Sanità in crisi, Monopoli (segretario Fimmg): «Basta scaricabarile: si dica ai cittadini che il sistema è in tilt»

Sanità in crisi, Monopoli (segretario Fimmg): «Basta scaricabarile: si dica ai cittadini che il sistema è in tilt»
di Paola ANCORA
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 17:00

«Mi faccia capire il direttore della Asl di Lecce quali sono le modalità di prenotazione delle prestazioni sanitarie sulle quali noi, secondo lui, dovremmo intervenire». Donato Monopoli, segretario pugliese della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale, risponde al telefono poco prima di cena: «Sto ancora lavorando - dice - e quando avrò finito, ho mille carte da compilare». Una sottolineatura carica di significato, giacché da più parti si è cercato, nel corso di questi mesi, di scaricare sui medici di base la responsabilità di più problemi: dalle errate prescrizioni che aggraverebbero le liste d'attesa all'intasamento dei Pronto soccorso.

Prenotare una prestazione può rivelarsi difficile. Il direttore generale Asl Lecce, Stefano Rossi suggerisce che i medici di base debbano «consigliare e affiancare i pazienti» in questo tipo di adempimenti. È d'accordo?
«Ma mica siamo il Cup. Noi facciamo la prescrizione, poi la struttura la sceglie il paziente. Le prestazioni possibili sono infinite e non sappiamo dove e quando ci sia disponibilità di attrezzature e di specialisti. Nei Cup, inoltre, forse dovrebbe esserci un medico per valutare le richieste, ma ormai i medici non ci sono più nemmeno nelle ambulanze. Noi abbiamo già un lavoro imponente e un carico burocratico enorme da assolvere, fra Asl, Regione e Distretti. Il nostro lavoro lo facciamo e, anzi, chiediamo a gran voce che il sistema venga sburocratizzato per poterci dedicare di più e meglio all'assistenza».
Ci fa qualche esempio di pratiche burocratiche che spettano al medico di base?
«Potrei fargliene infiniti. Iniziamo dai panni e finiamo ai presidi per diabetici. Ogni mese io devo compilare tutte le prescrizioni per i soggetti che utilizzano i panni o i cateteri. Con questi documenti, i pazienti devono poi andare al Distretto e farsi convalidare la prescrizione. Ogni presidio ha un codice, lo sa? E, per darle un altro dato, solo per i diabetici parliamo di 300mila piani terapeutici da rinnovare. A questo, aggiungiamo le richieste che arrivano dai singoli Distretti: ciascun Distretto ha una modulistica diversa, sempre cartacea. Allora io mi chiedo: giacché il 99% dei pazienti diabetici è stabile, è davvero necessario rinnovare il piano ogni anno? Non mi pare. Abbiamo avanzato queste proposte più e più volte».
E perché non vengono accolte?
«È una buona domanda. Abbiamo avuto oggi (ieri, ndr) un incontro con l'assessore alla Salute, Rocco Palese e il capo Dipartimento Vito Montanaro proprio per affrontare questi nodi. Sburocratizzazione è l'obiettivo».
Dottor Monopoli, da più parti vi accusano di essere diventati l'anello debole della catena: niente più visite domiciliari, poca clinica. Cosa risponde?
«Certe posizioni ci offendono. I medici di base forse non tornano a casa propria, ma a casa dei pazienti ci vanno. Ci possono essere dei casi, ma la stragrande maggioranza dei medici di base continua a fare molto di più di quello che prevedono contratti e convenzioni».
Prescrizioni sbagliate, poco accurate, aggraverebbero di molto le liste d'attesa. Anche in questo caso gli imputati siete voi medici di base che quelle prescrizioni le firmate. Vi sentite responsabili?
«Questo scaricabarile sul medico di base deve finire perché, da anni, le liste d'attesa sono sempre le stesse. Abbiamo un numero di medici sufficiente a rispondere a richieste? Quali sono le risposte che dobbiamo garantire? Per un intervento di rimozione della cataratta sul cristallino, che ho davanti in questo momento, la data disponibile per il ricovero programmato è il 6 giugno 2024. Manca una programmazione e sarebbe ora che, se non si può rispondere nei tempi previsti, si abbia il coraggio di dire ai cittadini che il sistema è congestionato».
In che cosa ritiene che si sbagli? Dov'è il cortocircuito, al netto delle carenze di personale?
«Un esempio per tutti.

Si deve avere, nei Cup, la possibilità di occupare i posti liberati dai pazienti che disdicono esami prenotati con ricetta breve anche con pazienti che attendono visite programmate. Altrimenti tutti dicono vai dal medico e fatti fare la ricetta breve. Serve buon senso».

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