I napoletani di Puglia: «Pronti alla festa». Uomini delle istituzioni, tifosi e club: «Lontani, ma lo scudetto ormai è vicino»

Viaggio tra tifosi vip e club organizzati alla vigilia della partita che può significare il tricolore 33 anni dopo Maradona

I napoletani di Puglia: «Pronti alla festa». Uomini delle istituzioni, tifosi e club: «Lontani, ma lo scudetto ormai è vicino»
di Giuseppe ANDRIANI
6 Minuti di Lettura
Domenica 30 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:54

Aveva sicuramente ragione Lina Wertmuller, regista e scrittrice romana di Roma, quando diceva che Napoli non è un luogo fisico ma un posto dell’anima. Oggi agghindato a festa, per l’appuntamento con lo scudetto, che manca dal 1990. Per lo scudetto che torna al Sud, spesso “sventurata” terra di cui Napoli fu capitale, al di là della retorica borbonica. E al di là della retorica per cui, un tricolore sulla maglietta, nel gioco che è la cosa più importante tra le cose meno importanti, è simbolo di riscatto. Napoli è un luogo dell’anima che si frammenta e si ricompone, ovunque. Per chi è nato lì, per chi ci ha vissuto. E allora capita che la partita di oggi (Napoli-Salernitana, stadio Diego Armando Maradona, ore 15) sia un appuntamento anche in Puglia. Sarà aritmeticamente scudetto in caso di successo degli azzurri e mancata vittoria della Lazio a San Siro contro l’Inter (si gioca alle 12.30). 

Anche da questa parte del Sud, si attende pazientemente. È il caso dei napoletani che vivono in Puglia. È il caso dei tanti club sparsi per il territorio. A Lecce una parte delle istituzioni ha dna azzurro. Il rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, però ci tiene a precisare: «Intanto sono contento che abbia vinto il Lecce». E da geografo, mentre propone un gemellaggio, aggiunge: «Sono due città simili, perché sono due centri urbani cresciuti per fattori endogeni, non per immigrazione. Questo ha sviluppato un forte sento identitario».

Guarderà la partita con Claudio Scamardella, per oltre dieci anni direttore de Il Nuovo Quotidiano di Puglia.

Nessuno dei due lo dice in maniera aperta, riferiscono che si sentiranno in mattinata. Ma finirà così. Anche se non credono nella scaramanzia. «Però - chiude Pollice - credo nel merito e da napoletano dico che non dobbiamo perdere la meraviglia. Potremmo vincere uno scudetto dopo 33 anni, il fatto che arrivi con largo anticipo, non deve farci pensare che sia scontato».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Scamardella: «È la vittoria di De Laurentiis, ha avuto coraggio. Il Sud vince allontanandosi dagli stereotipi, vince con un imprenditore romano, per quanto legato a Napoli. Era solo questione di tempo, abbiamo capito ormai che questo scudetto sarà azzurro». Niente scaramanzia. Scamardella ha un pizzico di rammarico per il doppio confronto con il Milan in Champions. Ma sono lontani, adesso sì, i tempi della delusione per il gol di Zaza, vissuti in una redazione a forti tinte juventine. «Sono stato a Napoli, la città così agghindata è bellissima, non c’è un solo angolo che non parli di questo tricolore». Il pensiero, serio, va a chi non c’è più: «Penso a mio padre, a mio nonno, a chi mi ha portato al San Paolo. Penso a cosa avrebbero detto oggi».

Istituzioni leccesi a marchio azzurro. È tifosissimo Andrea Valentino, questore del capoluogo salentino. Era a Como, giovane funzionario di Polizia, nel 1990.

Sarà a Lecce, oggi. «Mi fa piacere poter vivere questo scudetto qui a Lecce. Sarà una grande emozione. La vedrò dove per caso ho iniziato a vedere le gare di questo campionato. Ho scoperto casualmente un avvocato tifoso del Napoli in provincia, ci siamo conosciuti e mi ha invitato tempo fa a vedere una partita. Il Napoli ha vinto e da allora quando posso ci vado sempre. E ci andrò anche questa volta, tenendomi in contatto con i miei due figli, che vivono a Milano e vedranno per la prima volta la propria squadra del cuore vincere uno scudetto».
Napoletani trapiantati in Puglia. Da Lecce a Napoli, per ora, non esiste neppure un treno diretto (bisogna fare un cambio a Caserta), ma il legame è forte, in tanti punti. Dal Salento parla Francesco Montervino, oggi diesse del Casarano, un tarantino che è stato capitano del Napoli.

