Sanità, il presidente della Puglia Emiliano attacca il Governo Meloni: «Il Fondo non copre i costi»

Sanità, il presidente della Puglia Emiliano attacca il Governo Meloni: «Il Fondo non copre i costi»
di Antonio BUCCI
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Giovedì 30 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:16

Michele Emiliano torna all’attacco e allarga il campo di battaglia: «L’aumento del finanziamento del Fondo sanitario nazionale non copre neanche l’inflazione, l’aumento dei costi di energia e dei contratti di lavoro che il governo stesso ha stipulato», fa i conti da Cellamare, inaugurando il presidio territoriale nel Barese, usato in pandemia come centro tamponi e per le vaccinazioni. 

La polemica


Da una parte, c’è il fronte aperto con l’esecutivo nazionale e la richiesta di una seduta monotematica del Consiglio regionale, che tenga dentro anche la contesa sui fondi di coesione. Dall’altra, il versante interno: il fuoco di fila di Azione ma anche la cura anti deficit imposta ai conti della sanità pugliese con l’obiettivo di riallinearli, come chiedono i ministeri a Finanze e Salute. Vuol dire niente assunzioni senza autorizzazione della Giunta, divieto di fare investimenti on le risorse del fondo sanitario, se non dal paniere Ue, niente beni o servizi tra i desiderata, al di fuori dei livelli essenziali di assistenza, e pure mobilità passiva sotto controllo. Insomma, non un commissario alle porte ma un colpo di freno già programmato: nella Capitale sono avvisati e, prima che la questione approdi nella massima assise, il governatore rilancia: «È come se, rispetto all’anno scorso o due anni fa, noi lavorassimo con un taglio profondo del finanziamento del fondo sanitario nazionale. Stiamo drenando dentro il sistema tutto il denaro possibile ma non è giusto sottrarre soldi ad altri impieghi per sostenere una sanità che dobbiamo finanziare in Puglia con meno soldi di quanti ne ricevano altre regioni», racconta. Il benchmark di riferimento resta l’Emilia Romagna, la distanza dalla quale vale 800 milioni di euro a parità di abitanti. Con almeno due variabili ulteriori: il rischio di sanzioni, se i moniti dovessero restare inascoltati, e pure il fattore demografico che gioca a sfavore. O a dirla in altri termini: «Siamo scesi sotto i quattro milioni di abitanti e ci hanno tolto altri 100 milioni di euro», riassume il capo della Giunta. 

Le critiche


A farne le spese potrebbero essere le leggi appena approvate dall’assemblea di via Gentile in fatto di screening extra Lea, bandiera del leader di Azione e presidente della commissione Bilancio, Fabiano Amati. Lo stesso che ora punta il dito anche contro le Asl: «Emiliano si guardi allo specchio per sapere da dove proviene gran parte del disavanzo e di chi è la colpa del taglio dei servizi per coprirlo. Viene in gran parte dalla farmaceutica ospedaliera, con una spesa superiore al tetto di circa 200 milioni per il 2022», attacca. È sua la firma in calce alla legge che prescrive la decadenza dei Dg, in caso di sforamento, e se la prende con la mancata applicazione della stessa da parte della Giunta: «Nella realtà, sono rimasti tutti al proprio posto e gli atti compiuti sono da considerarsi nulli», contesta. Secondo il pallottoliere del partito di Calenda, la maglia nera spetterebbe all’azienda sanitaria locale ionica, che manterrebbe lo scollamento più largo tra spese e tetto assegnato – del valore del 34,85% - seguita da quella brindisina, dal Policlinico di Foggia, dalle Asl di Bari e Lecce e dal Policlinico del capoluogo, mentre solo in coda si piazzerebbe la Asl della Bat. Il gradino più alto del podio per gli Ircss, invece, toccherebbe al “De Bellis” di Castellana Grotte con uno scostamento del 38,26%, seguito dal “Giovanni Paolo II” di Bari, pur con uno scostamento di 600mila euro su 16 milioni complessivi. «L’assessore Palese riprenda in mano la corretta conduzione del sistema sanitario regionale, iniziando con il riportare le Asl ad un governo condiviso, che superi l’attuale disordine gestionale e gli eccessi di autonomia», chiedono con Amati i colleghi Mennea e Clemente. Di certo c’è che il nodo non approderà in aula prima di due settimane, con la prossima seduta del Consiglio in calendario per il 18 aprile. 
Intanto, si allarga il perimetro di gioco: «Vent’anni fa, ci liberammo di Raffaele Fitto, perché non riusciva a spendere i fondi europei e della coesione.

Da quando ce ne siamo liberati, siamo la prima regione in Italia e tra le prime in Europa per spesa dei fondi europei. Da noi si dice “uccidete i vecchi perché sanno i fatti”», stuzzica Emiliano, ospite di La7. La “vertenza Puglia” aperta nell’ultimo vertice di maggioranza è appena cominciata.

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