Quarantena solo per i vicini di banco e ridotta a cinque giorni? Perplessi i dirigenti scolastici pugliesi: «Si tratta di un periodo di tempo molto breve, sicuri che basti a scongiurare ulteriori contagi?» rispondono all’unisono, preoccupati per le nuove regole già al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico. L’ipotesi è di ridurre i giorni di quarantena per i contatti dei positivi dagli attuali 7 a 5 giorni se vaccinati, ma soprattutto di limitare la platea di studenti obbligati a restare a casa in Dad. Oggi la regola generale prevede che tutta la classe resti a casa, anche se alcune Regioni stanno scegliendo soluzioni fai da te.
I presidi: regole uniformi
Del resto, se il punto fermo è fare in modo di non chiudere più intere scuole, o Regioni, come lo scorso autunno, con i primi contagi in classe sono già emerse le differenze a livello territoriale. Tanto che, a dieci giorni dall’avvio dell’anno scolastico, i presidi sollecitano un’uniformità a livello nazionale, per evitare, appunto, difformità tra scuole, province e regioni. Nella maggior parte dei casi viene messa in quarantena tutta la classe e viene fatto il tampone dopo 7 giorni ai vaccinati, dopo 10 ai non vaccinati. Ma ora le regole potrebbero cambiare, con la riduzione del tempo da trascorrere in quarantena. Ma i presidi non sono molto convinti di questa soluzione che sarà sperimentata nel Lazio per poi farla diventare un modello da replicare su base nazionale. «A me sembra un’ipotesi irrealizzabile, innanzitutto perché non sappiamo se i ragazzi sono vaccinati o meno - afferma il presidente di Anp (Associazione nazionale presidi) Puglia, Roberto Romito -, quindi come si fa a dire che la quarantena è ridotta a cinque giorni nelle classi di vaccinati se non sappiamo, ripeto, se e quanti studenti si siano vaccinati. Per cui mi sembra che si tratti di cose che appartengono al vorrei ma non posso, quindi a mio avviso non si concretizzeranno. Il Cts deve dirci il periodo giusto di quarantena e sta a casa tutta la classe, certe differenziazioni sono ingestibili».
Il modello che potrebbe essere adottato molto presto è quello delle “bolle” usate in aereo: se c’è un positivo vanno in quarantena i passeggeri nelle due file dietro, davanti, e di lato rispetto al caso. Lo stesso meccanismo potrebbe essere applicato nelle scuole, sostituendo alle file i banchi.
«In ogni caso, cinque giorni mi sembrano pochi - sottolinea la dirigente scolastica del liceo “Fermi Monticelli” di Brindisi, Stefania Metrangolo -, nei mesi scorsi abbiamo visto che la positività può riscontrarsi anche dopo 10/11 giorni dal contatto con il positivo. Per il compagno di banco posso solo dire che date le disposizioni Covid non esistono compagni di banco, i banchi sono singoli, in tutte le scuole credo, possiamo solo avere compagni più o meno “prossimi”; non so, dovremmo forse calcolare di volta in volta a quanti centimetri sono? Mi sembra che si stia giocando un po’ troppo al ribasso - conclude la preside - e un po’ troppo presto, prima ancora di avere un tempo adeguato di frequenza che possa essere statisticamente rilevante».
Eppure sulla necessità di riflettere sulla riduzione della quarantena si dice convinto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa perché, dice, «l’obiettivo è proseguire l’anno in presenza». Il timore dei presidi è che la quarantena così ridotta possa non bastare a eliminare la contagiosità. «Il rischio concreto sarebbe poi ritrovarsi con tutta la classe positiva - dichiara la dirigente scolastica dell’Ites “Pitagora” di Taranto, Nadia Bonucci - considerato che noi non sappiamo chi tra gli studenti è vaccinato e chi no e nemmeno possiamo chiederlo.