Autonomia differenziata, parla la presidente Capone: «Scontiamo anni di tagli, così si aggravano i divari»

Autonomia differenziata, parla la presidente Capone: «Scontiamo anni di tagli, così si aggravano i divari»
di Paola ANCORA
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Sabato 11 Giugno 2022, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 16:25

Loredana Capone, lei è presidente del Consiglio regionale della Puglia. Cosa pensa del disegno di legge quadro della ministra Gelmini sull'autonomia differenziata? Qualcuno lo ha definito secessione dei ricchi.
«Mi pare un occhiolino strizzato a un alleato in prossimità delle elezioni per questioni tattiche, ma basta leggere la bozza per accorgersi che si contrappone ai principi fondamentali della nostra Costituzione, a partire dall'uguaglianza dei cittadini. Rischiamo di cristallizzare il divario attuale tra regioni più ricche e regioni più povere, aggravando i problemi di coesione sociale e territoriale che l'Italia purtroppo sconta. La bozza di Ddl, peraltro, si muove in contrasto con la strategia che l'Europa tracciato con la Next generation EU e contro il Pnrr. L'Europa ci dice che le risorse assegnate all'Italia servono a colmare un divario, tra Italia del Nord e Italia del Sud e tra l'Italia e gli altri Paesi europei e indica una strada ben precisa su cui intervenire: coesione sociale (giovani e donne) e coesione territoriale (Nord e Sud). L'impostazione data dalla ministra Gelmini nell'attuale bozza di legge quadro non può quindi funzionare, tanto più perché anticipa l'applicazione dell'Autonomia differenziata all'attuazione dei Lep, che invece resta la vera priorità, e poi perché si prevede che la ripartizione delle risorse sia determinata dall'ammontare della spesa storica. Che, detto in parole semplici, significa garantire il finanziamento dei servizi dove questi già ci sono».


I governatori delle Regioni del Nord che hanno chiesto l'autonomia - a partire da Luca Zaia - ritengono che questo Ddl non sia penalizzante, ma l'occasione per squadernare sprechi e mala gestio che hanno impedito la crescita del Mezzogiorno. C'è qualcosa di vero in questa affermazione: lei che vive e rappresenta la politica, condivide questa analisi e in che misura?
«Rispetto le posizioni dei governatori del Nord, ma mi sento altrettanto libera di non condividerle.

Da amministratrice di una Regione del Sud, che si è rimboccata le maniche e ha intercettato e speso meglio e più di tutte le altre le risorse europee, non posso accettare che, per motivare una scelta, si faccia ricorso al solito pregiudizio degli sprechi e della mala gestione. Le cose accadono né più né meno che in tutto il resto d'Italia. C'è molto da migliorare nella spesa pubblica, nella lotta alla corruzione e agli sprechi, ma bisogna farlo in tutta Italia, guardando a come la spesa pubblica sia stata utilizzata negli ultimi vent'anni che hanno visto una costante riduzione delle risorse al Sud a favore del Nord, senza mai intervenire a colmare il divario esistente e, anzi, premiando le regioni del Nord con maggiore spesa pubblica in infrastrutture e servizi, come testimonia il sistema dei Conti pubblici territoriali».


Alcuni esponenti del Pd hanno criticato il Ddl e il criterio della spesa storica che fino a oggi ha guidato il trasferimento delle risorse dallo Stato alle Regioni, ma la riforma Gelmini ricalca in buona parte quella predisposta dall'allora ministro Boccia, del Pd, e poi congelata per via della pandemia. Cosa ne pensa?
«Non è proprio così, il ministro Boccia, infatti, nella sua bozza di legge s'impegnava a definire i Livelli essenziali delle prestazioni, che la Costituzione attribuisce alla competenza dello Stato e che sono i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. In ogni caso anche quella bozza si presentava inadeguata. Sono i contenuti delle leggi a fare la differenza e già all'epoca espressi tutte le mie perplessità. Non è una competizione calcistica, qui si vince o si perde tutti insieme e, come diceva Gaetano Salvemini, noi non abbiamo bisogno di leggi che tutelino il Sud come luogo geografico, ma di leggi che garantiscano che tutti le bambine e i bambini del nostro Paese abbiano lo stesso diritto a scuole, ospedali e trasporti efficienti e persino alla tutela del paesaggio uguale dappertutto. L'Eurispes ha calcolato che in 17 anni sono stati sottratti al Sud 840 miliardi. Vi sembra possibile che il nostro Paese sia riuscito a farsi tanto male? E invece di coprire il divario che c'era lo ha sempre aumentato?».


Presidente, lei nasce come avvocato, si è formata nel diritto. Finiremo per avere un Paese con cittadini di serie A e cittadini di serie B? Nascere a Lecce o a Mantova potrà fare la differenza più di quanto non la faccia ora?
«Certamente, questa bozza infligge un duro colpo ai nostri costituenti, fin dall'articolo 3 della Costituzione che impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio del diritto all'uguaglianza. Nella mia esperienza amministrativa con le biblioteche di comunità, gli incentivi ai giovani e alle donne, alla cultura, alla ricerca e alle imprese, ho cercato di dare un contributo a ridurre le disuguaglianze, che il principio della spesa storica contenuto nella bozza invece acuisce. Mi chiedo: ma se la spesa storica non è riuscita in questi anni a ridurre il divario perché consacrarla ancora in una legge? Con quale obbiettivo? Per ridurre tutto il Sud in uno stato di povertà? Questa bozza non prevede neanche la previa approvazione dei Lep, in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione e si pone in contrasto con gli articoli 1 e 2».


Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato una guerra, senza esclusione di colpi se il ddl passasse in Aula. E ha chiesto un'analisi attenta e terza sui trasferimenti reali al Sud e al Nord. Condivide? Ne ha parlato con Emiliano?
«Condivido l'amarezza del presidente De Luca, ma non mi piace parlare di guerra. Piuttosto di coraggio e responsabilità: tutti i rappresentanti delle Regioni meridionali hanno l'obbligo morale e istituzionale di dimostrare che questa bozza non solo si pone contro gli interessi delle regioni del Sud, ma dell'intera Italia. Dobbiamo intenderci sulle priorità e costruire insieme, Stato e Regioni, un piano dei fabbisogni reali e un cronoprogramma con cui ci impegniamo a conseguirli, e il Pnrr è l'occasione giusta, nasce per questo. Il presidente Emiliano, come tutti noi, vuole solo il bene delle cittadine e dei cittadini. Una questione così strategica non può prescindere da una piena condivisione con il Parlamento, i territori, le parti sociali e le comunità. Sono certa che anche la ministra Carfagna, che ha così ben colto negli ultimi mesi le esigenze del nostro Sud, non potrà condividere la bozza di legge quadro della ministra Gelmini».


Pensa che il Consiglio regionale, che lei presiede, possa o debba assumere iniziative in tal senso, per far arrivare un messaggio a Roma?
«Da presidente del Consiglio regionale della Puglia porterò già la prossima settimana in conferenza dei capigruppo la questione per avviare una discussione con i parlamentari pugliesi e con il Governo».

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