Reparti svuotati di personale e attrezzature e posti letto tagliati negli ospedali più piccoli. Di contro, pronto soccorso e reparti spesso al collasso nei grandi presìdi sanitari di secondo livello. Le lacune assistenziali ipotizzate dopo l’approvazione del piano di riordino della rete ospedaliera del 2019 si sono concretizzate in un anno e mezzo di emergenza Covid. «La pandemia ha contribuito a porre l’accento sulla carenza di assistenza territoriale» ha “diagnosticato” nelle scorse ore l’assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco, puntando i riflettori sulla sanità pugliese. E i 631 milioni di euro previsti per la Puglia attraverso la “Missione 6” del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ora dovranno servire a riannodare i fili della rete di assistenza sui territori.
Gli ospedale declassati
A partire dagli ospedali pugliesi “declassati” a nosocomi di base nel 2019. «In Puglia puntiamo a costruire una sanità a chilometro zero» ha sottolineato nei giorni scorsi Lopalco.
L'elenco
L’ospedale “San Camillo de’ Lellis” a Manfredonia e il “Vittorio Emanuele II “ a Bisceglie, innanzitutto. Ma anche il “Don Tonino Bello” di Molfetta, il “San Giacomo” a Monopoli e il “Santa Maria degli Angeli” a Putignano. Un elenco del quale fanno parte anche il “Marianna Giannuzzi” a Manduria in provincia di Taranto, l’ospedale civile di Ostuni, nel Brindisino. Nel Salento, infine, gli interventi di riqualificazione potrebbero riguardare il “San Giuseppe” di Copertino e il “Santa Caterina Novella” di Galatina ma anche l’ospedale “Francesco Ferrari” di Casarano. Ma non è escluso che nell’elenco delle nuove strutture di comunità si inseriscano anche i presìdi di Nardò e Campi Salentina, nel nord Salento. Ma anche i nosocomi di Maglie, Poggiardo e Gagliano del Capo.
«La notizia dei 631 milioni di euro per la Puglia da spendere per l’ammodernamento della sanità rappresenta una opportunità imperdibile - sottolinea il vicepresidente del consiglio regionale Cristian Casili - Se ben utilizzate queste risorse, si potrà concretizzare una capillarizzazione dei servizi con un’assistenza sanitaria territoriale degna di una Regione importante come la Puglia. Il Salento ha la possibilità storica di veder finalmente riattivata quella rete di strutture ospedaliere già presenti sui territori e che nel tempo sono state fortemente ridimensionate scomparendo dai radar di una medicina del territorio capace di dare risposte ai cittadini. E penso agli ospedali di Nardò, di Campi Salentina, di Poggiardo e di Gagliano del Capo, giusto per citarne alcuni».