Sondaggio Swg sulle trivelle; restano le incognite ma il SI al 78%

Sondaggio Swg sulle trivelle; restano le incognite ma il SI al 78%
di Nicola Quaranta
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Martedì 8 Marzo 2016, 06:26 - Ultimo aggiornamento: 19:02
Le ricerche petrolifere in mare non piacciono agli italiani. Il messaggio appare chiaro. Ma se tanta contrarietà spingerà almeno il 50 per cento degli italiani alle urne il 17 aprile prossimo resta una gigantesca incognita. Ma per il comitato del SI al referendum contro le trivelle i dati di un sondaggio eseguito da Swg rappresenta comunque un buon punto di partenza: «Un terzo degli italiani sembra intenzionato ad andare a votare». La quota d’ipotetica partecipazione rilevata non mette al riparo alcun risultato.
Non dà la garanzia del quorum, ma non fa nemmeno dormire sonni tranquilli agli avversari della consultazione.

È quanto si legge nell'analisi dedicata al referendum della prossima primavera. Secondo il 52% del campione intervistato, la qualità ambientale in Italia è seriamente minacciata. Non solo, il 64% degli italiani pensa che la tutela dell'ambiente sia una necessità (per il 22% è un valore). Prima nota dolente per il governo: il 56% del campione ritiene sbagliata l'idea di trivellare il mare per trovare il petrolio (giusta per il 37%). Per quanto riguarda il referendum del 17 aprile, solo il 22% del campione afferma di essere ben informato sulla consultazione popolare. Il 40% ne ha sentito vagamente parlare, mentre ben il 38% non sa nulla del referendum. E monta la protesta: «La Rai ha il dovere di informare», attacca Nicola Frantoianni (Sinistra Italiana). Ma tra chi ha le idee già chiare, non c'è partita: il 78% degli intervistati propensi a votare al referendum si dichiara a favore del sì contro il 22% per il no. 
«Il sondaggio conferma la volontà degli italiani di osteggiare l'attività delle trivelle estrattive in mare e soprattutto che bisogna prestare attenzione all'ambiente": è il commento del coordinatore del comitato “Stop alle trivelle”, Piero Lacorazza (presidente del Consiglio regionale della Basilicata), che ieri, insieme ai rappresentanti delle altre regioni referendarie, ha presentato alla Camera il referendum abrogativo: «Il 17 aprile è importante votare SI al referendum per dire un secco no alle trivelle entro le 12 miglia. Il referendum ha un valore politico per mettere gli italiani in condizione di scegliere, dopo la Conferenza di Parigi, quale politica energetica adottare». 

E con il fronte del NO è già polemica: «Il referendum non metterà a rischio nessun posto di lavoro. Anche per questa ragione - ha aggiunto - faccio un appello ai parlamentari per chiedere di promuovere il referendum e mandare i cittadini alle urne». Inoltre, Lacorazza ha osservato che, fino alla nuova costituzione, «l'energia è materia concorrente tra Stato e Regioni». Aspetto quest'ultimo, rilanciato proprio alla vigilia del pronunciamento della Consulta sui due quesiti ancora pendenti: la Corte costituzionale, infatti, sarà chiamata domani ad esprimersi sul conflitto di attribuzione sollevato dalle sei Regioni referendarie.
Il governatore Michele Emiliano la guerra al petrolio l’ha lanciata anche sui social network: «Ferma le trivelle che inquinano il nostro mare, vota SI», il suo appello su twitter.
Sul tema, dunque, si consolida l'asse dei governatori: «Il referendum ha un significato politico sulla necessità di mettere fine alla possibilità di tornare indietro sulle politiche energetiche», ha sollecitato Gianfranco Ganau, presidente del consiglio regionale della Sardegna. Di minaccia all'economia turistica, parla invece il Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto: "Se non si fermano le trivellazioni in mare si corre il rischio di creare gravi problemi al turismo e alla pesca», ha osservato Ciambetti.
Concetti ribaditi anche dal presidente dell'assemblea regionale delle Marche, Antonio Mastrovincenzo: «La ricerca e l'estrazione di idrocarburi impattano pesantemente sulla fauna marina e l'ecosistema, con ricadute negative per l'ambiente, la pesca e l'economia legata al turismo e al mare». In Puglia, intanto, lo scontro è anche politico. Per i portavoce di Fratelli d'Italia-An di Puglia e Basilicata, Marcello Gemmato e Gianni Rosa, sulle trivellazioni «Renzi sta facendo il doppio gioco» In campo per il SI al referendum anche il consiglieri regionali del M5S: «Non fermerà lo sfruttamento petrolifero nei nostri mari, ma sarà sicuramente un “primo passo” verso l'obiettivo che ci siamo proposti di raggiungere: bloccare tutte le trivellazioni nel nostro mare».
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