, anche materie prime necessarie all’alimentazione animale come il mais (+ 66,7%) e la soia, che è la principale fonte proteica per l’alimentazione animale. Secondo i dati Crefis, la soia segna addirittura un aumento di circa il 50%.
Come se non bastasse, dopo lo stop dovuto alla pandemia, si è verificata anche una vera e propria impennata dei costi energetici, della plastica, un aumento considerevole dei prezzi per i trasporti, una difficoltà crescente per reperire manodopera. Sui rincari giocano un ruolo importante anche gli aumenti delle bollette energetiche, che pesano enormemente sui produttori. Da settembre 2020 ad oggi, il prezzo del gasolio è cresciuto del 25%. Nello stesso periodo, i produttori hanno dovuto impiegare quantità crescenti di gasolio per fare fronte a una lunga serie di emergenze dovute a calamità ed eventi atmosferici avversi. Sono aumentati anche i prezzi delle attrezzature e quelli dell’energia elettrica (+25% negli ultimi 12 mesi). Difficoltà che le aziende zootecniche e quelle agricole stanno affrontando da mesi e che hanno riguardato tutti i settori del comparto primario, compreso quello ortofrutticolo.

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