«Sanità, si dica basta al civismo della clientela. La svolta? Servono coraggio e duro lavoro»: parla il dem Fabiano Amati

«Sanità, si dica basta al civismo della clientela. La svolta? Servono coraggio e duro lavoro»: parla il dem Fabiano Amati
di Paola ANCORA
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:22

«Palese che se la prende con tutti? È un modo per non guardare la trave nei propri occhi, per sembrare rivoluzionari, sì, ma in pantofole». Sferzante com’è nel suo carattere, Fabiano Amati - consigliere regionale del Pd e presidente della prima Commissione Bilancio e Programmazione - richiama l’amministrazione della Regione a un cambio di passo sulla sanità. «Non ci crede nessuno che la colpa di disservizi e ritardi sia dei direttori generali, degli ingegneri, dei geometri, dei medici. Quando ascolto questa narrazione epocale fatta dall’assessore Rocco Palese - commenta -, mi verrebbe sempre da rispondere: a che ora passiamo ai fatti concreti?».


Passiamo ai fatti consigliere. Di chi sono le responsabilità di una sanità che, troppo spesso, ancora oggi, arranca?
«I fatti? Il primo, eclatante, sono le liste d’attesa: i tempi sono disallineati rispetto a quelli delle prestazioni a pagamento, a parità di personale impiegato e ore lavorate. Cosa si dovrebbe fare? È scritto nelle norme: sospendere l’attività a pagamento, riallineare i tempi e ripartire. Perché non si fa? Chi lo deve fare? La Regione. Ma non lo fa. Il secondo fatto: le risorse stanziate ex articolo 20, dedicate all’edilizia sanitaria. Sono mesi che aspettiamo che la Giunta mandi a Roma l’ultimo accordo stralcio per utilizzare i 245 milioni del 2008. Denaro che, una volta impiegato, ci consentirebbe di spendere gli stanziamenti del 2019, pari a 270 milioni. Un mese fa dissero “lo facciamo subito”, ancora oggi non è stato fatto nulla». 


Se la Puglia è piantata con entrambi i piedi in questo pantano di inerzia, qualcosa andrà pur fatta. Perché non si rimuovono i vertici dell’amministrazione, se li si ritiene inefficienti? 
«Questo prevedono le leggi che ho proposto e sono state approvate in Consiglio regionale. Ed è responsabile chi quelle leggi deve farle eseguire. Ma lei lo sa che ci sono attese anche per la chirurgia oncologica? Perché non si dispongono prestazioni aggiuntive per gli anestesisti così da assicurare sedute di sala operatoria? Perché non vengono chiamate tutte le donne pugliesi allo screening del carcinoma mammario come prevede la legge? La norma è in vigore da febbraio e non si è mosso nulla. È più facile dare la colpa a Fitto, a Vendola, per nascondere le proprie responsabilità». 


Consigliere lei ormai da tempo parla come un componente della minoranza, lo sa?
«No, io parlo come un esponente di governo. Dico le cose dette in campagna elettorale, ma ora non le fanno. Mi ritengo la “vestale” del programma: individuo i problemi, suggerisco le soluzioni.

Non vorrei, tuttavia, restare l’unico al governo». 


Non teme che le sue critiche alla Giunta regionale - ormai quasi quotidiane - possano indebolire, depotenziare le sue proposte di consigliere di maggioranza? 
«Ma io non voglio restare nel piccolo cortile della ritorsione politica. Sulla diagnosi e terapia della Sma siamo stati la prima regione in Italia, un motivo di vanto per il presidente Emiliano: quella legge l’ho proposta io. Non avrebbe senso consumare una “vendetta” ai danni dei malati e delle malate di Puglia pur di ostacolare le mie buone idee e il mio lavoro. Difetterebbe di logica e sarebbe crudele. Se poi infastidisce il mio modo di operare, se ne facciano una ragione: io sono e agisco come amministratore pubblico». 


E cosa farebbe, lei, per rimettere la sanità sui binari dell’efficienza?
«Sul fronte delle liste d’attesa, bloccherei le attività a pagamento in caso di tempi disallineati, come prevede la legge e come prevedeva una mia vecchia proposta sabotata. Sbloccherei i cantieri degli ospedali, del San Cataldo a Taranto - dove vanno recuperati 105 milioni di euro, dai fondi ex articolo 20 - e il Monopoli-Fasano, per il quale sono stati concessi sette milioni aggiuntivi e sui quali ora indaga per fortuna la Corte dei Conti. Chiamerei i pugliesi agli screening tumorali, mammella, colon e collo utero. Se Palese facesse queste cose, che sono avviate, sarebbe già una rivoluzione. Ma c’è bisogno di coraggio, di olio di gomito e di mettere da parte il civismo della clientela, che non vuole dispiacere i garantiti per un grande progetto di potere, opportunista, trasformista e fine a se stesso. Ecco, su questo e sulle numerose opacità purtroppo emerse ammetto di essere obiettivamente all’opposizione, con grande fatica, incomprensioni e pure rovinando la mia carriera. Ma sono fatto così». 


Il capogruppo di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo ha proposto di potenziare le unità di controllo di gestione per impedire sprechi e ritardi. È d’accordo?
«Rabbrividisco al pensiero che si crei l’ennesimo organismo con dieci persone, pronte domani a formare un’altra lista civica di maggioranza. Siamo pieni di controlli, è la gestione quotidiana dei problemi a mancare. L’unica controllo di gestione che andava fatta era quello sulla spesa farmaceutica, che sottratte risorse dal bilancio autonomo per ripianare gli sprechi: è come togliere il pane dalla bocca delle persone. Il primo compito degli assessori regionali è quello di indirizzo e controllo: lo facessero, con concretezza e realismo, senza preoccuparsi soltanto di raggiungere obiettivi di potere. Si occupassero concretamente delle lacrime delle cose e delle persone e la smettessero di proporci i loro pianti con le lacrime altrui, solo per apparire rivoluzionari. In pantofole, ovviamente».

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