Siccità e bombe d'acqua: miliardi di danni nei campi

Siccità e bombe d'acqua: miliardi di danni nei campi
di Giuseppe MARTELLA
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Giovedì 15 Dicembre 2022, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 09:05

Perdita di 130 milioni di quintali e danni complessivi per 2,6 miliardi di euro. Numeri catastrofici, che sono eredità degli eventi climatici estremi - tra siccità prolungata e bombe d'acqua - verificatisi in Puglia nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021: a denunciarli la Coldiretti regionale nel corso dell'incontro organizzato ieri a Bari da Asnacodi, l'Associazione nazionale dei consorzi di difesa, e Condifesa di Puglia, Basilicata, Calabria e Campania, in collaborazione con Regione e Ismea.

La tropicalizzazione del clima


La tropicalizzazione del clima è molto più di una tendenza, fenomeni tanto violenti e intensi quanto brevi, tornado, nubifragi, gelate, ma anche periodi di siccità estrema si susseguono sempre con maggiore frequenza, gli sbalzi termici e gli sfasamenti stagionali sono sempre più esasperati e a pagare il conto più salato è l'agricoltura, se è vero che soltanto il 2,6% del territorio agricolo regionale è assicurato contro le calamità naturali e quindi ammissibile a risarcimento.

I dati per provincia

Approfondendo la lettura dei dati su scala provinciale si vede che negli anni presi a riferimento è la provincia di Bari ad avere pagato il conto più salato con 33 milioni di quintali di prodotti dei campi andati perduti: di questi, 1,7 milioni assicurati e ristorati con risarcimenti pari a 1,2 milioni di euro erogati da Condifesa.

A seguire c'è Foggia e la sua provincia dove i quintali di prodotto perso sono stati pari a 27 milioni, per un ristoro complessivo di 22 milioni di euro. Una cifra importante dovuta al fatto che nel foggiano sono assicurati ben 86 milioni di quintali di produzione agricola. Completa il podio dei quintali di frutta e verdura finita al macero, la provincia di Brindisi con 23 milioni: a fronte di 8,5 milioni di quintali assicurati, i ristori si sono attestati a 6,6 milioni di euro. La classifica prosegue coi 20 milioni di quintali distrutti dagli eventi climatici estremi nel Tarantino, territorio nel quale sono assicurate produzione agricole per 6,7 milioni di quintali per un ammontare di rimborsi assicurativi di 7,8 milioni di euro. A chiudere il resoconto Lecce, prodotto andato perso per 15 milioni di quintali, assicurata per dieci milioni e rimborsata con 5,2 milioni di euro, e la Bat dove la produzione distrutta ammonta a 12 milioni di quintali, 6,6 quelli assicurati che hanno portato a un ristoro complessivo di due milioni di euro. Nel complesso ammonta dunque a quasi 120 milioni di quintali di produzione agricola assicurata per un totale di 44,8 milioni di euro erogati alle aziende agricole come ristoro da Condifesa. Che invece, come ricorda Coldiretti Puglia, nel 2021 ha assicurato un valore complessivo superiore ai 500 milioni di euro su oltre 60mila ettari di superficie agricola.

L'incontro a Bari


L'incontro barese è servito anche per presentare il nuovo Fondo Mutualistico Nazionale Agri Cat. A decorrere dal 2023, infatti, il sistema di gestione del rischio in agricoltura si avvarrà di questa copertura mutualistica di base, obbligatorio per tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti, contro i danni alle produzioni causati da eventi climatici avversi di natura catastrofale.
Coldiretti Puglia è tornata a chiedere la riduzione del consumo di terreno fertile: «Immediata deve essere l'approvazione della legge sulla Salvaguardia della destinazione agricola dei suoli, con l'obiettivo del saldo zero di consumo del suolo naturale entro il 2050. Per razionalizzare gli interventi è necessario un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree».
La chiosa di Coldiretti Puglia poggia su ulteriori proposte: «È indispensabile la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale. Serve, infine, rilanciare la zootecnia di montagna e delle aree interne, che permette a tali superfici di essere pascolate e mantenute».
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