I sindaci del Mezzogiorno scrivono a Meloni: «Ritiri il ddl Autonomia». La lettera

I sindaci del Mezzogiorno scrivono a Meloni: «Ritiri il ddl Autonomia». La lettera
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Venerdì 24 Marzo 2023, 05:00

Dopo il successo della manifestazione «Uniti e Uguali», organizzata a Napoli il 17 marzo scorso, per celebrare l’Unità d’Italia minacciata dall’autonomia differenziata, i sindaci del Sud Italia di “Rete Recovery Sud” vanno avanti e scrivono al premier Giorgia Meloni per chiedere il ritiro del ddl.
L’associazione ritiene che quello della scorsa settimana non sia che l’inizio di un percorso che debba portare «l’intero Paese a mobilitarsi contro una riforma che rischia di disgregare lo Stato e aumentare le già drammatiche diseguaglianze territoriali esistenti». «Sono in programma altre giornate di protesta - spiega il coordinatore Davide Carlucci - e stiamo valutando una nuova e più ampia mobilitazione a Roma, per la quale chiederemo il coinvolgimento di tutte le organizzazioni sindacali». È proprio a Meloni che la rete dei primi cittadini meridionali si è rivolta, con la consegna di una lettera - a lei diretta - da parte di una delegazione di sindaci, che l’hanno affidata al viceprefetto Vicario di Napoli, Gaetano Cupello. Della delegazione sono parte non solo il sindaco di Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci, coordinatore della Rete Recovery Sud, ma anche il sindaco di Corato, Corrado De Benedittis, e il sindaco di di Ruvo di Puglia, Pasquale Chieco. Hanno partecipato all’incontro anche Pino Aprile e Rossella Solombrino, del Movimento per l’equità territoriale. Nella lettera i sindaci parlano di «forti preoccupazioni sui rischi relativi alla tenuta dello Stato unitario, sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista economico e sociale».

«Già l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani - prosegue la missiva - con nota dell’1 marzo 2023 a firma del presidente Antonio Decaro, ha sottolineato la necessità che la previsione dell’articolo 116 vada letta ed attuata in piena sintonia e con riferimento agli articoli 114, 117, 118 e 119 della nostra Costituzione.

E questo implica, per ciò che riguarda i Comuni e le Città metropolitane, il pieno rispetto dell’autonomia e delle prerogative costituzionali di tali enti». «Appare più corretta, inoltre, in considerazione della disparità d’accesso della popolazione di alcune aree del Paese (il Mezzogiorno e alcune aree interne e periferiche del Centronord), parlare di “livelli uniformi delle prestazioni”, in modo da evitare che si cristallizzino diseguaglianze già esistenti, purtroppo in aumento. Chiediamo di tenere in maggiore considerazione i Comuni, che finora appaiono esclusi dai processi decisionali, e in particolare dei Comuni del Mezzogiorno e delle aree svantaggiate del Centronord che presentano problematiche e aspettative peculiari, che non sembrano essere state valutate in questa fase». 

L'appello al governo

E poi, un accorato appello dai territori sulle necessità più urgenti del Paese. «Dai nostri territori emerge, infine, un accorato appello affinché il Governo faccia una valutazione più organica delle necessità del Paese, tenendo presente l’ordine delle priorità e considerando i forti squilibri che si vanno accentuando, in ordine al diritto alle cure sanitarie (sempre a titolo esemplificativo: migliaia di minorenni sono costretti a curarsi in ospedali del centronord per carenze strutturali del Sistema Sanitario nel Sud), all’istruzione, al welfare, alla mobilità, alla sicurezza abitativa e al lavoro. Tali disparità richiedono una risposta che non può risolversi in una riforma che potrebbe portare all’accentuazione delle stesse».
 

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