«È la vittoria del gruppo, del coraggio, della gente, di un popolo super e di una tifoseria che non ha eguali nel mondo. E sono orgoglioso di aver indossato quella maglia e la fascia di capitano. Questo è uno scudetto che ha 19 anni di storia, e per me che sono stato uno dei primi tesserati dell’era DeLa, è un orgoglio. E un pezzettino ce lo sentiamo anche come fosse nostro». 

Istituzioni e tifosi

Personalità delle istituzioni, professori, semplici tifosi. Da Brindisi, da una città che oggi sogna la C con una partita in contemporanea (Brindisi-Cavese, ndr), racconta la sua passione Giuseppe Acierno: «Mio papà era tifoso del Napoli, la fede è nata così». Presidente del Distretto Tecnologico Aerospaziale Scarl, già consigliere d’amministrazione di Enav, dirigente di altissimo profilo, tifosissimo dei colori azzurri.

Guarderà la partita in famiglia: «Anche perché ho visto allo stadio le partite contro Lazio, Milan, Inter e Lecce. E non abbiamo mai vinto, meglio restare a casa». «La città è già impazzita, sembra - racconta Acierno - una festa 24 ore su 24». Brindisino di Erchie, ricorda un sindaco di Brindisi che oggi non c’è più: «Mimmo Mennitti, era anche lui tifoso del Napoli. Ne parlavamo spesso, ci confrontavamo. Chissà cosa avrebbe detto oggi».
Quando nel giugno del 1987, il Taranto giocò gli spareggi per la salvezza in B, al San Paolo, uno striscione dei tifosi rossoblù salutava il “Napoli campione d’Italia”. Simmetrie, evidenti. Il commissario Ricciardi, nato dalla penna di Maurizio De Giovanni, poi portato in tv dalla Rai, è ambientato a Napoli ma girato a Taranto. Sarà perché esistono, innegabilmente, dei punti di contatto nella conformazione urbanistica. E qui c’è un club, che conta un centinaio di tifosi, “Taranto azzurra, Napoli fans”. Hanno organizzato un corteo, se dovesse succedere oggi. «Aspettiamo l’evento - ci racconta Salvatore -, guarderemo insieme le due partite e poi capiremo cosa fare. La grande festa, però, sarà più in là».

E c’è anche chi andrà allo stadio: «Ci siamo organizzati, abbiamo la possibilità di una decina di biglietti per ogni partita e ci alterniamo. Gli altri restano in sede e vivono qui la gara». 
Taranto, Brindisi Lecce, Bari, che è legata addirittura dalla stessa proprietà. Con una forte rivalità. Qui il discorso, che tocca il pallone, è un po’ diverso. In provincia, però, c’è un club piuttosto attivo a Monopoli. Sono al San Paolo, da sempre, con uno striscione “Apulia Partenopea”. «Siamo circa un centinaio di persone, ci vediamo, usciamo, condividiamo questa grande passione», racconta Gennaro Cappitelli.

Il primo Napoli Club in Puglia è nato qui. «C’è gente che viene da Cerignola, un po’ da tutte le parti del tacco d’Italia. Anche per poter ospitare tutti abbiamo organizzato un grande evento il 18 giugno. Ma una festa così, è stata fatta ogni anno, anche quando le cose non giravano». 
Per rendere l’idea di cosa significhi uno scudetto a Napoli, fuori dalla logica del riscatto, del piccolo Sud che torna a vincere contro il vento del Nord (ma la citazione è di Franco Sensi, non di Aurelio De Laurentiis), basti pensare che nell’87, dopo il primo scudetto ai cancelli del cimitero apparse uno striscione: «E che ve site perso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA