Un anno di Covid: al Sud studenti in classe la metà dei giorni frequentati al Nord

Un anno di Covid: al Sud studenti in classe la metà dei giorni frequentati al Nord
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 4 Marzo 2021, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 12:38

È passato un anno dall'inizio della pandemia di Covid-19. Le conseguenze sono pesanti per tutti, ma chi sta pagando il prezzo più caro sono sicuramente gli studenti. «In 12 mesi le ripercussioni sull'istruzione dei bambini e degli adolescenti sono ben visibili: in tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell'anno scolastico medio globale che è di 190 giorni». È l'allarme lanciato da Save The Children, in uno studio che accende i fari sui rischi legati alla problematica, soprattutto nei territori con un'alta percentuale di dispersione.


In Italia l'analisi si concentra su 8 capoluoghi di provincia ed analizza i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. L'obiettivo è quello di fotografare la situazione di oggi, anche in vista di possibili nuovi provvedimenti che richiudano ancora le scuole. Dai risultati della ricerca emerge un dato fondamentale che mette in evidenza come il divario tra Nord e Sud riguardi anche la scuola. Per esempio, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell'infanzia a Bari hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Bari hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 30,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.


L'analisi sui capoluoghi esaminati evidenzia un'Italia a diverse velocità: l'andamento dei rischi di contagio e le differenti scelte amministrative hanno creato differenze tra le città italiane. Si stima che, in assenza di interventi, ci sarà una perdita di apprendimento equivalente a 0,6 anni di scuola e di un aumento del 25% della quota di bambini e bambine della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo di competenze. Queste perdite saranno maggiori per gli studenti che provengono da famiglie meno istruite; una conferma delle preoccupazioni legate all'iniquità delle conseguenze della pandemia. «Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato in Italia, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini, delle bambine e dei ragazzi - ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici.

Ora anche il numero di giorni in cui le scuole, dall'infanzia alle superiori, hanno garantito l'apertura nel corso della seconda ondata Covid mostra una fotografia dell'Italia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative».


In Puglia la percentuale di dispersione scolastica è alta e secondo i sindacati è cresciuta ancora di più negli ultimi mesi in cui, per via del balletto delle ordinanze regionali, è stata data facoltà di scelta ai genitori. «Laddove le famiglie sono fragili, nessuno ha seguito i figli in Dad». Intanto, secondo le nuove regole di Palazzo Chigi, che saranno in vigore da dopodomani, in Puglia - che è in fascia gialla - le lezioni dovrebbero essere in presenza in tutte le scuole. Ma per ora l'ultima ordinanza del governatore Michele Emiliano che prevede la didattica a distanza in tutti gli istituti della regione, al netto delle «situazione non diversamente affrontabili» resterà in vigore fino al 14 marzo, anche per concludere la vaccinazione del personale scolastico. Dopo si vedrà. Tutto dipende dai dati sui contagi. Ora come ora solo la provincia di Bari supera la soglia di 250 positivi ogni 100mila abitanti prevista dal Dpcm Draghi. Anche Taranto è borderline, ma tra dieci giorni - quando cioè scadrà il provvedimento regionale in vigore - i numeri potrebbero essere più bassi o magari più alti anche in altre province pugliesi.

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