Scuola, i bus dimezzati complicano i trasporti: «In Puglia, si spostano 740mila studenti. Così si rischia il caos»

Scuola, i bus dimezzati complicano i trasporti: «In Puglia, si spostano 740mila studenti. Così si rischia il caos»
di Paola COLACI
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Lunedì 24 Agosto 2020, 08:29

«Posti dimezzati a bordo di scuolabus e mezzi di trasporto pubblico: non sarà possibile garantire una mobilità efficiente ai cittadini. Si rischia il caos». Così, a poche settimane dalla riapertura di scuole e uffici in tutta Italia, le Regioni chiamano in causa il governo e il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Alla base delle richieste dei governatori c'è la possibilità di prevedere una serie di deroghe al Dpcm di agosto che conferma la maggior parte delle misure anti-contagio previste durante la Fase 2. A partire dalla riduzione del 50% dei posti a bordo di bus scolastici e mezzi di trasporto pubblico. Un obbligo che se rapportato all'esigenza di mobilità di 10 milioni di persone tra studenti, insegnanti e famiglie in tutta Italia e a una popolazione studentesca che solo in Puglia supera quota 740mila unità, rischia di determinare una vera e propria paralisi del sistema dei trasporti.

Da qui, dunque, la richiesta delle Regioni al governo di prevedere divisori in plexiglass ai lati delle sedute tra i passeggeri sui bus extraurbani e treni regionali affinché i mezzi possano tornare a viaggiare a pieno carico. Ma anche mascherine per tutti e turnazioni per gruppi scaglionati di alunni in orari diversi, che in alcuni casi potrebbero anche anticipare l'entrata o l'uscita da scuola. Istanze che saranno analizzate già nei prossimi giorni in sede di Conferenza Stato-Regioni proprio in vista della riapertura delle scuole già fissata in tutta Italia al 14 settembre. Ripresa dell'anno scolastico che in Puglia il governatore Michele Emiliano ha prorogato, invece, al 24 settembre. Ma tant'è.

«Il problema che stiamo affrontando con il Comitato tecnico scientifico coinvolge soprattutto lavoratori della scuola superiore e studenti - ha fatto sapere nei giorni scorsi il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli - Abbiamo già attivato l'analisi di alcune sperimentazioni, che consentano, con l'obbligo dell'uso della mascherina, di verificare se, oltre all'attuale riempimento con un metro di distanza, si possa aiutare il riempimento in particolar modo per i treni regionali, dei bus extra-urbani e delle metropolitane». Al momento, però, le misure previste dal Dpcm di agosto restano ancora valide.

Previsioni che consentono agli scuolabus di viaggiare con la capienza massima consentita: «Solo nel caso in cui la permanenza degli alunni non sia superiore ai 15 minuti - si legge - È inoltre consentita la deroga alla distanza di un metro nel caso in cui sia possibile l'allineamento verticale degli alunni su posti singoli e sia escluso il posizionamento cosiddetto faccia a faccia». In tutti gli altri casi, sottolinea il protocollo dovrà essere rispettata la distanza di un metro. E tutti gli studenti, a eccezione di quelli di età inferiore ai 6 anni e a coloro che presentano disabilità, dovranno indossare obbligatoriamente la mascherina al momento della salita sul mezzo.

Se si svuotano scuolabus e treni locali e regionali del 50%, tuttavia, secondo i governatori l'unica alternativa per garantire a studenti e pendolari un servizio di trasporto efficiente dovrebbe essere quella di raddoppiare i mezzi in circolazione e implementare le cose. Peccato, però, che le risorse destinate alla mobilità pubblica siano rimaste invariate. E al momento non sembra essere prevista alcuna implementazione. Dunque, che fare?
«A poche settimane dalla riapertura delle scuole, viviamo ancora una fase di incertezza assoluta - conferma le perplessità l'assessore regionale ai Trasporti Gianni Giannini - A partire dall'ipotesi di adottare il criterio della differenziazione degli orari di ingresso e uscita che ancora oggi resta una grande incognita.

Eppure individuare soluzioni utili a evitare la concentrazione a bordo dei mezzi pubblici di studenti, lavoratori e pendolari dovrebbe essere un tema fondamentale non solo in questa fase di emergenza sanitaria, ma anche in una prospettiva di gestione ordinaria della mobilità. L'incremento del numero dei bus e dei treni, per altro verso, significa incrementare la spesa del servizio. E non può essere un costo che va a incidere sui cittadini. Per questo auspichiamo risposte certe in tempi rapidi».

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