Scuole, piovono le richieste di frequenza dalle famiglie: fino al 40%. I dirigenti: «Ancora una volta tutto scaricato su di noi»

Scuole, piovono le richieste di frequenza dalle famiglie: fino al 40%. I dirigenti: «Ancora una volta tutto scaricato su di noi»
di Maria Claudia MINERVA
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 22:16 - Ultimo aggiornamento: 23:06

Il clima di confusione e disorientamento registrato ieri, primo giorno di entrata in vigore dell’ultima ordinanza di Emiliano, non permette di avere ancora numeri certi su quanti studenti continueranno le lezioni in presenza. Bisognerà accontentarsi delle stime: da un primo esame delle richieste inviate dalle famiglie la percentuale potrebbe oscillare dal 10 al 25%, con punte del 40% soprattutto negli istituti comprensivi dove frequentano i bimbi della scuola della materna, finora esclusi da tutti gli altri dispositivi, perché non era mai stata messa in discussione l’assenza dei più piccoli dalle classi. Stavolta, invece, il provvedimento riguarda le scuole di ogni ordine e grado.

I problemi dei genitori sono molteplici: c’è chi lavora e non può prendersi giorni di permesso, chi ha problemi di connessione, chi non riesce a stare dietro ai figli che studiano a distanza. Molte le famiglie, anche di insegnanti, che non sanno a quale santo votarsi perché non hanno nessuno a cui affidare i propri figli. «Non possiamo nemmeno lasciarli ai nonni, perché gli anziani vanno giustamente protetti» ripetono i genitori. Tanti sono anche arrabbiati per il balletto di ordinanze che hanno aperto e chiuso, «come si apre e si chiude una porta» tuonano alcune mamme protagoniste dei flash mob organizzati ieri. Così si moltiplicano le richieste ai dirigenti scolastici in cui viene chiesta la didattica in presenza in virtù di quelle che nell’ordinanza regionale vengono chiamate “ragioni non diversamente affrontabili”, tra cui anche la mancata connessione. Appunto. «Purtroppo non è semplice accontentare tutti - «ammette la preside Rosetta Carlino del comprensivo Cappuccini di Brindisi - da un primo esame le richieste di frequenza in presenza oscillano tra il 10 e il 20%. Il numero più consistente riguarda la scuola dell’infanzia, mentre per la media quasi nessuno ha chiesto lezioni in presenza».

«Da noi ci sono i ragazzi che sono venuti per i laboratori - spiega la preside Chiara Vantaggiato del Salvemini di Alessano - e anche i Bes.

Per tutti gli altri stiamo facendo consigli di classe per capire quali criteri applicare nel caso in cui dovessimo avere richieste che superano la quota del 50% ammessa per la presenza in classe. Naturalmente siamo attenti ad evitare che ci siano problemi di sovraffollamento, perché si sta creando una discriminazione tra i docenti che restano a casa e quelli che, invece, sono costretti a venire».

Molte le scuole che ieri si sono affidate ai collegi docenti e ai consigli di istituto per stabilire i criteri di ammissione alla didattica in presenza. «Ci sono molte lamentele da parte delle famiglie - fa sapere il preside del comprensivo Casale di Brindisi, Fausto Luigi Melissano - ma bisogna fare delle scelte e ancora una volta la responsabilità ricade sulla scuola. Tra l’altro abbiamo anche il problema del personale che domenica ha fatto il vaccino e ha avuto la febbre o ha accusato dolori per cui sono rimasti a casa. Insomma problemi su problemi». Intanto, alcune scuole anche oggi continueranno con tutti gli studenti in Dad per avere un altro giorno di tempo e riorganizzare tutto il sistema, che continua a gravare enormemente su tutto il personale della scuola, ormai stremato.

Lo sa bene l’assessore regionale all’Istruzione, Sebastiano Leo, che in queste ore ha scritto una lettera ai dirigenti scolastici di tutta la Puglia, in cui spiega la genesi dell’ultima ordinanza. «Non mi sfugge che negli ultimi mesi la vita scolastica è scandita da provvedimenti governativi e regionali che si susseguono con stringente scadenza - si legge nella missiva - Non sono, credetemi, esito di una malcelata schizofrenia, sono frutto del tentativo di trovare una soluzione a un’equazione forse impossibile, che soddisfi tanto la tutela del diritto alla salute, quanto il diritto all’istruzione».

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