«Sì a un governo col M5s» ma su Emiliano cala il gelo

«Sì a un governo col M5s» ma su Emiliano cala il gelo
di Francesco G.GIOFFREDI
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Sabato 24 Febbraio 2018, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 14:02
Era il giugno del 2015 quando Michele Emiliano, neo-eletto presidente della Regione, con marcato senso del coup de théâtre e con una certa e un po' irrituale insistenza offrì tre posti in giunta al Movimento cinque stelle. Il feeling, mai ripagato, con i pentastellati è del resto un grande classico della dialettica emilianiana che ieri il governatore ha tirato di nuovo a lucido, lanciando la proposta-provocazione: «Se il presidente Sergio Mattarella dovesse dare l'incarico a Luigi Di Maio, io farò ogni sforzo perché il Pd sostenga il M5s nella formazione del governo». A una settimana dal voto, non è proprio quello che si potrebbe definire uno spot per i democratici, oltretutto impegnati a marcare distanza e differenze di metodo, merito e approcci dai cinque stelle. Reazioni? Poche, e gelide: silenzi dai pentastellati, mugugni trattenuti a fatica tra i renziani, qualche dichiarazione affilata (per esempio da parte di Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico non iscritto però al Pd), strategia dell'invisibilità praticata dalla segreteria nazionale Pd. Il senso è il seguente, al quartier generale renziano: sarebbe da pazzi, ora, alimentare polemiche interne, meglio ignorare la provocazione.
Ma tant'è. Emiliano ne ha parlato in una intervista a Telenorba: «Se il Pd non dovesse essere il primo partito - aggiunge - e l'incarico dovesse essere dato al M5s, e ad altre ipotesi non voglio pensare, siccome sarà un governo di emergenza perché nessuno avrà la maggioranza assoluta, bisognerà far in modo che il gruppo che riceverà l'incarico poi possa formare un governo». L'impressione è che Emiliano stia già apparecchiando a Renzi il percorso di guerra per il post 4 marzo: «Se il Pd perderà le elezioni, tutto ciò che fino ad oggi in qualche modo è stato perdonato al segretario del Pd dovrà trovare una sintesi politica diversa. Per essere più chiari: non è che possiamo andare avanti così. In qualsiasi altro Paese dopo la sconfitta referendaria, lui si sarebbe dovuto mettere da parte e noi avremmo avuto davanti una nuova storia, da costruire in maniera diversa, ad esempio riaprendo alla ricostituzione dell'unità del centrosinistra, alle grandi politiche ambientali, a nuove regole sul lavoro, alla decarbonizzazione, al rinforzo del reddito di dignità. Il Pd ha freddamente governato questo Paese e ha fatto gravi errori. Noi in Puglia dobbiamo resistere perché il Pd pugliese con i suoi parlamentari potrà aiutare il Pd nazionale a cambiare e a uscire dal renzismo. Questa è la mia prospettiva politica e mi auguro sia la prospettiva di tutto il Pd». «Ho l'impressione che se gli italiani in questo momento potessero pensare al futuro del Pd con una guida diversa da Renzi, prenderemmo qualche punto in più alle elezioni. Otterremmo qualche punto in più se Renzi indicasse già adesso Gentiloni».
A replicare a Emiliano ci pensa Calenda, tranciante: «Sostengo appassionatamente la coalizione di centrosinistra andando in giro a spiegare che abbiamo bisogno di una classe dirigente seria. Ma ogni volta che vedo una dichiarazione di Michele Emiliano la determinazione vacilla. Non comprendo cosa c'entri con il Pd». «Il Pd - aggiunge Federico Massa, deputato uscente dem - non ha mai nemmeno preso in considerazione l'ipotesi formulata da Emiliano. Solo pensarlo sarebbe la fine del Pd, e infatti non lo pensa nessuno». La sferzata è anche degli alleati del Pd: «Il centrosinistra, quello vero, è fatto da persone come Carlo Calenda, Emma Bonino e Paolo Gentiloni, e questo sarebbe già sufficiente a tranquillizzarci rispetto all'ipotesi di un centrosinistra a sostegno di un governo guidato dal M5s», affermano Giordano Masini e Ilaria Donario, candidati al Senato in Puglia con +Europa. «Abbiamo fondato +Europa tracciando una linea invalicabile tra noi e la demagogia populista ed etno-nazionalista di Salvini e Di Maio e abbiamo riconosciuto nel Pd (quello vero) l'alleato naturale con cui combattere». Così invece Pietro Grasso, leader Leu: «Abbiamo la presunzione di potere far sì che tutti gli elettori del M5s, che sono di sinistra, possano tornare alla casa madre, perché il Movimento ha delle aperture più verso destra».
A difendere Emiliano c'è al momento il solo Francesco Boccia, capolista Pd alla Camera nel Salento: «Non capisco cosa ci sia di eretico nelle dichiarazioni di Emiliano. Vorrei, invece, che i benpensanti della politica da salotto mi spiegassero perché l'ipotesi di un accordo con il centrodestra non è uno scandalo ma diventa un'eresia dire di sfidare il M5S sui nostri stessi temi».
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